Utente:Franz van Lanzee/Sandbox 2: differenze tra le versioni
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Sul finire del [[1811]], l'[[Primo Impero francese|impero francese]] aveva ormai raggiunto la sua massima espansione: la Francia stessa si era ingrandita annettendosi i [[Paesi Bassi]], i paesi tedeschi affacciati sul [[Mare del Nord]], le regioni italiane corrispondenti agli attuali [[Piemonte]], [[Liguria]], [[Toscana]] e [[Lazio]], le [[Province illiriche]] e la regione spagnola della [[Catalogna]]. Il resto dell'Europa continentale era in un modo o nell'altro assoggettato alla Francia: la [[Danimarca]] era da tempo alleata dei francesi, il Ducato di Varsavia, la Confederazione del Reno e la [[Confederazione Elvetica]] erano fantocci controllati dal governo di Parigi, il [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] aveva come monarca lo stesso Napoleone, mentre il fratello Giuseppe ed il maresciallo Murat governavano rispettivamente sulla Spagna e sul [[Regno di Napoli]]; perfino l'Impero austriaco e la Prussia erano stati costretti a stipulare trattati di alleanza con la Francia, mentre in Svezia si era da poco insediato come Principe Ereditario l'ex maresciallo [[Jean-Baptiste Jules Bernadotte|Bernadotte]]. All'infuori del Regno Unito e dei suoi traballanti alleati iberici, l'unica potenza continentale rimasta a contrastare l'egemonia francese era rappresentata dall'Impero russo.
Dalla firma del trattato di Tilsit nel luglio del 1807, i rapporti tra i due imperi erano andati progressivamente deteriorandosi<ref name=Haythornthwaite-vol56>[[#Haythornthwaite2005|Haythornthwaite 2005]], vol. 56 pp. 3 - 10</ref>. Principali motivi d'attrito erano rappresentati dall'applicazione da parte della Russia delle disposizioni del blocco continentale, e dalle dispute sul Ducato di Varsavia<ref name=Haythornthwaite-vol56 />: l'introduzione del blocco aveva provocato una grave crisi economica in Russia, e di conseguenza la sua applicazione era andata progressivamente diminuendo; per quanto riguarda la questione della Polonia, l'esistenza di uno stato indipendente in una regione da tempo oggetto delle mire espansionistiche della Russia era vista come una provocazione dalla corte di [[San Pietroburgo]]. Ulteriori contrasti erano andati accumulandosi nel tempo: il tiepido appoggio dato dalla Russia alla Francia nella guerra del 1809, i contatti diplomatici avviati da Napoleone con l'Impero ottomano e l'occupazione francese del [[Oldenburg (stato)|Ducato di Olenburg]]<ref>Il cui sovrano era il cognato dello zar</ref>, non avevano fatto altro che far precipitare le relazioni tra le due nazioni ai minimi storici. Per la fine del 1811, Napoleone aveva ormai deciso di intraprendere una spedizione militare contro la Russia; un tentativo di mediazione in extremis, intrapreso nell'aprile del [[1812]], si risolse in un nulla di fatto per via delle richieste russe giudivate irricevibili dall'imperatore<ref name=Haythornthwaite-vol56 />. Per il maggio del 1812, le forze francesi ed alleate vennero ammassate in Polonia in vista della nuova campagna: in totale, Napoleone poteva disporre grosso modo di 675.000 uomini, 500.000 dei quali entrarono prima o poi in territorio russo (il resto rimase di guarnigione in Polonia o in Germania)<ref name=Haythornthwaite-vol56 /><ref>[[#Gerosa1995|Gerosa 1995]], p. 443, riporta un totale di 610.000 uomini schierati in Polonia, con altri 37.000 giunti a campagna iniziata</ref>; circa metà della fanteria ed un terzo della cavalleria non era di origine francese<ref name=Haythornthwaite-vol56 />: c'erano contingenti tedeschi e svizzeri, italiani e napoletani, spagnoli e portoghesi, e perfino truppe prussiane ed austriache. La dimensione stessa raggiunta dalla ''Grande Armée'' escludeva un controllo totale da parte dell'imperatore su di essa: Napoleone comandava solo il contingente principale, all'incirca 400.000 uomini, schierato al centro; il maresciallo [[Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald|Macdonald]] guidava un'armata franco-prussiana incaricata di proteggere l'ala sinistra del contingente principale, mentre l'ala destra era protetta dal Corpo Ausiliario austriaco del generale [[Karl Philipp Schwarzenberg|Schwarzenberg]], con altre truppe francesi in appoggio.
La sera del [[23 giugno]] [[1812]], l'avanguardia della colossale armata francese guadò il fiume [[Niemen]], dando così inizio alla [[campagna di Russia]]; in confronto alla ''Grande Armée'', le forze messe in campo dai russi erano inizialmente esigue, sebbene in rapido aumento: contrapposta all'armata principale di Napoleone vi era l'armata del generale [[Michael Andreas Barclay de Tolly|Barclay de Tolly]], ministro della guerra e comandante in capo delle forze russe, forte di circa 130.000 uomini, con una seconda armata di 48.000 uomini sotto il generale [[Pëtr Ivanovič Bagration|Bragation]] in appoggio poco più a nord<ref name=Haythornthwaite-vol55>[[#Haythornthwaite2005|Haythornthwaite 2005]], vol. 55 pp. 13 - 14</ref>; in aggiunta a queste forze, l'[[ammiraglio]] [[Pavel Vasilievič Čičagov]] stava raccogliendo altri 100.000 uomini nell'[[Ucraina]] meridonale, mentre altre truppe erano in via di formazione tra [[Riga]] e San Pietroburgo sotto il generale [[Peter Wittgenstein]]<ref name=Haythornthwaite-vol55 />. Vista la schiacciante inferiorità numerica, Barclay de Tolly e Bragation iniziarono una lenta ritirata verso est, facendo [[terra bruciata (guerra)|terra bruciata]] dei territori attraversati<ref>[[#Gerosa1995|Gerosa 1995]], p. 445</ref>; per almeno tre volte Napoleone cercò di aggirare una delle due armate russe per annientarla separatamente, ma tutte le volte i russi riuscirono a sottrarsi ripiegando verso est: a mano a mano che i francesi si spingevano in avanti all'inseguimento dei russi, la loro situazione logistica peggirava sempre di più, con numerosi soldati messi fuori combattimento dalle malattie e dalle marce massacranti. Seppur efficace, la strategia messa in atto da Barclay de Tolly attirò sul generale molte critiche, e questi si vide costretto a sospendere la ritirata per dare battaglia ai francesi<ref>[[#Haythornthwaite2005|Haythornthwaite 2005]], vol. 57 p. 9</ref>; le due armate si affrontarono il [[17 agosto]] nella [[battaglia di Smolensk]]: i francesi ottennero una vittoria, ma ancora una volta i russi si sottrassero all'annientamento con una veloce ritirata verso est. Con la stagione che iniziava ad essere troppo avanzata per poter portare avanti la campagna, Napoleone si vide davanti due linee d'azione<ref name=Haythornthwaite-vol58>[[#Haythornthwaite2005|Haythornthwaite 2005]], vol. 58 pp. 3 - 8</ref>: poteva trascorrere l'inverno a Smolensk, per riprendere i combattimenti con la bella stagione, ma ciò avrebbe obbligato l'imperatore a lasciare l'esercito ed a rientrare a Parigi per occuparsi delle questioni di governo, dando ai russi l'opportunità di attaccare la ''Grande Armée'' mentre lui era assente; in alternativa, poteva sfruttare gli ultimi giorni di bel tempo per portare avanti l'azione, marciando su [[Mosca]] e sperando che la caduta della città spingesse lo zar a chiedere la pace. Napoleone scelse questa seconda linea d'azione, anche se le truppe sotto il suo diretto comando cominciavano a diminuire: a causa delle perdite e della necessità di distaccare reparti per proteggere i territori conquistati, al momento della partenza da Smolensk il nucleo centrale della ''Grande Armée'' era ora ridotto a 156.000 uomini<ref name=Haythornthwaite-vol58 />.
Ormai sommerso dalle critiche dopo la sconfitta di Smolensk, Barclay de Tolly venne sollevato dal comando e rimpiazzato dall'anziano generale [[Michail Illarionovič Kutuzov|Kutuzov]], molto più ben visto dagli ambienti militari<ref name=Haythornthwaite-vol58 />. Kutuzov, le cui forze ammontavano ora a circa 120.000 uomini, avrebbe preferito proseguire nella tattica della ritirata davanti all'armata francese, ma venne convinto ad opporre resistenza all'invasore davanti Mosca; tra il [[5 settembre|5]] ed il [[7 settembre]], le due armate si affrontarono nella [[battaglia di Borodino]]: lo scontro, sanguinosissimo, venne vinto dai francesi, ma Kutuzov riuscì a sganciare il suo esercito ed a mantenerlo coeso. Il [[15 settembre]], le forze francesi fecero il loro ingresso a Mosca, semideserta dopo la fuga di gra parte della popolazione; poco dopo l'ingresso dei francesi, la città venne avvolta da numerosi incendi, che imperversarono fino al [[20 settembre]] distruggendo almeno tre quarti dell'area urbana<ref>[[#Haythornthwaite2005|Haythornthwaite 2005]], vol. 61 pp. 8 - 9. Se gli incendi furono provocati dai saccheggiatori francesi o da incendiari russi sguinzagliati dal sindaco [[Fyodor Rostopchin]], è ancora argomento controverso; in ogni caso, i russi avevano provveduto a rimuovere o distruggere tutti gli equipaggiamenti antincendio presenti in città.</ref>. Le forze di Napoleone trascorsero un mese accampate nella zona di Mosca, mentre l'imperatore avviava contatti diplomatici con lo zar al fine di pervenire ad un accordo;
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L'esercito russo utilizzò per quanto possibile la strategia della [[terra bruciata (guerra)|terra bruciata]] ritirandosi fino a fermarsi nella [[battaglia di Borodino]], il [[7 settembre]], che a causa della sua drammaticità li obbligò a lasciare libera la strada verso [[Mosca]], conquistata il [[14 settembre]]. Alessandro I rifiutò la resa e Napoleone, senza un chiaro segno di vittoria, si vide costretto a ritirarsi<ref name=napo2/> dopo che il governatore, principe [[Fyodor Rostopchin]], ordinò l'incendio totale della città. Così cominciò la disastrosa "[[Campagna di Russia#La ritirata|Gran ritirata]]", con 370.000 morti e 200.000 prigionieri. In novembre, rimanevano solo 27.000 soldati per attraversare il fiume [[Beresina]]. Napoleone lasciò il suo esercito per tornare a Parigi e preparare la difesa della Polonia dall'avanzata russa. La situazione non era così disperata come poteva sembrare all'inizio: i russi avevano perso 400.000 uomini, tuttavia avevano il vantaggio di alcune linee di rifornimento più vicine e potevano rinnovare le loro truppe con maggiore rapidità dei francesi.
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