Trapianto di cuore: differenze tra le versioni
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===I pionieri italiani===
Il primo intervento di trapianto cardiaco in Italia fu eseguito il [[14 novembre]] [[1985]] a Padova, dall'équipe del professor [[Vincenzo Gallucci]], che lo eseguì con successo sul mestrino [[Ilario Lazzari]] (scomparso nel [[1992]]). Il donatore fu un ragazzo di 18 anni. Quattro giorni dopo, il [[18 novembre]] [[1985]], il ventenne Gianmarco Taricco, di Dogliani, in provincia di Cuneo, ottenne un cuore nuovo al [[Policlinico San Matteo]] di [[Pavia]]. L'intervento fu eseguito dall'équipe del professor [[Mario Viganò]]. Il donatore era un ragazzo di 14 anni. Il terzo trapianto fu eseguito a [[Bergamo]], il [[23 novembre]] [[1985]], dal professor [[Lucio Parenzan]], su Roberto Failoni, 48 anni, di Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo, (scomparso nel 1998). La donatrice era una ragazza di 19 anni. Nello stesso giorno furono eseguiti in Italia altri due trapianti cardiaci: a [[Udine]], dove l'équipe del professor [[Angelo Meriggi]] lo eseguì sul quarantottenne Valentino Rigo (scomparso il [[7 febbraio]] [[1986]]) e a Milano, dove il professor [[Alessandro Pellegrini]] lo eseguì sul quarantassettenne milanese Luigi Savaris. Nel [[1987]] è stato eseguito il primo trapianto eterotopico. Nello stesso anno è stato utilizzato per la prima volta un [[VAD]] (cuore artificiale) come ponte al trapianto (per una settimana). Nel [[1991]] sono stati eseguiti il primo trapianto da vivente (progetto Domino) ed il primo trapianto cuore-polmone in Italia. Nel [[2001]] è stato sperimentato per la prima volta un [[LVAD]] permanente in paziente con controindicazioni al trapianto. </br>
Il [[2 Ottobre]] [[2010]] il professor [[Antonio Amodeo]] all'ospedale Bambino Gesù di [[Roma]] riesce nel primo impianto di cuore artificiale ''permanente'' su una ragazzo di 15 anni, affetto da una malattia rara che impediva il trapianto di cuore, lasciandogli pochi mesi di vita. Il cuore artificiale è una pompa idraulica in [[titanio]] attivata elettricamente
L'infezione è la prima causa di fallimento delle soluzioni alternative al trapianto finora sperimentate nel mondo. Il cuore artificiale era una soluzione ponte, che poteva dare una sopravvivenza di pochi mesi, per chi rischiava di morire in attesa di organo. </br>
A questa prima generazione di protesi, ne seguì un'altra di protesi più leggere, durature nel tempo e causa di minori infezioni, prima di questo intervento impiantate solo su pazienti oltre i 70 anni di età, morti pochi anni dopo l'intervento (per infezioni o cause indipendenti dall'intervento), con l'impossibilità di testare sul campo, su pazienti giovani, le reali possibilità di tenuta di queste protesi. Questo intervento promette una durata del cuore artificiale di due decenni, e si stà lavorando a protesi più durature e di 100 grammi, impiantabili su pazienti ancora più giovani.
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