Tempio malatestiano: differenze tra le versioni

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Tra il [[XIII secolo|Duecento]] e [[XIV secolo|Trecento]] furono aggiunte due nuove cappelle sul lato sud. Parte dei marmi per il lavori furono presi da rovine romane in [[Sant'Apollinare in Classe]] e da [[Fano]]. La chiesa, nonostante le dimensioni relativamente modeste, venne scelta come luogo di sepoltura della famiglia [[Malatesta]], venendo arricchita da altari e opere d'arte, alle quali fu chiamato a contribuire anche [[Giotto]].
 
Sotto la signoria di [[Sigismondo Pandolfo Malatesta]], venne deciso nel [[1447]] di sistemarvi una cappella funerariadedicata a San Sigismondo, santo dallo stesso nome, nonchè patrono del committente, affidando il progetto al veronese [[Matteo de' Pasti]].Il 31 ottobre di tal anno si benedice la posa della prima pietra. Fu solo negli anni immediatamente successivi, in seguito a una fortunata serie di vittorie e riconoscimenti, che il Malatesta decise di estendere il progetto a tutto l'edificio, trasformandolo in un monumento celebrativo di sé stesso e della sua casata<ref name="DVC94">De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 94.</ref>. Ebbe un ruolo nel mutato progetto probabilmente [[Leon Battista Alberti]], al quale venne poi affidato il progetto della sistemazione esterna, che comprendeva, secondo la testimonianza di una medaglia di Matteo de' Pasti del [[1450]], l'aggiunta di una rotonda all'estremità della chiesa, coperta da una [[cupola]] a imitazione di quella del [[Pantheon (Roma)|Pantheon]]. Se completata, la navata avrebbe allora assunto un ruolo di semplice accesso al maestoso edificio circolare, e sarebbe stato molto più evidente la funzione celebrativa dell'edificio, anche in rapporto allo ''skyline'' cittadino<ref name="DVC95">De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 95.</ref>.
 
[[File:Matteo de' pasti, medaglia tempio malatestiano.jpg|thumb|200px|left|La medaglia di Matteo de' Pasti]]
Durante i lavori, Sigismondo Malatesta entrò in contrasto con [[papa Pio II]] [[Piccolomini]] fin dalla sua elezione al soglio papale ([[1458]]), a tal punto da ricevere la scomunica nel [[1460]]. Sigismondo fu definitivamente sconfitto dalle truppe papali alleate con [[Federico da Montefeltro]] due anni dopo. Durante tale tormentato periodo i lavori proseguirono ma con una modifica sostanziale: egli volle infatti tale edificio unicamente come sepolcro suo, per la sua stirpe e per i dignitari a lui vicino, eliminando qualunque simbolo cristiano, cosa inaudita per quei tempi e praticamente unica in Italia. Nella struttura originaria non venne incredibilmente prevista una croce o un'effige di santo: da qui la denominazione ''Tempio''.
La quantità di riferimenti pagani è tale per cui Pio II riportò nei suoi Commentari: "Aedificavit tamen nobile templum Arimini in honorem divi Francisci; verum ita gentilibus operibus implevit ut non tam Christianorum quam Infidelium daemones templum esse videretur" (Costruì un nobile tempio a Rimini in onore di San Francesco; ma lo riempì di tante opere pagane che non sembra un tempio di cristiani ma di infedeli adoratori dei demoni). Tuttavia sarebbe riduttivo leggere il Tempio Malatestiano solo come sfida personale di un uomo, ma piuttosto come la manifestazione più alta e tipica di una cultura di tipo neoplatonico, intellettuale e raffinata, intenzionalmente lontana dalla realtà, non timorosa di esprimersi attraverso un idealistico paganesimo. [Roberto Valturio], membro di quella corte illuminata che circondava il Malatesta e che tanta parte ha avuto nella definizione del gusto e dei temi, ribadì che il piano iconografico del Tempio è ispirato alla filosofia, anzi "ai più riposti segreti della filosofia", e che solo i più esperti potevano penetrarne il significato.
 
La [[struttura]] progettata dall'Alberti non fu completata, in seguito al sopraggiungere della triste situazione economica per il Malatesta, che rese impossibile la fine dei lavori. Alla morte di Sigismondo tutte le fabbriche da lui avviate rimasero inesorabilmente interrotte.