Francesco Petrarca: differenze tra le versioni
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</ref>. Malgrado le critiche di amici e nemici, che gli rimproveravano la scelta di mettersi al servizio di un signore che avrebbe presumibilmente limitato la sua libertà, collaborò con missioni e ambascerie (a [[Genova]], a [[Venezia]] e a [[Novara]], incontrò l'imperatore a Mantova e a [[Praga]]) all'intraprendente politica viscontea, cercando di indirizzarla verso la [[distensione]] e la [[pace]].
Nel giugno del [[1359]] per sfuggire la [[Peste nera|peste]] abbandonò Milano per Padova e poi ([[1362]]) per Venezia, dove la [[Repubblica di Venezia|Repubblica Veneta]] gli donò una casa in cambio della promessa di donazione, alla morte, della sua [[biblioteca]], che era allora certamente la più grande biblioteca privata d'Europa, alla città lagunare. Si tratta della prima testimonianza di un progetto di "bibliotheca
Da Arquà (dove l'aveva raggiunto la figlia Francesca assieme al marito Francescuolo da Brossano) si mosse di rado: una volta per sfuggire alla guerra scoppiata tra Padova e Venezia, un'altra per pronunciare una solenne orazione che ratificava la pace tra le due città venete. Tanto che rifiutò la nomina a diventare segretario papale ad Avignogne con la conseguente carica di cardinale.
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