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Don Baronio, come già detto, durante la vita, fu '''pastore della carità cristiana''', umile e tenace '''strumento della divina Provvidenza''', sempre pronto ad aiutare, in forme mutevoli il Prossimo sofferente. Dalle sue belle parole nei giornali che dirigeva, alle catechesi, al pane donato ai bisognosi (aveva vicino alla Cattedrale uno studiolo, nel quale riceveva i bisognosi per dare loro qualche aiuto economico), al conforto dato ai '''malati''', ai '''carcerati''' della Rocca Malatestiana, al ruolo di '''confessore ricco di misericordia'''. Riceveva e dava. Fondò anche '''un'associazione per l'adorazione notturna''' ([[1923]]), e nel [[1952]] - tornato con Padre Guglielmo Gattiani da una visita a [[Padre Pio da Pietrelcina]] - organizzò '''un gruppo di preghiera mensile''' presso le suore cappuccine.
Il suo aspetto era piuttosto trasandato, e questo gli veniva rimproverato dai suoi confratelli presbiteri <ref> cfr. C. Bastelli, Don Carlo Baronio, 2004. </ref>. Non era poi un predicatore tradizionale: la sua voce era sommessa, fuggiva gli intellettualismi, parlava con immagini semplici, senza i mezzi utilizzati usualmente dagli oratori. Ma ugualmente poteva colpire per la semplicità del gergo e la vivacità degli aneddoti dei santi che introduceva. Tra i suoi temi preferiti vi erano i Novissimi (Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso), la Confessione, la Comunione e le opere di misericordia. <ref> Dino Pieri, il Canonico Carlo Baronio e la sua opera, 1976, pag. 128. </ref>
La popolazione cesenate confidava in quel prete dall'aspetto dimesso, e tante erano le donazioni, tanto il Canonico poteva fare per i poveri. Camminatore infaticabile, da solo o con i suoi fanciulli, diceva che camminando molto riusciva a pregare molto, percui quando era solo, raramente accettava passaggi in carrozza o in automobile.
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