Nome in codice NATO: differenze tra le versioni
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Il Dipartimento della Difesa degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] spesso impiegava i nomi in codice ASCC anche nell'ambito della [[NATO]].
L’assegnazione di nomi in codice si ricollega all’uso [[USA|statunitense]], durante la [[seconda guerra mondiale]], di assegnare soprannomi ai velivoli [[Giappone|giapponesi]]. Anche in questo caso la denominazione ufficiale era spesso sconosciuta, o se nota, poteva rappresentare difficoltà di pronuncia. Tipicamente come soprannomi ai velivoli, venivano utilizzati nomi di persona, come ad esempio <nowiki>'</nowiki>''Betty''<nowiki>'</nowiki> per il [[Mitsubishi G4M]].
Al termine della seconda guerra mondiale, con l’emergere dell’[[URSS]] come nuova forza nemica, l’[[United Stases Air Force|USAF]] iniziò ben presto a catalogare i nuovi velivoli sovietici. Si trattava della semplice assegnazione di un numero progressivo, man mano che venivano individuati nuovi velivoli. La catalogazione iniziò con la parata aerea di [[Tushino]], il [[18 agosto]] [[1946]], nonostante questa soluzione avesse poco o nulla di sistematico. Infatti un numero non consentiva di distinguere tra le diverse versioni di uno stesso velivolo, anzi lo stesso velivolo poteva essere identificato altre volte e quindi trovarsi assegnato più numeri. Il sistema venne quindi abbandonato e sostituito con una nuova convenzione gestita dal [[Air Standardization Coordinating Committee]], che utilizzava parole anziché numeri e consentiva una classificazione di massima del tipo di velivolo. A questa convenzione, prettamente aeronautica, si affiancarono via via altre designazioni in codice per i mezzi militari di oltrecortina, tutte quante indicate genericamente come ''nome in codice NATO''.
==Elenco dei nomi in codice==
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