Marco Di Lauro (fotoreporter): differenze tra le versioni

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Di Lauro comincia la sua carriera di fotogiornalista occupandosi di problematiche sociali. Tra il 1990 e 1994 documenta l'infanzia violata in India e la povertà delle popolazioni andine in Perù. Nel frattempo però prosegue il suo apprendistato in Occidente, e segue le sfilate di moda, lavorando a Milano come assistente fotografo per Alfredo Albertone e a Parigi come photo-editor per l'agenzia Magnum.
 
“Ho bisogno di essere vicino alla persona che fotografo. Ho bisogno di sentire il suo
respiro, ciò che prova. Ho bisogno di condividere le sue emozioni...e se soffre, di
soffrire con lei”[1]
 
Nel 1997 ha inizio la sua attività nei teatri di guerra. Nel luglio di quell'anno, il fotoreporter parte per il Kosovo ed è uno dei pochissimi sul posto a documentare l'inizio della pulizia etnica. E' in questa occasione che l'Associated Press lo nota e lo chiama nel suo staff. Sempre per l'AP racconta il Giubileo del 2000 da Roma, dove si trasferisce e lavora come photo-editor per l'ufficio locale dell'agenzia americana.
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Dal settembre 2002 Marco Di Lauro lavora in esclusiva con l'agenzia americana Getty Images, per la quale segue il conflitto mediorientale lungo la Striscia di Gaza; passa quasi tutto il 2003 e il 2004 in Iraq, a documentare l'invasione americana e il dramma della popolazione irachena. Il suo scatto che ritrae i corpi dei Musulmani sciiti ritrovati nelle fosse comuni volute da Saddam Hussein e scoperte dagli americani nel maggio 2003, rimarrà per alcuni mesi all'ingresso del Pentagono, scelta insieme ad altre dal vice Segretario alla Difesa Paul Wolfowitz come simbolo della guerra in Iraq.
 
Risale invece al 2 marzo 2004 un altro incidente testimoniato da una sequenza di fotografie che faranno il giro del mondo: mentre è a Karbala, Di Lauro rimane coinvolto in una serie di esplosioni nel tentativo di raccontare un attentato-bomba avvenuto sotto i suoi occhi. Racconterà così in un'intervista l'episodio:
 
“Ricordo che ero in hotel quando sentii la prima esplosione in strada. Mi precipitai giù per le scale quando
udii una seconda esplosione, aprii la porta e una terzo scoppio mi fece saltare in aria. Ricordo che mi alzai
dopo un paio di secondi, ero completamente traumatizzato e coperto dal sangue delle vittime, presi d'istinto
la mia macchina fotografica e senza neanche guardare nell'obiettivo scattai 14 fotografie...c'era una donna
completamente coperta di sangue che teneva la mano a suo marito morente e il suo bambino già deceduto accanto
a lei...”[2]
 
=== I Lavori più recenti ===
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Dal 2004 il photoreporter lavora come embedded delle truppe inglesi e americane in Afghanistan; reportages come Casualties of the nameless (2007) che racconta le condizioni delle vittime civili delle Truppe NATO durante il conflitto, gli sono valsi numerosi premi e riconoscimenti internazionali.L'ultimo servizio in ordine di tempo è The flight of Angels (2009), sul lavoro svolto dal MERT (Mediacal Emergency Response Team) in Afghanistan per salvare i soldati feriti nel conflitto. E' di questi ultimi anni anche la collaborazione con alcuni dipartimenti delle Nazioni Unite. Nell'ottobre 2008 Angelina Jolie, ambasciatrice dell'UNHCR, l'Alto Commissariato per i Rifugiati dell'ONU, lo chiama per realizzare un libro fotografico in Afghanistan, i cui proventi saranno destinati a finanziare i progetti di cui l'attrice è testimonial. Nel 2009, invece,accompagna altri volti celebri, in qualità di ambasciatori UNICEF, nelle loro missioni in Africa. Per l'agenzia Getty Images ha anche coperto i terremoti de l'Aquila dell'aprile 2009 e quello dI Haiti del gennaio 2010.
 
"Come giornalista e come essere umani, soprattutto come essere umano, nato in un Occidente estremamente
confortevole, sento di dover testimoniare la vita delle persone che combattono quotidianamente per sopravvivere,
straziate da inutili guerre, carestie e problemi sociali. Per me è sempre un tentativo di catturare il lato sacro
della vita e il suo più profondo significato[3]
 
Il lavoro di Marco Di Lauro è apparso sino ad ora su Newsweek, Time Magazine, New York Times, Los Angeles Times, Chicago Tribune, Miami Herald, Washington Post, Fortune, The Times, USA Today, GQ, Vanity Fair, People, Outside Magazine, Irish times, , The Guardian, The Independent, The Daily Mail, Sunday Times Magazine, Telegraph, Mail on Sunday, Der Spiegel, Stern, Die Zeit, GEO, Paris Match, Le Monde, Nouvel Observateur, L'express, Liberation, Elle, Internazionale, Corriere della Sera, Repubblica, Panorama, L’espresso, Elmundo, El Pais.
 
 
“Alle volte mi sento come uno sciacallo che si nutre del dolore degli altri. Ma in realtà spero che raccontando
le storie di coloro che altrimenti non avrebbero voce, il mio lavoro possa servire da lezione, accrescendo la
consapevolezza di quelli che, seduti comodamente nelle loro poltrone nel resto del mondo, leggono tranquillamente
il giornale”.[4]
 
== Premi e Riconoscimenti ==
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== Note ==
 
[1]"I need to be close to the subjects I photograph. Some photographers are really good long lens photographers; I am not. I need to feel the breath of the subject I photograph, I need to feel what he feels, I need to go through his emotions and, if he is suffering, I need to suffer with him", cit. in Between Duty and Downtime : http://cpn.canon-europe.com/content/interviews/marco_di_lauro_2008.do
 
[2] “I remember I was in my hotel when I heard the first explosion down the road and I run the stairs of the hotel, I opened the door and I herd a second one and I run towards the explosion to photograph the victims, when a third explosion happened and the blast threw me away. I remeber I stand up few second after the explosion, and I was traumatized, completely covered of the bood of the victims and I took my camera as an istinct,without even watching into the camera and I took 14 frames...there was a woman, completely covered of blood,holding her husband dying and her child died next to her...” ,intervista video:http://www.photographersinconflict.com/videos/camera-down/
 
[3] "I feel as a photojournalist and as a human being, especially as a human being, who was born into an extremely comfortable western world environment that I have to document the life of people who struggle daily to survive being torn apart by useless wars, famine and social issues. For me it’s always an attempt to capture the sacred side of life and its deeper meaning." cit. in Between Duty and Downtime
 
[4] "There are times when I feel like a jackal feeding on the pain of others. Yet it is my hope that, by telling the stories of people who, quite often, might otherwise never be heard from, my work can serve as a lesson, heightening the awareness of those sitting comfortably in their chairs throughout the rest of the world, reading their newspapers." cit in To Die a your children wedding:http://www.digitaljournalist.org/issue0512/dis_dilauro.htmlGiornalisti italiani