Palazzo Bonet: differenze tra le versioni

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Dalla descrizione dei corpi di fabbrica, desumiamo quale fosse la configurazione della fronte principale (sull’attuale via S. Anna) a quel momento, infatti si parla di tre porte grandi che corrispondono cioè una per l’intrata di ditta casa, l’altra intra la vanella della Correria (attuale vicolo dei Corrieri) et l’altra de lo medesimo giardino che corrisponde in detta vanella vicino la chiesa .
Con l’acquisizione di casa Bonet e del suo giardino i Padri francescani poterono mettere in pratica i loro grandiosi programmi: fu possibile realizzare, infatti, il refettorio e il chiostro.
Nel cantiere di restauro partito nel [[1996]] vennero ritrovate alcune porzioni dell’originario Palazzo Bonet:
* il loggiato su pilastri ottagoni con archi ogivali;
* l'accesso alla corte dal vicolo dei Corrieri;
* le bifore del piano nobile e di una delle snelle colonne in marmo di Carrara con capitello e base perfettamente integra e completa;
* un portale con cornice archiacuta;
* le finestre ''alla catalana'' di piano terra con cornice a bastone e decorazione floreale;
* le bifore del piano nobile ''alla pisanisca'';
* l'apparecchio murario in pietra da taglio costituito da massicci cantonali che incorniciano campi murari con tessitura muraria di minore qualità materico-costruttiva;
* un pavimento maiolicato in corrispondenza di un pianerottolo;
- ancora, l’andamento di alcune porzioni superstiti di cornice nelle murature che indicavano la giacitura di una scala che dalla corte del palazzo immetteva allo scalone che invece dal chiostro conduceva al primo piano del convento.
 
L’attenta lettura dei materiali e la potenzialità di ricerca che offre un cantiere di restauro ha inoltre consentito l’elaborazione della seguente ipotesi:
* esistevano già delle case in parte dell’area su cui si costruì la dimora dei Bonet, probabilmente con accesso dal portale con soprastante ghiera rinvenuto nel corpo su vicolo dei Corrieri. I saggi geognostici hanno rilevato al di sotto di questa zona edificata la presenza di un banco di biocalcarenite superficiale, e quindi l’esistenza di aree non alluvionali, costituendo essa stessa il limite del bordo alluvionale del porto interno del Kemonia;
* con i depositi alluvionali, a partire dall'XI secolo circa, il bordo del porto interno si ritira progressivamente sino a scomparire, dando vita al piano della Guzzetta; si rendono così disponibili nuove aree edificabili ed i Bonet acquistano case e terreni liberi per costruirvi la loro domus magna, accorpando le unità edilizie esistenti o per acquisto diretto o tramite la nota ed utilizzata Prammatica di Re Martino. Gran parte dell’area viene destinata a giardino proprio per la fertilità dei terreni alluvionali; il terreno coltivabile risultava perimetrato da due attraversamenti pubblici, il vicolo su cui i Francescani erigeranno nel ‘600 lo scalone e l’attuale bordo occidentale del chiostro che, anche dopo la realizzazione dello stesso, mantiene ancora oggi l’uso pubblico;
* la successiva evoluzione e trasformazione della fabbrica è nota attraverso i riscontri documentari e passa attraverso l’acquisizione del palazzo ai Francescani, con la trasformazione del viridario in chiostro, la saturazione del vicolo con lo scalone, la trasformazione della torre in campanile, la realizzazione della loggia stenditoio e le manomissioni ottocentesche precedentemente descritte ed enumerate.
 
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