Utente:Franz van Lanzee/Sandbox 2: differenze tra le versioni

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La sera del [[23 giugno]] [[1812]], l'avanguardia della colossale armata francese guadò il fiume [[Niemen]], dando così inizio alla [[campagna di Russia]]; in confronto alla ''Grande Armée'', le forze messe in campo dai russi erano inizialmente esigue, sebbene in rapido aumento: contrapposta all'armata principale di Napoleone vi era l'armata del generale [[Michael Andreas Barclay de Tolly|Barclay de Tolly]], ministro della guerra e comandante in capo delle forze russe, forte di circa 130.000 uomini, con una seconda armata di 48.000 uomini sotto il generale [[Pëtr Ivanovič Bagration|Bragation]] in appoggio poco più a nord<ref name=Haythornthwaite-vol55>[[#Haythornthwaite2005|Haythornthwaite 2005]], vol. 55 pp. 13 - 14</ref>; in aggiunta a queste forze, l'[[ammiraglio]] [[Pavel Vasilievič Čičagov]] stava raccogliendo altri 100.000 uomini nell'[[Ucraina]] meridonale, mentre altre truppe erano in via di formazione tra [[Riga]] e San Pietroburgo sotto il generale [[Peter Wittgenstein]]<ref name=Haythornthwaite-vol55 />. Vista la schiacciante inferiorità numerica, Barclay de Tolly e Bragation iniziarono una lenta ritirata verso est, facendo [[terra bruciata (guerra)|terra bruciata]] dei territori attraversati<ref>[[#Gerosa1995|Gerosa 1995]], p. 445</ref>; per almeno tre volte Napoleone cercò di aggirare una delle due armate russe per annientarla separatamente, ma tutte le volte i russi riuscirono a sottrarsi ripiegando verso est: a mano a mano che i francesi si spingevano in avanti all'inseguimento dei russi, la loro situazione logistica peggirava sempre di più, con numerosi soldati messi fuori combattimento dalle malattie e dalle marce massacranti. Seppur efficace, la strategia messa in atto da Barclay de Tolly attirò sul generale molte critiche, e questi si vide costretto a sospendere la ritirata per dare battaglia ai francesi<ref>[[#Haythornthwaite2005|Haythornthwaite 2005]], vol. 57 p. 9</ref>; le due armate si affrontarono il [[17 agosto]] nella [[battaglia di Smolensk]]: i francesi ottennero una vittoria, ma ancora una volta i russi si sottrassero all'annientamento con una veloce ritirata verso est. Con la stagione che iniziava ad essere troppo avanzata per poter portare avanti la campagna, Napoleone si vide davanti due linee d'azione<ref name=Haythornthwaite-vol58>[[#Haythornthwaite2005|Haythornthwaite 2005]], vol. 58 pp. 3 - 8</ref>: poteva trascorrere l'inverno a Smolensk, per riprendere i combattimenti con la bella stagione, ma ciò avrebbe obbligato l'imperatore a lasciare l'esercito ed a rientrare a Parigi per occuparsi delle questioni di governo, dando ai russi l'opportunità di attaccare la ''Grande Armée'' mentre lui era assente; in alternativa, poteva sfruttare gli ultimi giorni di bel tempo per portare avanti l'azione, marciando su [[Mosca]] e sperando che la caduta della città spingesse lo zar a chiedere la pace. Napoleone scelse questa seconda linea d'azione, anche se le truppe sotto il suo diretto comando cominciavano a diminuire: a causa delle perdite e della necessità di distaccare reparti per proteggere i territori conquistati, al momento della partenza da Smolensk il nucleo centrale della ''Grande Armée'' era ora ridotto a 156.000 uomini<ref name=Haythornthwaite-vol58 />.
 
Ormai sommerso dalle critiche dopo la sconfitta di Smolensk, Barclay de Tolly venne sollevato dal comando e rimpiazzato dall'anziano generale [[Michail Illarionovič Kutuzov|Kutuzov]], molto più ben visto dagli ambienti militari<ref name=Haythornthwaite-vol58 />. Kutuzov, le cui forze ammontavano ora a circa 120.000 uomini, avrebbe preferito proseguire nella tattica della ritirata davanti all'armata francese, ma venne convinto ad opporre resistenza all'invasore davanti Mosca; tra il [[5 settembre|5]] ed il [[7 settembre]], le due armate si affrontarono nella [[battaglia di Borodino]]: lo scontro, sanguinosissimo, venne vinto dai francesi, ma Kutuzov riuscì a sganciare il suo esercito ed a mantenerlo coeso. Il [[15 settembre]], le forze francesi fecero il loro ingresso a Mosca, semideserta dopo la fuga di gra parte della popolazione; poco dopo l'ingresso dei francesi, la città venne avvolta da numerosi incendi, che imperversarono fino al [[20 settembre]] distruggendo almeno tre quarti dell'area urbana<ref>[[#Haythornthwaite2005|Haythornthwaite 2005]], vol. 61 pp. 8 - 9. Se gli incendi furono provocati dai saccheggiatori francesi o da incendiari russi sguinzagliati dal sindaco [[Fyodor Rostopchin]], è ancora argomento controverso; in ogni caso, i russi avevano provveduto a rimuovere o distruggere tutti gli equipaggiamenti antincendio presenti in città.</ref>. Le forze di Napoleone trascorsero un mese accampate nella zona di Mosca, mentre l'imperatore avviava contatti diplomatici con lo zar al fine di pervenire ad un accordo; gli approvvigionamenti erano ormai un problema serio, con le bande di guerriglieri russi e di [[cosacchi]] intente ad attaccare i convogli di rifornimento ed i reparti francesi isolati. Il [[19 ottobre]], con l'inverno ormai iniziato ed i rifornimenti quasi esauriti, Napoleone condusse il suo esercito, ridoto a circa 95.000 uomini<ref>[[#Haythornthwaite2005|Haythornthwaite 2005]], vol. 62 p. 3</ref>, fuori da Mosca verso i depositi approntati a Smolensk; inizialmente, l'imperatore tentò di dirigere la sua armata su una strada più meridionale di quella presa all'andata, ma, dopo uno scontro con l'armata di Kutuzov [[battaglia di Maloyaroslavets|a Maloyaroslavets]] il [[24 ottobre]], venne costretto a deviare sulla strada già percorsa, ormai devastata. Kutuzov decise di non ingaggiare più le forze francesi, ma decise di incalzarle mantenendo la sua armata tra di loro e le regioni meridionali della Russa, più ricche di rifornimenti; allo stesso tempo, mentre i cosacchi ed i guerriglieri continuavano a logorare le forze francesi, le forze di Wittgenstein da nord e di Čičagov da sud dovevano convergere sulla via di ritirata del nemico, onde stritolarlo tra le tre armate russe avanzanti. La fame, il freddo e le incursioni dei cosacchi scompaginavano sempre di più i reparti francesi; la situazione peggiorò ancora di più quando il [[9 novembre]] l'armata raggiunse Smolensk, solo per scoprire che i magazzini erano già stati saccheggiati dalle truppe che l'avevano preceduta. Incalzato dai russi, Napoleone dovette proseguire verso ovest; tra il [[26 novembre|26]] ed il [[29 novembre]], l'armata francese riuscì a forzare lo sbarramento creato da Čičagov e Wittgenstein [[Battaglia di Beresina|sul fiume Beresina]], anche se al prezzo di gravissime perdite<ref>[[#Haythornthwaite2005|Haythornthwaite 2005]], vol. 63 p. 14</ref>. Il [[6 dicembre]], informato di un fallito tentativo di [[colpo di stato]] messo in atto in patria dal gerenale [[Claude François de Malet]], Napoleone lasciò l'armata al comando di Murat per rientrare precipitosamente a Parigi; tra l'[[11 dicembre|11]] ed il [[12 dicembre]], i resti della ''Grande Armée'' riattraversarono il Niemen, mettendo fine alla campagna. L'armata di Napoleone era stata quasi completamente annientata: le perdite francesi vennero stimate in circa 370.000 morti e 200.000 prigionieri, oltre alla perdita di 1.000 cannoni e 200.000 cavalli; i russi ebbero circa 150.000 caduti in battaglia ed un numero incalcolabile di feriti, mentre sono ignote le perdite tra i civili<ref>[[#Haythornthwaite2005|Haythornthwaite 2005]], vol. 64 p. 14</ref>.
 
[[File:Napoleon i Poniatowski Lipsk.jpg|thumb|left|Napoleone alla [[battaglia di Lipsia]] (1813)]]
 
 
 
 
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L'esercito russo utilizzò per quanto possibile la strategia della [[terra bruciata (guerra)|terra bruciata]] ritirandosi fino a fermarsi nella [[battaglia di Borodino]], il [[7 settembre]], che a causa della sua drammaticità li obbligò a lasciare libera la strada verso [[Mosca]], conquistata il [[14 settembre]]. Alessandro I rifiutò la resa e Napoleone, senza un chiaro segno di vittoria, si vide costretto a ritirarsi<ref name=napo2/> dopo che il governatore, principe [[Fyodor Rostopchin]], ordinò l'incendio totale della città. Così cominciò la disastrosa "[[Campagna di Russia#La ritirata|Gran ritirata]]", con 370.000 morti e 200.000 prigionieri. In novembre, rimanevano solo 27.000 soldati per attraversare il fiume [[Beresina]]. Napoleone lasciò il suo esercito per tornare a Parigi e preparare la difesa della Polonia dall'avanzata russa. La situazione non era così disperata come poteva sembrare all'inizio: i russi avevano perso 400.000 uomini, tuttavia avevano il vantaggio di alcune linee di rifornimento più vicine e potevano rinnovare le loro truppe con maggiore rapidità dei francesi.
 
Allo stesso tempo la guerra d'indipendenza spagnola giunse ad una svolta definitiva. Nella [[battaglia di Vitoria]] (21 giugno [[1813]]), il [[Duca di Wellington]] sconfisse [[Giuseppe Bonaparte]] ed i francesi si videro obbligati ad abbandonare la Spagna attraversando i [[Pirenei]].
 
[[File:Napoleon i Poniatowski Lipsk.jpg|thumb|left|Napoleone alla [[battaglia di Lipsia]] (1813)]]
 
Vedendo un'opportunità in questa storica sconfitta di Napoleone, la Prussia tornò in guerra; Napoleone credette di poter creare un nuovo esercito tanto grande come quello che aveva mandato in Russia, e rinforzò rapidamente i suoi effettivi nell'est da 30.000 a 130.000 uomini che successivamente arrivarono a 400.000. Gli alleati si videro da lui infliggere 40.000 perdite nelle battaglie di [[Battaglia di Lützen (1813)|Lützen]] ([[2 maggio]] 1813) e [[battaglia di Bautzen|Bautzen]] (dal [[20 maggio|20]] al [[21 maggio]]), entrambe combattute da un totale di 250.000 uomini divenendo così le più grandi battaglie di tutte le guerre napoleoniche.
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* <cite id=Gerosa1995> </cite>Guido Gerosa, ''Napoleone'', Mondadori, 1995, ISBN 88-04-41829-X
 
* <cite id=FletcherFletcher1999> </cite>Ian Fletcher, ''Salamanca 1812'', Osprey Publishing, 1999, ISBN 84-8372-063-9
 
* <cite id=Castle1999> </cite>Ian Castle, ''Aspern e Wagram 1809'', Osprey Publishing, 1999, ISBN 84-8372-037-X
 
* <cite id=CastleHofschroer> <>/cite>IanPeter CastleHofschroer, ''Aspern e WagramLipsia 18091813'', Osprey Publishing, 19991998, ISBN 84-8372-037013-X2
 
<references/>