Monterotondo: differenze tra le versioni
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Nell'anno 1845 il cardinal [[Luigi Lambruschini]], vescovo di [[sede suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto|Sabina]], venuto a Monterotondo per consacrare solennemente la basilica collegiale di Santa Maria Maddalena, restaurata ed abbellita da don Antonio Boncompagni Ludovisi, annunciò la visita del pontefice Gregorio XVI per il giorno 6 ottobre dello stesso anno. La visita fu festeggiata con grande pompa e il priore Nicola Fanucci, di fronte alla porta del municipio, consegnò le chiavi d'oro del Comune al papa. I festeggiamenti si protrassero fino a tarda sera e papa Gregorio XVI rimase così colpito dall'affetto mostratogli dai monterotondesi e dalle bellezze naturali del territorio, che il 22 novembre dello stesso anno conferì al comune il titolo di "Città", con le inerenti prerogative. Prima di Gregorio XVI anche Urbano VIII fu accolto dai Barberini suoi consanguinei, ma non sembra che concedesse qualcosa di speciale, nonostante le accoglienze calorose anche a lui riservate. In quell'epoca Monterotondo era considerata una delle maggiori città della Sabina: in un libro del tempo fu infatti definita "la Parigi della Sabina".
Fu testimone, nel [[1867]], della Campagna dell'[[Agro Romano]] per la liberazione di Roma. Il [[26 ottobre]] [[Giuseppe Garibaldi]] vi entrò con i suoi volontari bruciando Porta Romana, oggi Porta Garibaldi. A preparare un carretto con zolfo e altre materie incendiarie fu Pasquale Baiocchi nativo di [[Città Sant'Angelo]], titolare con il padre di una fabbrica di fuochi artificiali nel suo comune. Morì nel 1907 saltando in aria con il suo laboratorio a Città Sant'Angelo. Tra i giovani al seguito dell'[[Giuseppe Garibaldi|Eroe dei Due Mondi]] si trovavano anche i fratelli Cairoli, Jessie White Mario, la Contessa Blawaski, russa, Giuseppe Pollini, 16 anni, di Rovereto, [[Fabio Giovagnoli|Fabio]], [[Mario Giovagnoli|Mario]], [[Ettore Giovagnoli|Ettore]], [[Alessandro Giovagnoli|Alessandro]] e [[Raffaello Giovagnoli]], dallo stesso Garibaldi chiamati "I [
Cimeli della Campagna del 1867 riferiti a Monterotondo come il catenaccio di Porta Garibaldi (ogni parte è autenticata da sigillo a piombo del Comune di Monterotondo) sono nel [[Museo Nazionale Garibaldino di Mentana|Museo della Campagna dell'Agro Romano]] per la liberazione di [[Roma]],direttore scientifico dal 1997 il prof. Francesco Guidotti consulente storico del Comune definito dal sindaco Lupi nel novembre 2007: "massima autorità storica del territorio sui temi del Risorgimento in particolare per la Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma". Attigua in Mentana al Museo l'Ara-Ossario dei Volontari caduti nella Campagna del 1867. <ref>[http://www.museomentana.it]</ref>. In città si cita da parte papalina il presunto episodio di Garibaldi che di persona sarebbe entrato dal portone principale del Duomo in sella ad un cavallo.Comunque in un libro del prof.Guidotti è spiegato e documentato come i garibaldini pagarono quanto preso ed usato durante l'occupazione della città testimoniato anche da Raffaello Giovagnoli in una lettera dei primi del 900.Una raccolta di 250 volumi sul Risorgimento e Campagna del 1867 molti dei quali rarissimi sono nella biblioteca personale e privata del direttore prof. Francesco Guidotti.
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