Probabilismo: differenze tra le versioni

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{{C|Dubbia comprensibilità, numerosi typo|filosofia|dicembre 2009}}
Il termine '''probabilismo''' presenta storicamente tre attributi filosofici: 1) "gnoseologico", risalente al II secolo a.C.; 2) "etico" (o "morale) nel '600; 3) "ontico" (o " fisico" ) nel '900. Quest'ultimo si precisa poi in due ambiti specifici della fisica: 3a) quello della materia elementare subatomica di cui si occupa la [[meccanica quantistica]]; 3b) quello della materia macromoloecolaremacromolecolare in termini di [[complessità]].
 
==Probabilismo gnoseologico==
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==Probabilismo ontico==
Attualmente per probabilismo si intende correntemente ciò che concerne la sfera del "fisico", ovvero della ''materia'' nel suo ''essere'' soggetto alle leggi della fisica, quando è non-deterministico. Nella filosofia contemporanea il ''probabilismo ontico'' è l'indirizzo gnoeologicognoseologico-scientifico per il quale il carattere di probabilità viene riconosciuto ad un certo numero di settori del conoscere, soggetti a indeterminismo. Sistemi indeterministici sono in primo luogo tutti quelli biologici, ma anche molti tipi di sistemi fisici lo sono, sia di tipo semplice che complesso.
 
Tali sistemi vanno soggetti ad approcci conoscitivi che devono abbandonare l'idea delle possibilità di "definire" i loro caratteri dinamici, ma solo di accertarne l'evoluzione "probabile". Ciò avviene perché le variabili in gioco o sono instabili o sono in numero così elevato da rendere impossiblie districarne la complessità, ovvero gli intrichi causali che determinano una [[Non-linearità]] delle cause coinvolte nel sistema.
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[[Max Born]] già nel 1927 in ''Natural Philosophy Of Cause And Chance'' (Oxford: Clarendon Press, 1927), affermava: {{quote| Quando una teoria scientifica è saldamente stabilita e confermata, essa muta di carattere, ed entra a far parte del sostrato metafisico della sua epoca: la dottrina si trasforma così in un dogma. La verità è invece che nessuna dottrina scientifica possiede un valore che vada oltre quello probabilistico, ed essa è sempre suscettibile di venir modificata alla luce di nuove esperienze. | ''Filosofia naturale della causalità e del caso'', Torino, Boringhieri 1962, p.65 }}
 
Nel 1967 [[Richard Feynman]] in ''The Character of Physical Law'' (1964 Messenger Lectures; 1967 MIT Press) precisava megliodefiniva i termini del probabilismo ontico sostenendo:
 
{{quote| Non è la nostra ignoranza degli ingranaggi e delle complicazioni interne che fa apparire nella natura la probabilità, la quale sembra invece essere una caratteristica intrinseca di essa. Qualcuno ha espresso quest’idea così: ”La natura stessa non sa da che parte andrà l’elettrone.” Una volta un filosofo ha detto: “È necessario per l’esistenza stessa della scienza che le stesse condizioni producano sempre gli stessi risultati”. Bèh, non è vero. Anche quando le condizioni rimangono eguali, non si può predire dietro a quale foro si vedrà l’elettrone. Eppure la scienza, nonostante tutto, continua ad andare avanti, anche se le stesse condizioni non producono sempre gli stessi risultati. Certo, il fatto di non poter predire esattamente quello che succederà ci rende un po’ infelici. […] Quello che è necessario “per l’esistenza stessa della scienza” e quelle che sono le caratteristiche della natura non devono essere determinate da pretenziose condizioni aprioristiche, ma dal materiale con cui lavoriamo, cioè dalla natura. Noi guardiamo, vediamo, troviamo, e non possiamo decidere in precedenza quello che deve essere. Le possibilità più plausibili spesso risultano non essere vere. | ''La legge fisica'', Torino, Bollati Boringhieri 1993, pp.165-166. }}
 
Poche pagine più avanti Feynman precisava che il probabilismo non è solo nell’essere della materia subatomica in quanto tale, ma anche nell’approccio scientifico stesso ad essa:
 
{{quote| In genere, per cercare una nuova legge usiamo il seguente procedimento. Anzitutto tiriamo a indovinare la forma della legge e poi calcoliamo le conseguenze della nostra supposizione per vedere quello che ne deriverebbe se la legge che abbiamo cercato di indovinare fosse giusta. Poi confrontiamo il risultato del calcolo con la natura per mezzo di esperimenti, paragonandolo direttamente con l’osservazione e vediamo se funziona. Se non concorda con l’esperimento, allora la nostra legge è sbagliata, e in questa semplice affermazione sta la chiave della scienza. | ‘’Idem’’, pag.171 }}
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Murray Gell-Mann, lo scopritore dei quark nel 1964 (Premio Nobel 1969), in ''The Quark and the Jaguar'' sul fondamentale probabilismo della materia elementare dichiara:
 
{{quote| L’universo è «quantomeccanico»; ciò significa che, quand’anche conoscessimo il suo stato iniziale e le leggi fondamentali della materia, potremmo calcolare solo una serie di probabilità per le sue possibili storie.. | ''Il quark e il giaguaro'', Torino, Bollati Boringhieri 1996, p.44 }}
| ''Il quark e il giaguaro'', Torino, Bollati Boringhieri 1996, p.44 }}
 
Il probabilismo è totale nella regione delle particelle elementari (o sub-nucleare) e Gell-Mann, considerando i successivi dimezzamenti della radioattività del più comune isotopo del plutonio (il Pu 239), parlando di “totalità di direzioni di uscita dal nucleo ugualmente probabili”, precisa ancora in termini probabilistici:
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Prigogine scrive (con Isabelle Stengers) in ''La Nouvelle Alliance'' (1979):
{{quote| I processi di autoorganizzazione in condizioni di lontananza dall’equilibrio corrispondono a un delicato gioco tra caso e necessità. Ci aspettiamo che, in prossimità di una biforcazione, gli elementi casuali giochino un ruolo importante, mentre tra due biforcazioni siano gli aspetti deterministici a diventare dominanti. }} <ref>I.Prigogine – I. Stengers, La nuova alleanza. (Metamorfosi della scienza), Torino, Einaudi 1993, p.169</ref>
 
Prigogine in ''Les Lois du Cas'' si sofferma ancora sulla miscela probabilistica caso/necessità, notando:
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In ''La fine des certitudes'' (èd.Odile Jacob, Paris 1996) Prigogine precisa ancora meglio il suo probabilismo:
 
{{quote| La nozione di probabilità, introdotta empiricamente da Boltzmann, fu un atto di coraggio estremamente fecondo. A più di un secolo di distanza cominciamo a capire in che modo essa emerga attraverso l’instabilità: questa distrugge il livello individuale e quello statistico, e di conseguenza le probabilità vengono ad assumere un significato intrinseco, irriducibile a un’interpretazione in termini di ignoranza o di approssimazione }} <ref>I.Prigogine, La fine delle certezze, il tempo, il caos e le leggi della natura, Torino, Bollati-Boringhieri 2003, pp. 34-35</ref>
 
Dal momento che l’[[entropia]] è uno degli aspetti più rilevanti della complessità, e indirettamente del probabilismo, il fisico Lee Smolin così ne parla in ''The Life of the Cosmos'' (Oxford University Press 1997):