Battaglia di Verdun: differenze tra le versioni

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La '''battaglia di Verdun''' o '''operazione ''Gericht''''' (giudizio) (in [[lingua francese|francese]] ''Bataille de Verdun'', IPA: [[Alfabeto fonetico internazionale|[bataj də vɛʁdœ̃ ]]], in [[lingua tedesca|tedesco]] ''Schlacht um Verdun'') fu l'unica, grande offensiva tedesca avvenuta tra la [[prima battaglia della Marna]] del [[1914]] e l'ultima [[Kaiserschlacht|disperata offensiva]] di [[Erich Ludendorff|Ludendorff]] nella primavera del [[1918]].<ref name="cita|A.Horne|p. 7|A.Horne">{{cita|A.Horne|pag.7|A.Horne}}</ref>.
 
Fu una delle più violente e sanguinose battaglie di tutto il [[Fronte occidentale (prima guerra mondiale)|fronte occidentale]] della [[prima guerra mondiale]];<ref name="cita|A.Horne|p. 7|A.Horne"/>; ebbe inizio il [[21 febbraio]] [[1916]] e terminò nel dicembre dello stesso anno, vedendo contrapposti l'esercito tedesco, guidato dal [[capo di Stato Maggiore]], [[generale]] [[Erich von Falkenhayn]],<ref>sollevato da ogni incarico il [[28 agosto]] dello stesso anno e sostituito da Hindemburg e Ludendorff</ref>, e l'esercito francese, guidato dal comandante supremo [[Joseph Joffre]]<ref>anch'egli sostituito, ma solo dopo la fine delle operazioni a Verdun: infatti il 27 dicembre fu promosso [[Maresciallo di Francia]], con lo scopo di allontanarlo dal ''Gran Quartier Géneral'', e far prendere il suo posto a [[Robert Nivelle]]</ref> sostituito al termine del 1916 con il generale [[Robert Nivelle]].
 
[[Verdun (Mosa)|Verdun]] costituì un punto di svolta cruciale della guerra in quanto segnò il momento in cui il peso principale delle operazioni nel fronte occidentale passarono dalla [[Francia]] all'[[Impero britannico]], fece svanire le possibilità ancora ragionevoli della [[Impero tedesco|Germania]] di vincere la guerra e influenzò fortemente l'entrata in guerra degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] nel conflitto.<ref name="cita|A.Horne|p. 7|A.Horne"/>
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Questa spaventosa battaglia divenne una sacra leggenda nazionale in Francia, sinonimo di forza, eroismo e sofferenza, i cui effetti e ricordi perdurano ancora oggi; fu la più lunga battaglia di ogni tempo, coinvolse quasi i tre quarti delle armate francesi, e benché nella storia, e nella stessa prima guerra mondiale, ci furono battaglie anche più cruente, Verdun detiene, forse, il non invidiabile primato di campo di battaglia con la maggior densità di morti per [[metro quadro]].<ref name="cita|A.Horne|p. 7|A.Horne"/>
 
Il fatto d'armi che più si avvicina a Verdun avvene durante la [[seconda guerra mondiale]], fu la [[battaglia di Stalingrado]], spesso considerata una "Verdun russa",<ref name="Verdun, Les grandes batailles">{{cite video|people = Jean-Louis Guillaud - Henri de Tourenne|date2 = |month2 = |year2 = 1966|title = Verdun, Les grandes batailles|url = |format = dvd|medium = |publisher = Daniel Costelle|___location = |accessdate = |accessmonth= |accessyear = |time = |id = |isbn = |oclc = |quote = |cid =}}</ref>, ma mentre a Stalingrado l'esercito tedesco tentò la conquista di una città strategicamente importante, a Verdun lo scopo dell'offensiva di Falkenhayn fu quello di "dissanguare goccia per goccia" l'esercito francese<ref name="Verdun, Les grandes batailles"/> con un violento impiego di [[artiglieria]] concentrato nella piazzaforte di Verdun.
Nei piani del capo di Stato Maggiore tedesco, l'importanza morale e propagandistica di un attacco a Verdun avrebbe fatto in modo che tutto lo sforzo francese si sarebbe riversato nella difesa di un caposaldo ritenuto di primaria importanza per la Francia. Lo scopo era quello di convogliare il maggior numero di truppe nemiche in un solo settore, per poi colpirlo con la massima potenza possibile, in modo da dissanguarlo lentamente infliggendogli il maggior numero di perdite possibili.
 
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La paura francese di rimanere in caso di nuovo conflitto, impantanati in una nuova disastrosa ritirata, fecero crescere nelle file degli ufficiali francesi la caparbia teoria dell'"[[attacco ad oltranza]]", ben profetizzata dal [[colonnello]] [[Louis Loyzeau de Grandmaison|Louis de Grandmaison]], in base alla quale:
{{quote|se il nemico osava prendere l'iniziativa anche per un solo istante, ogni pollice di terreno doveva essere difeso fino alla morte e, se perduto riconquistato con un contrattacco immediato anche se innoportuno.<ref>{{cita|A.Horne|p. 18|A.Horne}}</ref>.}}
 
I comandi francesi da [[Ferdinand Foch|Foch]] a [[Joseph Joffre|Joffre]] fecero affidamento su questa teoria, ritenendo inizialmente inutili e superflue anche le armi di cui l'esercito tedesco dell'epoca faceva già ampio uso, come l'[[artiglieria|artiglieria pesante]] a supporto della fanteria e l'uso manovrato delle [[Mitragliatrice|mitragliatrici]]. <ref name="cita|P.Davis|p. 466|P.Davis">{{cita|P.Davis|p. 466|P.Davis}}</ref>
 
Dal canto suo Falkenhayn, conoscendo l'importanza vitale di Verdun per la nazione francese e appunto le tecniche offensive dell'esercito nemico, prevedendo che la piazzaforte sarebbe stata difesa fino alla morte, elaborò un piano basato sul dissanguamento graduale, tramite il massiccio impiego di artiglieria, dell'esercito francese, che sarebbe stato mandato di giorno in giorno al macello nella difesa della "mistica Verdun". Tutto ciò accadde e fu applicato sanguinosamente per quasi dieci mesi, in cui la piazzaforte divenne il teatro di una immane battaglia di logoramento, che coinvolse entrambi i contendenti.<ref>{{cita|P.Davis|p. 467|P.Davis}}</ref>.
 
Quando i tedeschi iniziarono l'assalto il [[21 febbraio]], erano passati solo due mesi dal giorno in cui il comandante Falkenhayn riuscì a convincere il Kaiser [[Guglielmo II di Germania|Guglielmo II]] che lo Stato Maggiore francese, essendo determinato a difendere ad ogni costo la storica cittadella posta sulla strada che da est conduceva a Pargi, "si sarebbe visto costretto a impiegare in quell'azione fino all'ultimo uomo" piuttosto che rinunciare alla fortezza e attestarsi su un'altra linea difensiva.<ref>{{cita|M.Gilbert|p. 285|M.Gilbert}}</ref>
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=== La piazzaforte di Verdun ===
[[File:Map Verdun - German.png|thumb|left|Mappa tedesca del fronte a Verdun]]
La città di [[Verdun (Mosa)|Verdun]], nota già ai tempi di [[Impero romano|Roma]] con il nome di ''Virodunum'', era un importante campo fortificato messo di fronte alle popolazioni germaniche. Nell'[[843]] il [[trattato di Verdun]] divise l'Europa in tre parti e segnò la nascita della Germania come nazione, per i [[Ordine Teutonico|teutonici]] prima e per i [[tedeschi]] poi, Verdun rappresentò un simbolo quasi mistico e benché la cittadina in base al trattato fosse in territorio francese, nel [[923]] cadde sotto il dominio teutonico fino alla liberazione per mano di [[Enrico II di Francia|Enrico II]] nel [[1552]].<ref>{{cita|A.Horne|p. 53|A.Horne}}</ref>. Cento anni dopo, fu trasformata da [[Sébastien Le Prestre de Vauban|Sébastien de Vauban]] in una imponente fortezza regolarmente assediata nei secoli successivi. La città fu duramente attaccata durante la [[guerra dei Trent'anni]], poi [[battaglia di Verdun (1792)|bombardata dai cannoni prussiani]] nel [[1792]], e successivamente nel [[1870]] quando fu l'ultima delle fortezze francesi a cadere durante la [[guerra franco-prussiana]].<ref>{{cita|A.Horne|pp. 52-53|A.Horne}}</ref>.
 
Nel [[1916]] Verdun era una cittadina tranquilla, considerata inattaccabile dai comandi francesi, che videro le fortezze intorno alla città resistere efficacemente all'assedio dell'armata del [[Guglielmo di Prussia (1882-1951)|Kronprinz]] durante la [[prima battaglia della Marna|l'attacco sulla Marna]] del [[1914]]. In quella occasione Verdun si ricoprì di una veste ancor più "eroica" e importante di quello che già era. Da ogni lato Verdun era circondata dalle ripide colline lambite dalla [[Mosa (fiume)|Mosa]], presidiate da numerosi forti<ref>nelle carte topografiche tedesche del 1914 erano segnati non meno di 20 forti maggiori e 40 di media importanza (''Ouvrages'' come li chiamavano i francesi) - {{cita|A.Horne|p. 13|A.Horne}}</ref> che avrebbero impedito grazie ad un efficace tiro incrociato, qualunque avanzata nemica.
 
Inoltre, dalla fine dei primi scontri nel settore, Verdun fu munita di una serie di trincee protettive profonde dai 4 ai 5&nbsp;[[chilometro|km]]; tecnicamente Verdun era il punto più forte dell'intero fronte francese,<ref>{{cita|A.Horne|pagg. 57|A.Horne}}</ref>, ma in pratica fu uno dei punti più deboli. Questo perché la piazzaforte fu privata quasi completamente dei suoi pezzi d'artiglieria per essere adoperati al fronte, in quanto dopo aver verificato la mancanza di bocche da fuoco nelle offensive del [[1915]], i francesi decisero di attingere anche dalle artiglierie piazzate nei forti di Verdun.<ref name="ReferenceA">R.de Thomasson, Les preliminaires de Verdun, Nancy, 1921</ref> Questa decisione fu peraltro assecondata dalla teoria di [[Louis de Grandmaison]], in quale disse che "il posto del soldato francese è in campo aperto e, se assolutamente necessario, in trincea, ma non certamente nascosto sotto un blocco di cemento".<ref name="ReferenceA"/>.
 
In questo modo il sistema difensivo più potente venne privato delle sue armi, ma successivamente anche dei suoi uomini. Questi furono mandati su altri fronti, lasciando praticamente sguarnito il caposaldo di Verdun, dove conseguentemente non fu possibile eseguire il giusto completamento del sistema trincerato a difesa del settore che al momento dell'attacco tedesco era privo di trincee di collegamento, reticolati e collegamenti telefonici sotterranei. Tutte necessità vitali per reggere ad un attacco nemico.<ref name="Verdun, Les grandes batailles"/><ref name="ReferenceA"/>.
{{quote|Tremo ogni giorno. Non potrei resistere a un attacco; l'ho detto al Gran Quartier General, ma non mi hanno memmeno ascoltato}}
Queste le parole del generale Herr davanti al disinteresse dell'alto comando francese nel nome di [[Joseph Joffre|Joffre]], che di fronte all'evidente minaccia tedesca e nonostante i palesi movimenti nemici dall'altra parte del fronte, continuò a non preoccuparsi del pericolo imminente. Nonostante le ricognizioni della ''Service Aéronautique'' francese che testimoniarono l'assembramento di artiglierie dietro le linee nemiche.
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Il primo dei [[Corpo d'armata|corpi d'armata]] predisposti per l'attacco di Verdun fu trasportato da [[Valenciennes]], in grande segretezza, il [[27 dicembre]]; esattamente un mese dopo, il [[27 gennaio]], (data scelta per ragioni di buon auspicio in quanto [[compleanno]] del Kaiser), furono emanati gli ultimi ordini e fu stabilita la data dell'attacco (il [[12 febbraio]]).<ref name="cita|A.Horne|p. 45|A.Horne"/>
 
Vennero costruite in breve tempo dieci nuove linee ferroviarie a [[scartamento ridotto]] e circa 24 nuove stazioni, per portare tonnellate di rifornimenti di ogni genere,<ref>Per un solo corpo d'armata erano previsti [[pinza|pinze]] tagliafili, 17.000 badili, 125.000 [[granata|granate]] a mano, 1.000.000 di sacchetti di sabbia, 265.000 kg di [[filo spinato]] - {{cita|A.Horne|p. 48|A.Horne}}</ref>, oltre a sette linee di raccordo per portare nella foresta di Spincourt il [[munizioni|munizionamento]] dei [[artiglieria|cannoni pesanti]] in essa nascosti.
 
=== Uno scontro di artiglierie ===
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In ordine potenza poi vennero impiegati pezzi da 130&nbsp;mm, cannoni da campagna da 77&nbsp;mm che erogavano un efficace fuoco di sbarramento sugli attaccanti, e una nuova e micidiale arma, il [[lanciafiamme]], che "debuttò" con tragiche conseguenze proprio a Verdun.
 
Ma la meticolosità tedesca non si fermò qui, ogni cannone era stato metodicamente posizionato con un compito assegnato ben preciso; le colline adiacenti di Romagne e Morimont garantivano un nascondiglio ideale per i grandi pezzi "Gamma" e "Beta". I pezzi navali da 380&nbsp;mm dovevano devastare, sparando ognuno 40 colpi ogni giorno, la città di Verdun, interrompendo anche le vie di comunicazione a grande distanza grazie alla loro lunga portata.<ref name="ReferenceB">Paul Bansi, ''Niedersachsische Fussartillerie'', Oldenburg, 1928</ref>. I 210&nbsp;mm<ref>Una batteria addirittura ogni 150&nbsp;m di trincea - {{cita|A.Horne|p. 51|A.Horne}}</ref> dovevano danneggiare gravemente la prima linea francese e quando questa fosse stata conquistata, avrebbero dovuto allungare il tiro per creare uno sbarramento nelle zone intermedie, riparando così gli attaccanti per un tempo sufficiente a rinforzare le posizioni e attestarsi saldamente nelle trincee conquistate.
 
A questo punto le artiglierie più piccole sarebbero avanzate sulla nuova linea, protette dai cannoni pesanti, e da lì avrebbero continuato la loro opera distruttrice verso le linee francesi non ancora conquistate mentre i pezzi da 150&nbsp;mm a lunga gittata avrebbero continuato a battere d'infilata le vie d'accesso che conducevano al fronte per impedire qualsiasi contrattacco, almeno nell'immediato.
 
{{quote|Nessuna zona deve essere risparmiata dai bombardamenti [...] nessuna tregua alle zone di rifornimento; il nemico non deve sentirsi al riparo in nessun luogo!<ref name="ReferenceB"/>}}
Questi erano gli ordini dati agli artiglieri tedeschi;<ref name="ReferenceB"/>; per rendere possibile l'attuazione di questi ordini ai serventi, per sei giorni furono stipate munizioni per un totale di 2&nbsp;500&nbsp;000 proiettili, per il cui trasporto erano occorsi 1&nbsp;300 treni<ref name="cita|A.Horne|pag. 51|A.Horne">{{cita|A.Horne|p. 51|A.Horne}}</ref> e un enorme sforzo logistico.
 
Il [[1º febbraio]] Falkenhayn venne informato che tutti gli oltre 1&nbsp;220 cannoni erano finalmente in posizione, vennero scavate le piazzole per ospitare gli obici pesanti nella prima linea tedesca in previsione della conquista delle prime linee francesi. Inoltre "truppe speciali" erano pronte per collegare telefonicamente le posizioni avanzate e segnalare con grossi palloni rossi la posizione della fanteria per indirizzare in tempo reale il tiro di sbarramento tedesco.
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Migliore della meticolosità tedesca, fu solamente la segretezza, incarnata nel migliore dei modi dal [[feldmaresciallo]] [[Erich von Falkenhayn]] che durante i preparativi per l'assedio di Verdun assunse un ruolo fondamentale. Il resto dell'esercito venne praticamente tenuto all'oscuro dell'operazione ''Gericht'' fino all'ultimo; lo stesso [[colonnello]] [[Max Bauer]] consulente di Falkenhayn nella preparazione dell'artiglieria, ricevette i piani definitivi molto più tardi del previsto, in modo tale che non potesse più modificarli.
 
All'estremo sud del fronte, il generale [[Hans Emil Alexander Gaede]] continuò inconsapevole i preparativi per un attacco a [[Belfort]], che Falkenhayn in realtà non ebbe mai intenzione di effettuare, ma che avrebbero sviato gli anglo-francesi dal vero obiettivo del comando tedesco.<ref>{{cita|A.Horne|p. 34|A.Horne}}</ref>.
 
Decine di bombardamenti diversivi furono programmati in vari punti del fronte, e persino alle infermiere che arrivavano per allestire i nuovi ospedali da campo nelle retrovie di Verdun, venne detto che erano lì per curare "malattie interne". Questa "segretezza" ebbe però il suo rovescio della medaglia, lo stesso Kronprinz Guglielmo e persino l'alleato austriaco vennero lasciati quasi all'oscuro delle reali intenzioni di Falkenhayn, solo lui e il Kaiser sapevano che l'offensiva di Verdun non era diretta all'occupazione della città bensì al cinico piano di "dissanguamento" dell'esercito francese, con effetti tattici decisivi. Il comandante dell'esercito tedesco, in pratica ingannò il [[Guglielmo di Prussia (1882-1951)|Kronprinz]] assicurandogli i rinforzi che gli sarebbero serviti per una conquista di Verdun, ma che in realtà tenne a debita distanza dal fronte, errore che in seguito avrà serie ripercussioni in occasione dell'attacco a [[Fort Douaumont]], che fu condotto con un numero di soldati insufficienti. Persino [[Konstantin Schmidt von Knobelsdorf|Konstantin von Knobelsdorf]], asserì più tardi, che se avesse saputo le reali intenzioni di Falkenhayn non lo avrebbe mai appoggiato;<ref>{{cita|A.Horne|p. 35|A.Horne}}</ref>; ma intanto i preparativi continuarono, ormai la macchina era in moto.
 
Per i preparativi vennero poi chiamati pittori a colorare teli mimetici per gli enormi pezzi di artiglieria, vennero scavate buche per nascondere le munizioni, e venne ordinato che prima dell'attacco solo i pezzi già individuati dalle ricognizioni francesi avrebbero potuto rispondere ad eventuali tiri francesi. Ma l'arma in più dei tedeschi non fu né un pezzo d'artiglieria né una nuova tattica, bensì un complesso sistema di tunnel sotterranei scavati lungo tutta la zona dell'attacco chiamati ''"Stollen"'', che permisero alle truppe tedesche di sfruttare al meglio l'effetto sorpresa.<ref>{{cita|A.Horne|p. 50|A.Horne}}</ref>. Nelle offensive alleate del [[1915]], il massiccio assembramento di truppe nelle trincee di prima linea veniva individuato facilmente dal nemico, che reagiva con l'artiglieria causando pesanti perdite ancor prima che il nemico uscisse dalle [[trincea|trincee]], in questo senso i tedeschi elaborarono questo nuovo sistema di strutture di "prima linea" proprio per ovviare a questo problema.
 
Gli anglo-francesi questo non lo capirono, ma i tedeschi si, e crearono un sistema di profonde gallerie invulnerabili ai colpi d'artiglieria, che al momento dell'attacco avrebbero all'improvviso "rigurgitato" fuori migliaia di soldati senza che il nemico, fino all'ultimo, ne cogliesse la presenza.
 
A Verdun per la prima volta venne impiegata massicciamente anche la nuova arma aerea: la ''[[Luftstreitkräfte]]'' radunò 168 aeroplani, 14 palloni frenati e 4 [[Zeppelin]],<ref name="cita|A.Horne|pag. 51|A.Horne"/>, una notevole forza per il tempo, che avrebbe dovuto difendere i palloni di segnalazione per l'artiglieria dall'attacco degli aerei francesi nonché impedire a questi di spiare i preparativi. Si sarebbe dovuto creare un vero e proprio "sbarramento aereo".
 
===La situazione francese===
====Joffre e Driant====
[[File:Joseph Joffre.jpg|thumb|right|180px|[[Joseph Joffre]]]]
Da parte francese invece la situazione non era per niente buona, Verdun era praticamente sguarnita di artiglierie,<ref>[http://www.lagrandeguerra.net/ggvbattaglia.html lagrandeguerra.net</ref> e nonostante le lamentele dei comandanti di zona, il ''Gran Quartier General'' (GQG) di [[Joseph Joffre]] rimase per lungo tempo cieco davanti al pericolo. Il [[tenente colonnello]] [[Émile Driant]], ex deputato e comandante di due battaglioni di ''[[Cacciatore (tattica)|chasseurs]] à pied'' nel bosco di Caures,<ref name="cita|I.Ousby|p. 83-84|I.Ousby">{{cita|I.Ousby|pp. 83-84|I.Ousby}}</ref>, sembrò invece rendersi conto, insieme al generale Herr, dell'imminente minaccia, infatti scrisse a proposito al suo amico [[Paul Deschanel]], presidente della Camera:
{{quote|Stiamo facendo il possibile giorno e notte per rendere il nostro fronte inviolabile, ma vi è una cosa sulla quale non possiamo fare niente, la mancanza di braccia!. Ed è su questo che io la prego di richiamare l'attenzione del ministro (della Guerra N.d.T). Se la nostra prima linea venisse sfondata, la nostra seconda linea sarebbe inadeguata perché non riusciamo a rinforzarla per mancanza di operai, e aggiungo io, di filo spinato!<ref>{{cita|A.Horne|p. 59|A.Horne}}</ref>.}}
 
In seguito Deschanel passò un compendio dei suoi punti al ministro della guerra [[Joseph Simon Gallieni|Galliéni]] che a sua volta scrisse a Joffre esprimendo la sua preoccupazione per aver sentito parlare di difetti in vari punti del fronte francese, tra cui Verdun. Joffre rassicurò genericamente Galliéni sullo stato delle difese francesi ma andò su tutte le furie immaginando che qualche ufficiale avesse scavalcato le gerarchie militari ignorando il suo stato maggiore rivolgendosi direttamente ai politici.<ref name="cita|I.Ousby|pag.85|I.Ousby">{{cita|I.Ousby|p. 85|I.Ousby}}</ref>
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Nonostante ciò, Joffre persistette fino all'ultimo nel non vedere il pericolo, forse ingannato dal servizio di spionaggio francese che fu di scarso aiuto in quanto efficacemente contrastato dal [[controspionaggio]] tedesco, e nonostante l'aiuto degli inglesi (peraltro poco efficace) anche dal settore di Verdun le informazioni uscivano lentamente, venivano utilizzate poche pattuglie e i posti di ascolto erano poco efficienti. Inoltre, il brutto tempo persistente non permise ricognizioni aeree fino al [[17 gennaio]], ma successivamente, anche in possesso di fotografie, solo il [[22 gennaio]] venne inviato un esperto in grado di decifrare le poche fotografie scattate, che riuscì solamente a rilevare la direttrice principale dell'attacco, non le postazioni d'artiglieria.
 
Nonostante gli sforzi francesi, al momento dell'attacco furono individuate solo 70 piazzole di artiglieria, per cui i francesi non si resero conto fino all'ultimo della consistenza dell'assembramento nemico,<ref>{{cita|A.Horne|p. 61|A.Horne}}</ref>, anche questo fu uno dei motivi che convinsero Joffre e il suo GQG che un attacco tedesco non era imminente.
 
Lo spionaggio francese dal canto suo, cominciò a segnalare con sempre più insistenza movimenti nemici, il [[12 gennaio]] venne riferito che l'artiglieria tedesca aveva iniziato a prendere posizione, il 14 arrivarono notizie su nuovi ospedali da campo e il 15 vennero riferiti importanti movimenti di truppe nelle retrovie. Nonostante tutto ciò il GQG era sempre convinto che la Germania<ref>Anche per via del controspionaggio tedesco che inviava false notizie da paesi neutrali</ref> fosse in animo di attaccare massicciamente la [[Impero russo|Russia]], e al massimo un attacco alla Francia si sarebbe avuto nell'[[Artois]] o nello [[Champagne-Ardenne|Champagne]], solo il [[12 febbraio]] arrivarono due divisioni di rinforzo a Verdun, il giorno stesso in cui i cannoni del Kronprinz avrebbero dovuto cominciare la loro opera distruttrice.
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Queste le parole del Kronprinz nelle sue memorie di guerra, che rappresentano in modo semplice e diretto la causa principale del perché l'attacco previsto per il 12 febbraio, fu rinviato a data da destinarsi, ossia le condizioni atmosferiche avverse. Infatti all'alba del giorno prestabilito, la neve cadde molto fitta e rese la visiuale pessima, e il comandante della [[5. Armee (Deutsches Heer)|5ª Armata tedesca]] decise di rinviare l'attacco di 24 ore, la battaglia non poteva essere iniziata se i cannoni non potevano svolgere i loro compiti con una visuale migliore. Ma ventiquattr'ore dopo il tempo non migliorò, e neppure nei giorni a seguire, e mentre i tedeschi da una parte lottavano contro l'acqua gelida che riempiva i loro ''Stollen'', i francesi attendevano ansiosi l'attacco nemico.
 
L'attesa durò oltre una settimana, in cui i nervi di entrambe le parti dettero evidenti segni di cedimento,<ref>{{cita|A.Horne|p. 75|A.Horne}}</ref>, fino al giorno 20, quando al risveglio i due schieramenti videro per la prima volta una bella giornata di sole. Approfittando di questo, per alzare il morale alle stanche truppe francesi, la loro artiglieria fece un'ora di fuoco, senza nessuna velleità, solamente per farsi sentire. Alla notte del 20 febbraio però i movimenti tedeschi si intensificarono, la prima linea francese potè sentire gli ultimi treni carichi di munizioni scaricare la loro merce nei pressi del bosco di Spincourt, e aldilà della [[terra di nessuno]] poterono sentire il canto dei soldati tedeschi.
 
===Le prime fasi dell'offensiva tedesca===
[[File:55-Verdun-sur-Meuse-rue Saint-Pierre bombardements-1916.JPG|thumb|right|Rovine a Verdun]]
La mattina del [[21 febbraio]], in un bosco vicino a [[Loison (Mosa)|Loison]], i serventi di uno dei cannoni da marina [[Krupp]], per la prima volta dopo tanti giorni ricevettero l'atteso ordine: un primo proiettile da 380&nbsp;mm venne sparato verso la città di Verdun, demolendo parte del palazzo vescovile. Altri colpi da 380 iniziarono a colpire inesorabili, centrando la stazione ferroviaria e i ponti fuori città: l'operazione ''Gericht'' era cominciata.<ref>{{cita|A.Horne|p. 77|A.Horne}}</ref>.
 
Un bombardamento violento e preciso martellò per ore le linee francesi, distruggendo trinceramenti e linee telefoniche, e impedendo l'arrivo di qualsiasi rinforzo. Nel primo pomeriggio il bombardamento tedesco raggiunse la massima intensità,<ref>In seguito venne calcolato che in un'area rettangolare di terreno di mezzo km per uno, erano caduti 80.000 proiettili di grosso calibro - {{cita|A.Horne|p. 80|A.Horne}}</ref>, alte colonne di fumo si alzarono dalle linee francesi, appena un'ora dopo partì l'attacco terrestre da parte della fanteria tedesca. Gli uomini della 5ª Armata tedesca, comandata dal ''Kronprinz'' [[Guglielmo di Prussia (1882-1951)|Guglielmo di Prussia]], avanzarono a gruppi sparsi nell'intento di aprire le prime breccie tra le trincee francesi, occupando il numero più alto possibile di trincee nemiche, in vista del massiccio attacco del giorno successivo.
 
Il primo giorno di battaglia non sortì per i tedeschi l'effetto sperato. I francesi resistettero stoicamente e anche se cedettero in vari punti non erano stati "spazzati via" come invece le prime ricognizioni tedesche erroneamente riportarono. Neanche la comparsa dei [[lanciafiamme]] sul campo di battaglia servì per stanare i fanti francesi dalle loro posizioni. Per il [[22 febbraio]] lo [[Stato maggiore]] di Knobelsdorf non pose limiti all'avanzata tedesca che si sarebbe svolta con le stesse modalità del giorno precedente, bombardamento al mattino e attaccando la fanteria nel pomeriggio.
 
Intorno alle 16:00 i tedeschi supportati dall'artiglieria conquistarono [[Haumont-près-Samogneux]], creando il primo cuneo dentro le difese nemiche, ma il vero successo fu la conquista del bosco di Caures dove incontrarono solo due battaglioni decimati di ''chasseurs a pied'' francesi comandanti da [[Émile Driant|Driant]].<ref name="Verdun, Les grandes batailles"/>. I tedeschi avevano trovato il tallone d'Achille delle forze francesi, e nonostante gli uomini di Driant resistettero con caparbietà per alcune ore, la disparità di forze era troppo grande e vennero sopraffatti. Nella strenua difesa del settore Driant perse la vita.
 
I vuoti dell'artiglieria francese risultarono evidenti e la controparte tedesca continuò a martellarle sistematicamente, intanto l'allarme nelle retrovie francesi crebbe di ora in ora. I tedeschi dopo aver conquistato Haumont e il Bois des Caures, ora pressarono con più insistenza cercando di aggirare da nord Verdun, passando per [[Samogneux]].
 
I tedeschi, come da tattica, impedirono con un violento sbarramento di fuoco l'arrivo di rinforzi a Samogneux, ma a facilitare le cose ci pensarono gli stessi francesi. Una precipitosa notizia che dava per occupata già alla sera del 22 la cittadina, mise in allarme il generale francese Herr che ordinò un intenso tiro d'artiglieria verso Samogneux per riconquistare le posizioni, che sfortunatamente erano ancora saldamente in mano ai soldati francesi che vennero così decimati dalla propria artiglieria.<ref>In questa sfortunata azione la 72ª Divisione di fanteria francese smise di esistere. Dopo soli 4 giorni di combattimenti la divisione perse 192 ufficiali e 9636 uomini di truppa, e venne sciolta</ref>. I tedeschi approfittando dell'errore e alle 3:00 del mattino occuparono la cittadina.
 
I tedeschi con questa conquista rafforzarono il cuneo creato nelle difese francesi, la diga era stata infranta, la 37ª Divisione africana messa a tamponare la falla fu decisamente poco efficace,<ref>Precisamente nord-africani e [[zuavi]], poco abituati a quelle condizioni di battaglia, che dopo la morte del loro comandante lasciarono le linee e vennero per questo falciati dalle loro mitragliatrici</ref>, e i tedeschi riuscirono ancora ad avanzare in direzione di [[Fort Douaumont]].
 
La situazione tra le linee francesi era pessima, il freddo imperversava e i ricoveri e le trincee erano state spazzate vie, le truppe erano demoralizzate e decimate, le linee di comunicazione distrutte<ref>Infatti nei primi giorni fu predisposto un sistema di staffette (che poi divenne quasi la prassi tra le linee francesi per quasi l'intera durata della battaglia), che se non morivano, impiegavano anche 8 ore per percorrere 3 km tra le linee</ref> e le strade e le ferrovie divelte mentre il servizio ambulanze impiegava in media 10 ore per percorrere 30&nbsp;km.
La situazione era quindi favorevole ai nemici dei francesi, che però non si accorsero subito della situazione e non colsero l'opportunità di un possibile e decisivo sfondamento, ma avrebbero di lì a poco effettuato una delle più fortunate conquiste dell'intera campagna.<ref>{{cita|A.Horne|p. 66|A.Horne}}</ref>.
 
{{quote|Verdun dev'essere tenuta a qualsiasi prezzo, ''Ils ne passeront pas!'' (non passeranno!) è la parola d'ordine, Verdun diventa il simbolo della Francia, del suo onore e della follia della guerra.<ref>[http://www.la7.tv/richplayer/index.html?assetid=50194068 da ''"Atlantide storie di uomini e di mondi"'', Archivio cult, la7.tv]</ref>}}
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Uno dei simboli di Verdun era rappresentato da [[Fort Douaumont]] che con il suo gemello [[Fort Vaux]] era parte integrante di un sistema difensivo costituito da 19 forti e innumerevoli posizioni fortificate di dimensioni più contenute dislocate sulla sponda orientale della [[Mosa (fiume)|Mosa]]. I forti erano disposti in cerchi concentrici che marcavano la successione delle linee di difesa il cui centro, nonché ultimo baluardo difensivo, era Verdun stessa.<ref>{{cita|I.Ousby|pp. 76-77|I.Ousby}}</ref> Ideato all'indomani della [[guerra franco-prussiana]], questo sistema difensivo fu progressivamente riammodernato per adeguarlo alle esigenze della guerra moderna.
 
Il forte era uno dei più potenti del mondo e il più famoso baluardo di Verdun,<ref>{{cita|A.Horne|p. 114|A.Horne}}</ref>, si ergeva imponente sulla cima più alta degli ''Hauts de Meuse'' protetto in ogni sua parte dal tiro dei suoi cannoni,<ref>Un pezzo pesante da 155&nbsp;mm a canna tozza, una coppia da [[Cannone da 75mm 1897|75&nbsp;mm]] a canna corta (tutti su innovative torrette retrattili), 3 mitragliatrici e 4 cupole corazzate per l'osservazione - {{cita|A.Horne|p. 56|A.Horne}}</ref>, costruito a pianta poligonale era un vero e proprio baluardo di cemento e filo spinato circondato da un fossato profondo 7&nbsp;metri.
 
Tuttavia agli occhi dei generali francesi la guerra moderna aveva dimostrato come il concetto di fortezza fosse diventato ormai obsoleto, lo avevano reso evidente i tedeschi con la conquista dei forti belgi di [[Liegi]] e [[Namur]].<ref>{{cita|I.Ousby|p. 77|I.Ousby}}</ref> Si decise quindi che gli uomini e le armi alloggiati a Douaumont avrebbero avuto un utilizzo più proficuo in servizio attivo e si procedette dunque alla smobilitazione di parte dei pezzi di artiglieria del forte e di praticamente tutta la guarnigione che allo scoppio della guerra contava 500 uomini ma che al momento della battaglia ne avrebbe contati solo 56. I vertici militari francesi non avevano però tenuto conto del fatto che Liegi fu conquistata a caro prezzo dai tedeschi e che Douaumont era rimasto praticamente intatto dopo i tentativi di conquista avvenuti nel 1914.
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{{quote|Il successo maggiore che lo sforzo tedesco avesse raggiunto sul fronte occidentale}}
Così scrisse un corrispondente di guerra sul fronte di Verdun, dove il più considerevole sfondamento dopo la [[prima battaglia della Marna|Marna]] fu propagandato e acclamato in tutta Germania. Persino il Kaiser espresse il suo compiacimento per l'impresa al [[quartier generale]] del Kronprinz.<ref>{{cita|A.Horne|p. 132|A.Horne}}</ref>. Con la conquista del forte i tedeschi poterono ora contare su una posizione favorevole che gli permise di dominare il campo di battaglia nella sua interezza nonché di un rifugio dove organizzare postazioni per i feriti, ammassare le truppe e immagazzinare provviste armi e munizioni.
 
Dall'altra parte, il [[governo francese]] cercò in ogni modo di far accettare la sconfitta all'opinione pubblica, drammatizzando le perdite tedesche fino quasi all'assurdo, e dichiarando che ai tedeschi era stato concesso di occupare una rovina ormai inutile dopo decine di attacchi falliti.<ref>{{cita|I.Ousby|p. 121|I.Ousby}}</ref>. Ma la realtà era ben diversa. I francesi per la loro inadeguatezza non furono in grado di riconquistare il forte, i velleitari e sprezzanti assalti alla "de Grandmaison" non ebbero alcun effetto, i rifornimenti erano assenti e il morale a livelli bassissimi. Ciò aiutò la diffusione di panico ed a episodi di diserzioni sempre più frequenti, molto spesso repressi con la forza. Gli abitanti di Verdun si riversarono per le strade per fuggire e cominciarono a imperversare i saccheggi, e al fronte le cose andavano di male in peggio.
 
===Pétain prende il comando===
[[File:Philippe Pétain 03.jpg|thumb|left|Il generale [[Philippe Pétain|Pétain]] ]]
Le notizie della perdita di Fort Douaumont arrivarono velocemente anche al quartier generale francese, e come prima cosa Joffre acconsentì alla scelta del suo secondo, il generale [[Edouard De Castelnau]], di inviare immediatamente a Verdun la 2ª Armata fino ad allora lasciata in riserva, comandata da un certo [[Philippe Pétain]].<ref name="Verdun, Les grandes batailles"/>. Inoltre il [[Capo di Stato Maggiore]] De Castelnau, ottenne i pieni poteri per la piazza di Verdun e vi si recò immediatamente per controllare di persona la situazione ormai disperata.
 
De Castelnau ordinò subito a Pétain di difendere fino alla morte le due rive della [[Mosa (fiume)|Mosa]], accettando in pieno la sfida di Falkenhayn che in questo modo poté eseguire in pieno il suo piano di "dissanguamento graduale" dell'esercito francese, ormai deciso a resistere ad ogni costo per difendere la mistica Verdun.<ref>{{cita|A.Horne|p. 145|A.Horne}}</ref><ref>I giudizi a posteriori dell'ordine di De Castelnau, dicono che invece di resistere fino alla morte, l'[[Armée de terre|esercito francese]] avrebbe fatto meglio a ritirarsi gradualmente lasciando ai tedeschi la riva destra ormai piena di forti inutilizzabili, e potersi quindi attestare sulle posizioni collinose di [[Sainte-Menehould]] per aver un migliore tiro sul nemico in avanzata, rendendo impossibile al nemico ulteriori progressioni in un terreno completamente sotto tiro dei 155 mm e dei 75 mm francesi. Ma come detto la dottrina francese non contemplava la ritirata, e inoltre la perdita della piazzaforte di Verdun avrebbe causato moltissime ripercussioni morali nell'opinione pubblica e nello stesso esercito, già martoriato da 18 mesi di sconfitte.</ref>.
 
Pétain fu un generale in un certo senso più "umano" e capace dei vari Joseph Joffre e [[Douglas Haig]], mentre i due sembravano rimanere impassibili di fronte alle smisurate perdite umane, Pétain al contrario aveva molto a cuore la sorte dei suoi soldati<ref name="Verdun, Les grandes batailles"/> e riteneva inutili quelle immediate controffensive tanto esaltate dalla dottrina di De Grandmaison. Philippe Pétain pensava invece che un attacco si sarebbe dovuto svolgere gradualmente, con obiettivi limitati e con la sicurezza di iniziare con una forza d'attacco superiore a quella del nemico, che avrebbe garantito il successo dell'attacco; al contrario, fino ad allora, e anche per il resto della guerra, gli alleati continuarono a concepire la vittoria come un enorme, unico sfondamento congiunto su tutto il fronte,<ref>{{cita|A.Horne|pp. 147-148|A.Horne}}</ref>, sacrificando in questo modo centinaia di migliaia di soldati.
 
{{quote|se Pétain ordina un attacco ci dev'essere qualche possibilità di riuscita, e non vi sarebbe stato un insensato sacrificio di vite umane secondo le abitudini di quegli ambiziosissimi generali, intenti solo ad ottenere ricompense dalla conquista a qualsiasi prezzo di alcuni metri di trincee nemiche<ref>{{cita|A.Horne|p. 147|A.Horne}}</ref>}}
 
Pétain giunto a Verdun si accorse subito che la situazione non era così disperata. Come prima cosa cancellò l'ordine di riconquista immediata di Douaumont, che in fondo era solo una fortezza di forte valore simbolico più che tattico, altri rinforzi erano inoltre in arrivo, così venne deciso di organizzare successivamente un contrattacco con mezzi migliori e più possibilità di riuscita. Il futuro [[maresciallo di Francia]] diede inoltre un grandissimo impulso nell'affrontare il problema delle comunicazioni e dei rifornimenti: in questo frangente nacque il mito della ''[[Voie Sacrée]]'' l'unica arteria che conduceva a Verdun e che sarebbe diventata l'unica e vitale via di rifornimento durante tutta la battaglia e uno dei simboli della stessa.<ref>Durante le prime critiche settimane, dal [[28 febbraio]], transitarono per quella strada 25.000 tonnellate di materiale e 190.000 uomini</ref>, dove a giugno durante la punta massima della battaglia vennero impiegati 12.000 veicoli con il ritmo di uno ogni 14 secondi<ref name="cita|P.Davis|p. 469|P.Davis">{{cita|P.Davis|p. 469|P.Davis}}</ref>.
 
===Il ''Mort-Homme''===
[[File:Le Mort Homme 1916.jpg|thumb|right|La Mort-Homme]]
Malgrado l'iniziale impeto, l'attacco tedesco tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo si era lentamente impantanato anche per via del riassetto che Pétain dette alle linee del fronte, dove vennero portati numerosi pezzi d'artiglieria e migliaia di uomini, mentre i tedeschi si trovarono a dover avanzare in un terreno fangoso e sconvolto dai loro bombardamenti, che non consentiva di far avanzare i pesanti cannoni come la loro tattica prevedeva. Ora l'intensità del fuoco tedesco era minore, e i francesi riuscirono a resistere con grande efficacia, causando ingenti perdite agli attaccanti, che non riuscirono più a sfruttare il vantaggio di potenza di fuoco che avevano all'inizio. [[Erich von Falkenhayn|Falkenhayn]] fin dall'inizio dell'offensiva negò gli immediati rinforzi al Kronprinz, nonostante in quel momento le forze francesi fossero vicine al collasso decisivo, l'indecisione cronica del capo di Stato Maggiore precluse al comandante della 5ª Armata altre forze utili allo sfondamento; l'erede al trono tergiversò aspettando i rinforzi perdendo così la più grande occasione di sfondare le linee francesi, in quel momento nel caos più totale. Sfruttando l'indecisione nemica, le linee francesi si rinforzarono rendendo la battaglia in tutto e per tutto simile alle sanguinose offensive di logoramento che caratterizzarono il [[fronte occidentale (prima guerra mondiale)|fronte occidentale]].<ref>{{cita|A.Horne|p. 164|A.Horne}}</ref>.
 
Ora, in occasione del rinnovato attacco deciso da Falkenhayn, i tedeschi portarono a Verdun ingenti forze, ben lontane dalle "limitate risorse" con cui Falkenhayn intendeva condurre inizialmente l'azione, e ben superiori a quelle che a febbraio sarebbero servite per uno sfondamento decisivo. Venne deciso di condurre una vasta azione anche sulla riva sinistra della Mosa per alleggerire la riva destra ormai teatro di violenti scontri. E proprio sulla riva sinistra, vi era un'altura allungata e scoperta, perpendicolare al fiume che aveva una notevole visuale in ogni direzione, il '''''[[Cumières-le-Mort-Homme|Mort-Homme]]'''''. La sua conquista avrebbe eliminato le batterie francesi riparate dietro di questo, e consentito di dominare anche la successiva altura verso Verdun, il '''''Bois Bourrus'''''.<ref>{{cita|A.Horne|p. 166|A.Horne}}</ref>.
 
Nonostante i febbrili preparativi francesi per affrontare l'attacco, questo ebbe inizialmente facili successi, la 77. brigata tedesca superò la Mosa, fino a conquistare i villaggi di [[Regnéville-sur-Meuse]], [[Forges-sur-Meuse]] e l'altura "Quota 265" sulla ''Cote de l'Oie''. D'altro canto il primo attacco al Mort-Homme fu fermato praticamente alla partenza da un intenso sbarramento di artiglieria francese, e una prima conquista da parte tedesca del ''Bois de Corbeaux'' (un bosco sul lato di nord-est del Mort-Homme da cui avrebbero portato i successivi attacchi) venne annullata dal contrattacco francese che si rimpossessò del bosco.
 
Il [[14 marzo]] un primo attacco venne condotto dai tedeschi verso il Mort-Homme, la battaglia durò per alcuni giorni, ma sistematicamente come per i successivi due mesi ondate di fanti tedeschi avanzarono in un terreno dilaniato dai loro bombardamenti preliminari per poi essere massacrati dalla risposta dell'artiglieria francese. Le perdite crebbero vertiginosamente da ambo le parti, alla fine di marzo il totale delle perdite tedesche era di 81&nbsp;607 uomini contro le 89&nbsp;000 francesi.<ref>{{cita|A.Horne|p. 171|A.Horne}}</ref>.
 
[[File:Haucourt Verdun.jpg|thumb|right|Il villaggio di Maucourt-sur-Orne dopo l'azione tedesca del 5 aprile]]
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dove utilizzare la tattica dell'infiltrazione stavano scomparendo a causa de massicci bombardamento che subivano e i [[lanciafiamme]] non sortivano più l'effetto pauroso degli inizi. Anzi, i serventi dei ''Flammenwerfer'' divennero ambiti bersagli, in quanto una pallottola poteva far esplodere i serbatoi di petrolio che alimentavano le armi e in questo modo uccidere oltre che il servente anche tutti i soldati che stavano nelle vicinaze.
 
Per di più su un'altura gemella a destra del ''Mort-Homme'', "Quota 304", i francesi sistemarono artiglieria e mitragliatrici, in modo tale da prendere sul fianco le avanzate tedesche e riuscendo ad immobilizzare qualunque avanzata nemica. I tedeschi decisero quindi di smettere i tentativi verso la Mort-Homme finché non si fossero impossessati di Quota 304. Il [[20 marzo]] l'attacco dell'[[11. Königlich Bayerische Division|11ª divisione bavarese]] ebbe un insperato successo conquistando alcune posizioni ai piedi delle due alture con limitate perdite, e catturando 2&nbsp;825 francesi della 29ª Divisione.<ref>{{cita|A.Horne|p. 172|A.Horne}}</ref>.
 
I tedeschi continuarono ad avanzare, il [[31 marzo]] cadde [[Malancourt]], il [[5 aprile]] [[Maucourt-sur-Orne]] e l'8 [[Béthincourt]], mentre il 9 venne decisa una grossa offensiva lungo l'intero fronte di Verdun, su ambedue le rive della Mosa, "facendo cioè quello che avrebbero dovuto fare il 21 febbraio".<ref>{{cita|P.Davis|p. 374|A.Horne}}</ref>. Fu lo sforzo maggiore dal primo giorno dell'offensiva a febbraio, vennero impiegati 17 treni carichi di munizioni e decine di migliaia di uomini. Ma tutto ciò non fu sufficiente, seppur con piccoli cedimenti il fronte francese resistette, da quel giorno però fu un continuo susseguirsi di sanguinosi attacchi e contrattacchi, che resero la collina un vero e proprio tappeto di cadaveri.
 
Il [[3 maggio]] i tedeschi prepararono un nuovo e forse decisivo attacco, vennero posizionati oltre 500 [[artiglieria|pezzi d'artiglieria]] su un fronte di meno di 2&nbsp;km che martellarono le linee francesi per oltre due giorni, causando tra le file francesi terribili perdite. Dopo tre giorni di combattimenti i tedeschi occuparono Quota 304. Da lì, alla fine di maggio conquistarono tutto il Mort-Homme e il villaggio di [[Cumières-le-Mort-Homme]], ora il margine di ritirata dei francesi era esiguo e tutte le forze tedesche in occidente potevano essere lanciate contro gli uomini di Pétain sulla riva destra della Mosa.
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[[File:Malancourt Haucourt 304.jpg|thumb|left|Devastazioni alla base di Quota 304]]
 
Nonostante le avanzate tedesche sulla riva sinistra, sulla riva destra della Mosa le cose non andavano altrettanto bene per l'esercito del Kaiser. Nei successivi tre mesi le avanzate da entrambe le parti furono minime al costo di perdite gravissime. Nella riva destra appunto, i combattimenti si svolsero per tutto il periodo in una piccola zona, chiamata il "quadrilatero della morte" a sud di [[Fort Douaumont]], dove i soldati cadevano a migliaia per un tira e molla da entrambe le parti che non superò mai i 1.000 m di avanzata.<ref>{{cita|A.Horne|p. 198|A.Horne}}</ref>. Nonostante i primi segni di tensione tra i comandi tedeschi, l'offensiva non venne fermata sulla base di considerazioni che facevano credere di poter sopportare altre grandi offensive, che al contrario i francesi a corto di uomini, non avrebbero potuto reggere.
 
Ma le cose erano ben diverse, l'esperimento del "dissanguamento totale" funzionava, ma coinvolgeva anche le truppe tedesche. Al primo maggio infatti le perdite erano rispettivamente di 126.000 uomini per i tedeschi contro i 133.000 francesi. Tra le file dei primi serpeggiava però il timore di un'offensiva inglese di "alleggerimento", così Falkenhayn decise per una energica offensiva della [[5. Armee (Deutsches Heer)|5ª Armata]] verso il [[Forte di Souville]] che sarebbe dovuta proseguire con attacchi sulla riva destra, nonostante questa decisione incontrava i pareri negativi del generale [[Bruno von Mudra]] che non considerava utile un'altra offensiva. Anche il Kronprinz sosteneva che oramai l'operazione ''Gericht'' era fallita,<ref>{{cita|A.Horne|p. 223|A.Horne}}</ref>, come concordava anche buona parte dello Stato Maggiore della 5. Armata, ma non il capo di Stato Maggiore, generale [[Konstantin Schmidt von Knobelsdorf|von Knobelsdorf]] che mise al posto di von Mudra al comando del [[III. Armee-Korps (Deutsches Kaiserreich)|III Corpo d'armata]] il generale [[Ewald von Lochow]],<ref>{{cita|A.Horne|p. 224|A.Horne}}</ref> il quale sostenne insieme a Falkenhayn la continuazione dell'azione sulla destra del fronte per tentare un ennesimo sfondamento in direzione Verdun.
 
Dopo tre mesi e mezzo di violenta battaglia, Verdun aveva ormai assunto un valore simbolico per entrambe le parti. Una cittadina oramai praticamente disabitata e semi distrutta dai bombardamenti era divenuta una questione d'onore più che strategica per la Francia. L' ''Honneur de la France'' appunto, obbligava le forze francesi a mantenere a qualunque costo la cittadella e allo stesso tempo impegnava ogni sforzo tedesco nella conquista di quell'angolo di Francia che ormai rappresentava un vero e proprio crocevia per il destino di entrambe le nazioni coinvolte.
{{quote|Come in una [[tenzone]] individuale e leggendaria a Verdun era la virilità di due popoli ad essere in gioco, nessuno dei due contendenti voleva né poteva cedere, spinti da un impeto incontrollato che andava al di là della volontà umana e che continuava implacabilmente a richiedere un enorme prezzo di vite umane.<ref>{{cita|A.Horne|p. 245|A.Horne}}</ref>}}
 
Nonostante tutto proseguirono i preparativi per il nuovo attacco tedesco, i francesi dal canto loro erano però in una situazione critica: fortemente indeboliti sulla riva destra e sopraffatti a sinistra, dove venivano martellati dall'artiglieria piazzata sulla Mort-Homme e su Quota 304.<ref>{{cita|A.Horne|p. 228|A.Horne}}</ref>
 
===La "Coppa di Maggio"===
{{Immagine grande|Panorama de Verdun, vue prise du Fort de la Chaume, 1917.jpg|1500px|Panorama del campo di battaglia di Verdun}}
I preparativi per un nuovo assalto, che portava il nome convenzionale di "coppa di maggio", proseguirono con grande rapidità, il peso dell'attacco fu simile a quello del 21 febbraio, ma su un fronte di 5&nbsp;km, che comprendeva l'attacco alle future basi di partenza per l'assalto finale a Verdun, ossia la [[Forte di Thiaumont|piazzaforte di Thiaumont]], l'altura di [[Fleury-devant-Douaumont|Fleury]] il [[Forte di Souville]], ma soprattutto il [[Forte di Vaux]], ossia il [[bastione]] a cui era ancorata l'estremità nord-est della linea francese.<ref>{{cita|A.Horne|p. 258|A.Horne}}</ref>.
 
Malgrado gli sforzi di Pétain, i tedeschi conservavano ancora una sensibile superiorità di artiglieria, con 2200 pezzi contro 1777, e la stampa tedesca ancora una volta si pronuciava:
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====Fort Vaux====
[[File:Fort de Vaux - Plaque.JPG|thumb|left|Targa commemorativa francese all'esterno del [[forte di Vaux]] ]]
Il [[forte di Vaux]] era già stato precedentemente preso d'attacco dai tedeschi, ma il loro impegno si profuse invece verso la conquista di [[Fort Moulainville]] (gemello di [[Fort Douaumont]]), che venne assediato dalle "[[Grande Berta|grandi Berta]]" che vi causarono enormi danni ed enormi perdite. Per non subire grosse perdite, le guarnigioni francesi avevano imparato a ripararsi nelle trincee al di fuori del forte durante il giorno, per poi ritornare nelle posizioni la notte. Inoltre anche i tedeschi avevano i loro problemi: l'utilizzo costante dell'artiglieria aveva danneggiato le canne degli enormi pezzi da 420mm che erano diventati molto imprecisi, e a volte erano esplosi durante gli spari.<ref>{{cita|A.Horne|p. 268|A.Horne}}</ref>. In vista dell'attacco quindi, i tedeschi poterono impiegare "solo" 4 Berta invece delle 13 impiegate a febbraio, che vennero concentrate sui due forti di [[Souville]] e [[Vaux-devant-Damloup|Vaux]].
 
Il [[1º giugno]] partì l'attacco alle trincee difensive del forte di Vaux, che furono sopraffatte interamente il giorno dopo, mentre un terribile fuoco di sbarramento tedesco pioveva sul forte. All'alba del [[2 giugno]] il fuoco di sbarramento cessò di colpo, e la [[50. Division (Deutsches Heer)|50ª Divisione]] comandata dal [[maggiore generale]] [[Weber Pasha]]<ref>Distintosi in precedenza nell'organizzazione della difesa dei [[Campagna dei Dardanelli|forti turchi a Gallipoli]]</ref> iniziò immediatamente l'attacco verso il forte. Appena i soldati tedeschi arrivarono nel fossato del forte, una pioggia di proiettili si riversò su di loro, nonostante questo, alle 5:00 del mattino uno dei più importanti [[caposaldo|capisaldi]] del forte cadde in mano tedesca, e dopo ore di duri combattimenti nel pomeriggio ormai le strutture esterne del forte erano in mano tedesca. I combattimenti si spostarono quindi all'interno, tra le buie gallerie del forte, dove i francesi si erano barricati e dove entrambi gli schieramenti combattevano tra angusti corridoi, in una battaglia illuminata solamente dalle granate che a causa degli spazi risptretti, causavano ferite orribili.
 
Il [[4 giugno]], [[Robert Georges Nivelle|Robert Nivelle]] ordinò un immediato contrattacco contro gli occupanti di Fort Vaux, ma senza esito, intanto i genieri tedeschi portarono all'interno del forte sei lanciafiamme, ma la strenua resistenza francese non cessò nonostante l'utilizzo di queste terribili armi e nonostante la mancanza d'acqua nei serbatoi del forte. In aiuto dei francesi intervenne però il 155mm del forte di Souville, che colpì duramente i tedeschi, i quali, dopo il quarto giorno di [[assedio]] iniziarono a perdere le speranze, anche in nome delle pesanti perdite subite dall'inizio dell'attacco. Ma il [[7 giugno]] i francesi, oramai senz'acqua e praticamente lasciati isolati dal resto dell'esercito, non riuscirono più a resistere e consegnarono la chiave di bronzo del forte al [[tenente]] Werner Müller, capo dei mitraglieri tedeschi.<ref>{{cita|A.Horne|p. 272|A.Horne}}</ref>.
 
===Falkenhayn viene sostituito===
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Il generale [[Charles Mangin]], che aveva fama di non farsi scrupolo delle perdite subite dalle sue divisioni,<ref>Alla vigilia di uno dei suoi attacchi a Fort Douaumont disse: {{quote|La prima ondata sarà uccisa. La seconda anche. E anche la terza. Alcuni uomini della quarta raggiungeranno l'obiettivo. La quinta ondata prenderà la posizione.}} - {{cita|I.Ousby|pp. 293-295; 340-341 |I.Ousby}}</ref> ordinò diversi attacchi a Fort Douaumont che si risolsero in un bagno di sangue per i francesi. L'artiglieria, specialmente i mortai da 370&nbsp;mm che tanto piacevano a Mangin, si era difatti rivelata del tutto inadeguata a penetrare le mura di calcestruzzo del forte<ref>Un ufficiale al comando di uno degli altri forti di Verdun, che sapeva a quale intensità di fuoco potevano resistere, saputo che Mangin avrebbe usato i mortai da 370, commentò: {{quote|Mangin ritiene davvero Douaumont tanto debole?}} - {{cita|I.Ousby|pp. 293-295; 340-341 |I.Ousby}}</ref> così come la coordinazione tra i vari reparti che parteciparono agli attacchi; nonostante ciò durante questi attacchi alcuni gruppi di soldati riuscirono a raggiungere il tetto del forte ma furono di fatto tutti uccisi o fatti prigionieri.<ref>{{cita|I.Ousby|pp. 293-295; 340-341 |I.Ousby}}</ref><ref>L'8 maggio il forte fu scosso da una violenta esplosione causata da una scatola di bombe a mano difettose e morirono più di 600 soldati tedeschi che si trovavano nei sotterranei. Mangin colse l'occasione e andò all'attacco il 22 maggio; quando dalla sua posizione vide che alcuni soldati (sotto il comando del maggiore Lefebvre-Dibon) erano arrivati in cima al forte, preso dall'emozione comunicò subito a Nivelle di aver riconquistato il forte. Al pomeriggio del 23 dovette arrendersi all'evidenza che l'attacco era stato un fallimento e che i soldati che erano penetrati nel forte erano stati tutti fatti prigionieri - {{cita|I.Ousby|pp. 293-295; 340-341 |I.Ousby}}</ref>
 
Ad ottobre l'andamento della battaglia sarebbe però drasticamente cambiato. I francesi cominciarono a preparare una serie di offensive su larga scala che poterono contare sullo sforzo dei tre grandi protagonisti della battaglia, il trio composto da [[Robert Nivelle]], [[Philippe Pétain]] e dal già citato Charles Mangin, che per la prima volta da febbraio avrebbero organizzato un'offensiva degna di tale nome, aspettando prima di tutto di avere la superiorità nell'artiglieria e negli uomini. L'attacco principale avrebbe avuto come primo obiettivo la riconquista di [[Fort Douaumont]], con in tutto otto divisioni,<ref>3 divisioni in prima linea, 3 divisioni a seguire e 2 divisioni di riserva</ref>, e oltre 650 cannoni pesanti, con a disposizione circa 15&nbsp;000 tonnellate di proiettili.<ref>{{cita|A.Horne|p. 308|A.Horne}}</ref>. Il [[19 ottobre]] partì quindi un poderoso bombardamento preliminare francese che per tre giorni sconvolse le linee tedesche, avvalendosi fino a mezzogiorno del 23 di giganteschi pezzi da 400&nbsp;mm della [[Schneider Electric|Schneider-Creusot]] che martellarono Douaumont fino ad allora "lasciato in pace", devastandone le [[Casamatta|casematte]] e le strutture, portando i tedeschi ad evacuare il forte riuscendo là dove i mortai da 370&nbsp;mm avevano fallito.
 
Intanto con un ingegnoso trucco messo in atto da Nivelle<ref>Il [[22 ottobre]] per far credere al nemico un imminente assalto, ordinò alle truppe di emettere le stesse grida d'eccitazione tipiche di un attacco; in risposta le artiglierie tedesche iniziarono un tiro di sbarramento, rivelando così le loro posizioni, che furono quindi martellate senza sosta dai pezzi da 155 francesi che in questo modo misero fuori combattimento 90 delle 158 batterie tedesche - {{cita|A.Horne|p. 312|A.Horne}}</ref> le batterie tedesche subirono moltissimi danni; al mattino del 24 ottobre, si stima che le artiglierie francesi avessero sparato quasi 250.000 colpi.<ref>{{cita|A.Horne|p. 311|A.Horne}}</ref>.
 
Il mattino del [[24 ottobre]] sotto una pesante nebbia incominciò l'attacco francese accompagnato dallo squillo acuto delle trombe reggimentali, proprio per questa nebbia le poche batterie tedesche rimaste non poterono aprire il fuoco, [[Fleury-devant-Douaumont|Fleury]] e l'''Ouvrage de Thiaumont'' caddero in pochi minuti, e avanzarono con una tale rapidità da cogliere le truppe nemiche del tutto impreparate.
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{{quote|questo giorno nero.}}
 
L'esercito francese avanzò di circa 3&nbsp;km oltre un Douaumont devastato, riconquistarono anche parecchie delle posizioni perdute in febbraio<ref name="cita|P.Davis|p. 469|P.Davis"/> ottenendo senza ombra di dubbio la "più brillante vittoria dopo la Marna", impiegando pochi giorni per conquistare le posizioni che il ''Kronprinz'' catturò in quasi quattro mesi e mezzo.<ref>{{cita|A.Horne|p. 312|A.Horne}}</ref>.
 
Fondamentale fu l'utilizzo dello "[[sbarramento mobile]]" ad ondate successive messo in atto da Nivelle, che si dimostrò un autentico successo, e causò per la prima volta durante la battaglia di Verdun, più perdite tra i tedeschi<ref>11&nbsp;000 prigionieri e 115 cannoni catturati</ref> che tra i francesi. La Francia celebrò la sua [[Battaglia di El Alamein|El Alamein]] della prima guerra mondiale,<ref>In riferimento alla vittoria inglese della [[seconda guerra mondiale]] che sancì la prima grande sconfitta della [[Wehrmacht]] durante il conflitto</ref>, e celebrò il suo eroe, il generale Nivelle, mentre colui che aveva preparato la resistenza francese durante i momenti più difficili, Pétain, fu eclissato, e stessa sorte toccò all'ormai dimenticato [[Joseph Joffre]].
 
== Le cause della mancata vittoria tedesca ==
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La '''battaglia di Verdun''' verso la fine di dicembre 1916, era tecnicamente terminata. Anche se questo campo di battaglia porterà ancora sporadiche perdite fino alla fine della guerra, l'effetto più immediato fu la caduta del potentissimo [[Joseph Joffre]], che già da giugno non godè più della fiducia del parlamento a causa dell'[[ecatombe]] che Verdun costò alla [[Francia]].
 
Con il pesante [[Battaglia della Somme|insuccesso della Somme]], il [[27 dicembre]] Joffre fu liquidato con la nomina di [[Maresciallo di Francia]] titolo che portò l'oscuramento quasi totale del [[generale]]. Al suo posto al ''GQG'' fu nominato [[Robert Nivelle]], grande adulatore dei politici, molto più estroverso di Pétain, e ideatore delle vittoriose controffensive francesi di ottobre, che l'altro possibile aspirante Comandante Supremo, [[Ferdinand Foch]], non aveva ottenuto sulla Somme.<ref>{{cita|A.Horne|p. 320|A.Horne}}</ref>.
 
Il nuovo capo Nivelle iniziò subito i preparativi per una "decisiva" offensiva a primavera, sullo [[Chemin des Dames]], che nonostante i preparativi e il grande dispiegamento di energie umane e materiali, si trasformò in un ennesimo disastro per la Francia. La [[seconda battaglia dell'Aisne]] preparata da Nivelle, in pochi giorni fece registrare circa 120&nbsp;000 perdite tra le file anglo-francesi, causando un significativo ed ennesimo impoverimento nelle risorse umane nell'esercito francese e facendo cadere nell'oblio il sopravvalutato generale. Il fallimento dell'Aisne fu poi la miccia che fece esplodere il periodo di ammutinamenti che sconvolse l'armata francese nel 1917, dove in pochi giorni, le divisioni destinate all'offensiva di Nivelle fecero registre oltre 20.000 diserzioni immediate, che arrivarono durante l'anno al numero di 54 divisioni "ammutinate".<ref>{{cita|A.Horne|p. 278|A.Horne}}</ref>. Dal giorno della catastrofica offensiva di Nivelle<ref>a cui non fu nemmeno più permesso avvicinarsi al fronte occidentale, fu spedito in nord Africa e per alcuni anni gli fu proibito abitare a meno di 50&nbsp;km da [[Parigi]]</ref> e dai successivi ammutinamenti, si capì che la guerra non si sarebbe potuta vincere senza l'aiuto americano, con tutte le conseguenze che ne derivarono.
 
Nuovamente i politici francesi si rivolsero all'unico uomo capace di ristabilire l'ordine, [[Philippe Pétain]]. Questi fece diminuire drasticamente le contromisure repressive dei comandanti francesi e si dedicò a migliorare drasticamente le condizioni dell'esercito, partendo anche dai bisogni più semplici che fino a quel momento furono trascurati dai comandi francesi.
 
Il segno che Verdun lasciò sull'esercito fu indelebile; i sette-decimi dell'esercito francese passò attraverso l'inferno di Verdun<ref name="cita|P.Davis|p. 470|P.Davis">{{cita|P.Davis|p. 470|P.Davis}}</ref> la Francia zoppicò per tutto il [[1917]], portando a termine solo piccole e limitate offensive (tra cui la riconquista del Mort-Homme) e passando simbolicamente il peso dell'attacco sul fronte occidentale agli inglesi prima e agli americani poi, mettendo il proprio sulla difensiva.<ref name="cita|A.Horne|p. 331|A.Horne">{{cita|A.Horne|p. 331|A.Horne}}</ref>.
D' altra parte le incapacità dell'esercito francese non furono poche, la [[guerra franco-prussiana|sconfitta del 1870]] bruciava ancora nei ricordi dei comandi, e ciò si tramutò nella totale indisposizione nel perdere neppure un metro di terreno per ragioni tattiche. La Francia invece avrebbe potuto limitare notevolmente le proprie perdite abbandonando quelle fortezze fino ad allora tanto trascurate da Joffre, per attestarsi su posizioni più favorevoli e lasciando ai tedeschi la città di Verdun. Ma il senso dell'onore e la paura delle conseguenze nell'opinione pubblica prevalse. Ma allo stesso tempo nulla fu fatto per trovare alternative tattiche e strategiche adeguate, la Francia accettò in pieno la sanguinosa sfida lanciata dai tedeschi e l'intervento di Pétain riuscì solo ad alleviare le condizioni dell'esercito.<ref name="cita|A.Horne|p. 331|A.Horne"/>
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Parallelamente i comandi tedeschi in più occasioni ebbero tra le mani la possibilità di prendere definitivamente Verdun. A maggio la conquista della città si sarebbe potuta ottenere, si sarebbe potuto avere un collasso di tutto il paese con un attacco deciso e coordinato che avrebbe finalmente terminato le sofferenze di entrambi gli eserciti, senza prolungare l'inferno in cui dovettero combattere. Ma anche i comandi tedeschi, dall'indeciso Falkenhayn, al temerario Knobelsdorf, all'inascoltato Kronprinz, non seppero programmare una tattica comune decisa ad uno sfondamento risolutivo. Considerando poi che le perdite tedesche furono così gravi che in nessun modo si sarebbero potute trovare le riserve necessarie per un colpo finale negli mesi seguenti, specialmente considerando l' attacco alleato sulla Somme che assorbì notevoli forse tedesche per molti mesi.<ref>{{cita|A.Horne|p. 323|A.Horne}}</ref>
I critici militari tedeschi sono più o meno unanimi nel considerare Falkenhayn come la causa principale dell'insuccesso, a causa della sua incapacità di concentrare l'attacco in un solo punto, preferendo ''"attacchi limitati"'' assecondando fino all'ultimo la sua tecnica del ''"logorio dovuto all'attrito"'', oltre per la sua perenne indeterminatezza nelle decisioni fondamentali dopo aver deciso comunque di buttarsi nell'operazione Verdun.<ref>{{cita|A.Horne|p. 329|A.Horne}}</ref>
Anche se alcuni storici tedeschi, difensori di Falkenhayn sostengono che l'atteggiamento di Joffre andò a favore della Germania, in quanto l'impegno a [[Verdun]] tolse ventisei [[Divisione (unità militare)|divisioni]] francesi dal fronte della Somme, semplificando non di poco l'impegno tedesco.<ref name="cita|A.Horne|p. 330|A.Horne">{{cita|A.Horne|p. 330|A.Horne}}</ref>.
 
Nessuna delle due parti ''"vinse"'' a Verdun, fu una battaglia non decisiva di una guerra non decisiva.<ref name="cita|A.Horne|p. 330|A.Horne"/>. Alla sua conclusione ciò che i tedeschi avevano conquistato dopo 10 mesi di scontri e un terzo di milione di perdite, non era altro che un'estensione di territorio un po' più larga dei [[Londra#Parchi e giardini|parchi reali di Londra]].<ref name="cita|A.Horne|p. 331|A.Horne"/>.
 
Verdun lasciò un segno indelebile anche tra l'esercito tedesco, la fiducia nei capi dell'esercito fu scossa alle fondamenta, il morale non si ristabilì mai del tutto, e anche in patria si manifestò un'evidente stanchezza nei confronti della guerra.
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[[File:Bundesarchiv Bild 183-L05373, Reichskriegsflagge über Verdun.jpg|thumb|right|La ''Reichskriegsflagge'' sventola su Verdun, giugno 1940]]
Ma le conseguenze di questa sanguinosa battaglia non si esaurirono con la fine della stessa. Verdun più di qualsiasi altro evento, contribuì fortemente nelle tattiche militari francesi durante la [[Campagna di Francia|caduta della Francia nel 1940]].
Se da una parte Verdun fu teatro per una evoluzione dell'arte della guerra, con l'introduzione dei [[lanciafiamme]] e del [[fosgene]], con l'utilizzo delle nuove concezioni di ''"forza aerea"'', ''"tecnica di infiltrazione"''<ref>a Verdun per la prima volta, i comandanti tedeschi perfezionarono la tattica di infiltrazione nelle linee nemiche con l'impiego di piccole squadre addestrate che sparpagliate su tutto il fronte, ebbero a dare molto filo da torcere alle difese statiche francesi</ref> e ''"sbarramento mobile ad ondate successive"'',<ref>quello attuato da Nivelle durante le vittoriose controffensive di novembre e dicembre, basate sull'avanzamento dello sbarramento di artiglieria ad intervalli programmati a cui avrebbe dovuto seguire l'avanzamento della fanteria che in questo modo era sempre protetta dalla propria artiglieria</ref>, fu anche l'occasione in cui studiosi militari, soprattutto francesi, analizzarono la resistenza offerta dalle fortificazioni moderne nei confronti dei nuovi enormi [[calibro|calibri]].
E fu il [[Maresciallo di Francia]] Pétain (che ora godeva di maggior prestigio nel suo paese), che già dal [[1922]] richiese la creazione di una linea difensiva che proteggesse permanentemente la Francia non più sullo stile del [[Sistema Séré de Rivières]], ma su una nuova concezione di linea continua formata da centinaia di ''cupole retrattili'' armate di cannoni e collegate tra di loro con passaggi sotterranei ad una tale profondità da essere immuni a qualsiasi tipo di proiettile.<ref>{{cita|A.Horne|p. 340|A.Horne}}</ref>.
 
Non fu una coincidenza che l'uomo politico che alla fine appoggiò e dette il suo nome alla linea fu un ex-[[sergente]] che fu ferito seriamente a Verdun, il [[ministro]] [[André Maginot]],<ref>che inoltre fu uno dei rappresentanti parlamentari che sfiduciarono Joffre nel 1916</ref>, e che il [[Capo di Stato Maggiore]] francese sotto il quale venne realizzata la [[Linea Maginot]], fu un certo [[Marie-Eugène Debeney]], anch'egli combattente sulla ''Mort-Homme''.
 
Molti dei personaggi politici francesi che dovettero prepararsi alla [[seconda guerra mondiale]], furono testimoni e partecipi dell'immane massacro di Verdun; il presidente francese [[Albert Lebrun]] maggiore di artiglieria, il presidente [[René Coty]], soldato di prima classe, il presidente [[Charles De Gaulle]], [[capitano]] di fanteria, l'ammiraglio [[François Darlan]] e i marescialli [[Philippe Pétain|Pétain]] e [[Jean de Lattre de Tassigny|de Lattre]] furono tutti chiamati alla difesa di Verdun. Questi furono anche gli uomini politici che dovettero guidare la Francia prima, durante e dopo il secondo conflitto mondiale e che tentarono in ogni modo di non ripetere gli errori e i sacrifici cui i giovani francesi furono chiamati a compiere a Verdun.
 
Mentre i francesi si prodigavano a difendere il confine nazionale, anche i tedeschi dovettero fare i conti con le conseguenze di Verdun.
Seppur la sanguinosa battaglia non segnò così profondamente i tedeschi come accadde per i francesi ,<ref>forse perché le truppe tedesche impegnate furono decisamente meno o forse perché le inumane condizioni da affrontare sul campo di battaglia furono sempre peggiori per i francesi che per i tedeschi</ref>, ebbe comunque una grande influenza sui futuri capi della [[Wehrmacht]], molti dei quali avevano preso parte ai logoranti combattimenti di Verdun. Generali come [[Erich von Manstein|von Manstein]], [[Friedrich Paulus|von Paulus]], [[Heinz Guderian|Guderian]], [[Walther von Brauchitsch|von Brauchitsch]] e [[Wilhelm Keitel|Keitel]],<ref>mentre altri, come [[Erwin Rommel|Rommel]] e [[Günther von Kluge|von Kluge]] in altri periodi, parteciparono anch'essi ad azioni nello stesso settore</ref>, ben memori degli immani massacri per la conquista di fortificazioni fisse, impararono più di ogni altro esercito la lezione che Verdun aveva impartito, e per non ricadere più in un'altra guerra d' attrito, misero in pratica ciò che avevano imparato e che il [[generale]] [[Hans von Seeckt]] teorizzò.
 
L'esercito tedesco fu il primo a sviluppare una tattica completamente svincolata dall'eventuale sfondamento di posizioni fisse e fortemente protette, puntando invece sulla velocità di avanzata e lo sfondamento in settori ben precisi, con lo scopo di aggirare e quindi accerchiare il nemico per costringerlo alla resa. Questa tattica fu applicata con successo in [[Campagna di Polonia|Polonia]] e in [[Campagna di Francia|Francia]] poco più di vent'anni dopo, dove la [[Blitzkrieg]] mise in ginocchio il vecchio nemico francese in pochi giorni.
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Le cifre francesi indicano invece che le perdite sul campo di battaglia di Verdun per entrambi gli schieramenti furono di circa 420.000 morti e 800.000 avvelenati dai gas o feriti. A sostenere queste cifre furono i circa 150.000 cadaveri, o parti di essi, non identificati e deposti nell'[[Ossario di Douaumont]]. Ancora oggi vengono scoperti resti di soldati caduti, e se le cifre fossero veramente queste, per un confronto vale la pena di ricordare che le perdite totali dell'[[Impero britannico]] durante tutta la [[seconda guerra mondiale]] furono 1.246.025, di cui 353.652 morti e 90.844 dispersi.<ref>{{cita|P.Davis|p. 480|P.Davis}}</ref>
 
Approssimativamente si è calcolato che l'artiglieria tedesca abbia sparato all'incirca 22.000.000 di colpi, mentre quella francese circa 15.000.000,<ref name="cita|A.Horne|p. 330|A.Horne"/>, mentre su un totale di 96 divisioni sul fronte occidentale, i francesi ne inviarono ben 70 a Verdun, mentre i tedeschi 46 e mezzo.<ref name="cita|A.Horne|p. 300|A.Horne"/>
 
Centinaia di migliaia furono i giovani che patirono sofferenze indicibili nelle trincee di Verdun, migliaia di veterani sia francesi che tedeschi si recarono per molti anni a commemorare i loro compagni nei luoghi in cui un tempo combatterono in condizioni terribili, tra feriti senza cure che agonizzavano, portaordini che non tornavano, soccorsi e razioni che non arrivavano e cadaveri seppelliti e disseppelliti dall'incessante bombardamento dell'artiglieria.<ref name="Verdun, Les grandes batailles"/>
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Moltissimi dei veterani, che ventitrè anni dopo vissero e furono partecipi anche al secondo conflitto mondiale, rimasero così profondamente scossi dalla battaglia di Verdun, da portarsi dietro quel ricordo per tutta la vita. Caso emblematico fu quello del [[generale]] [[Karl-Heinrich von Stülpnagel]], governatore militare tedesco a Parigi e tra i maggiori [[Operazione Valchiria|cospiratori nell'attentato]] del [[20 luglio]] [[1944]] contro Hitler.
Questi mentre rientrava in Germania per il processo a suo carico, chiese di potersi fermare a Verdun nei pressi della tristemente famosa ''Mort-Homme'', dove nel [[1916]] aveva comandato un [[battaglione]], e dove nel [[1944]] tentò il suicidio. Proprio nel luogo dove migliaia di suoi commilitoni persero la vita durante i terribili assalti volti alla conquista di quella collina distrutta dal furore della guerra, il generale rivolse la sua pistola d'ordinanza alla testa. Sfortunatamente il generale riuscì solo ad accecarsi, e condotto comunque in Germania venne poi strangolato dalla [[Gestapo]].<ref>{{cita|A.Horne|p. 347|A.Horne}}</ref>.
 
I pellegrinaggi e le commemorazioni legate a Verdun proseguirono per tutto il primo dopoguerra, l'[[Ossario di Douaumont]] e la [[Voie Sacrée]] divennero quasi dei luoghi di culto per giovani e meno giovani, ma tutto il campo di battaglia rimase per lungo tempo pieno dei segni della battaglia. I pesanti reticolati dei forti furono usati nelle fattorie, gli elmetti tedeschi furono messi in testa agli spaventapasseri, i numerosi villaggi devastanti rimasero abbandonati o addirittura sparirono dalle cartine geografiche. I boschi della riva destra furono nuovamente ricoperti di alberi, che crebbero di qualità scadente, nel [[1930]] le pendici del ''Mort-Homme'' furono ricoperte di alberi piantati dopo che ogni tentativo di coltivazione era fallito.
 
Voragini innaturali più o meno profonde sono ancora individuabili lungo tutto il campo di battaglia e quella che prima veniva chiamata ''Quota 304'' oggi è segnata sulle cartine geografiche con l'altezza di 297&nbsp;m, dato che i violenti bombardamenti che accompagnavano i tentativi di conquista, "limarono" di ben 7&nbsp;metri l'altezza della collina.<ref name="Verdun, Les grandes batailles"/>. Ancora oggi, vagando per i campi, con un po' di fortuna si possono trovare ancora gli avanzi della battaglia: elmetti, borracce, fucili rotti e schegge di ogni tipo, a testimonianza ancora oggi della follia e al contempo del coraggio di migliaia di giovani che diedero la loro vita per difendere o conquistare un tanto importante quanto insanguinato fazzoletto di Francia.
 
== Note ==