Domenico Pieratti: differenze tra le versioni
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Durante il rifacimento seicentesco di [[Palazzo Pitti]] e il suo grande giardino, Domenico fu impiegato per varie opere, una delle più celebri è certamente quella della ''Grotta del Mosè'' che si trova proprio in fondo al cortile del palazzo prospicente l'entrata del [[Giardino di Boboli]], in questa grotta (una delle tante che si trovano nelle ''Delizie medicee'') insieme ad opere di vari autori, al Pieratti sono attribuite le statue dello ''Zelo'' e dell'''Impero'', accanto a quelle della ''Carità'' di [[Agostino Bugiardini]] e la ''Legge'' di [[Antonio Novelli]].
Nella più celebre [[Fontana del Carciofo]] il Pieratti insieme al fratello e ad altri contribuì alla decorazione della fontana stessa con vari personaggi. Nei pressi della ''Fontana dell'Isolotto'', Emanuele Repetti nel suo ''Notizie e guida di Firenze e de' suoi contorni'' [[1844]] cita degli ''Amorini'' di mano del Pieratti e una terza versione dei ''Gladiatori'', dopo quella della Villa della Petraia e quella di Castello, e due sue statue, una di ''San Giovanni Evangelista'' nella [[Chiesa di San Marco (Firenze)|Chiesa di San Marco]].
Il Pieratti, ormai famoso fu chiamato a [[Roma]] dove lavorò per i [[Barberini]], si trova nel loro [[Palazzo Barberini|palazzo]] una scultura che rappresesnta ''Medea e i figli'' del [[1634]].
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