Opinione: differenze tra le versioni

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==Filosofia cristiana==
Nell'età medioevale la fede (pistis) che era considerara da Platone come una forma dell'opinione <ref>Fabio Ruggiero, ''La follia dei cristiani: la reazione pagana al cristianesimo nei secoli I-V'', Città Nuova, 2002 p.122</ref> assume invece il valore di somma verità: «il solo bene che non è fallace e saldo è la fede in Dio.» <ref>[[Filone di Alessandria]], ''De Abrahamo'' 268 </ref>
 
Il mondo sensibile viene rivalutato dal pensiero cristiano come creazione di Dio che opera sempre per il bene e quindi anche l'opinione rivolta al mondo fenomenico assume valore positivo come tale da rivelare nella natura la manifestazione di Dio.
 
La tesi aristotelica della validità dell'opinione come premessa alla conoscenza scientifica viene ripresa da [[Roberto Grossatesta]] che nel suo Commentario ai Secondi Analitici distingue fra opinione, intelletto e scienza considerando la prima come l'accettazione di una verità contingente, materiale e mutevole, ma pur sempre un primo grado del conoscere portato a conclusione dall'intelletto, principio della scienza, una specie di vista intellettuale (visus mentalis) che opera tramite una luce spirituale (lumen spirituale).
 
==Pensiero moderno==