Palazzo Bonet: differenze tra le versioni

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Riguardo alla matrice tipologica, il palazzo Bonet annovera proprio le costanti “peculiari” dei palazzi quattrocenteschi: l’edificio si presenta come un blocco compatto i cui limiti spaziali sono sottolineati da cantonali in pietra viva; i merli di coronamento, la torre e la colonna con lo stemma araldico angolari costituiscono elementi diffusi e dall’unico significato, quello cioè di significare l’affermazione e il prestigio del proprietario e del suo casato.
 
Il piano terra presenta allo stato attuale sulla piazza e su strada aperture rettangolari caratterizzate da cornici e delicate decorazioni scultoree che testimoniano la continua presenza degli scalpellini e dei maestri lapicidi per tutta la durata del cantiere ; queste illuminavano dall’altodall'alto i locali adibiti a magazzini, stalle e cucine; tali finestre sostituirono presumibilmente originarie feritoie o piccole monofore trecentesche. Rileviamo come se in termini di impianto e caratteri tipologici la fabbrica testimonia uniformità a modelli precostituiti ed iterati, nel campo della decorazione si rintracciano invece elementi differenti ed originali, indici di quell’eclettismoquell'eclettismo e delle diverse matrici culturali appannaggio di maestranze operanti nei cantieri pubblici e privati.
 
Il cortile centrale, dalla forma pseudo quadrangolare, si qualifica alla stregua di spazio interno determinante sia dal punto di vista distributivo che funzionale; ad esso si accede per mezzo di un andito e di un loggiato, quasi a voler segnalare il passaggio dall’esterno al cuore della casa in modo progressivo e filtrato: dal buio dell’andronedell'androne alla penombra del porticato. Non è dato con precisione ubicare la sede della scala, giacché non è stata trovata alcuna traccia; l’ipotesil'ipotesi della presenza di una scala escuberta alla catalana viene in parte confutata dal mancato ritrovamento nel cortile di strutture fondali di tale collegamento verticale, anche se ciò appare anomalo perché elemento tipico dell’architetturadell'architettura palaziale del periodo risulta il sistema patio-loggia-scala-salone di rappresentanza. La loggia è contrassegnata da tre archi acuti impostati su pilastri ottagoni; riteniamo utile sottolineare come l’utilizzo dell’arco acuto avvicini la fabbrica più alla corrente lombarda goticheggiante che a quella catalana. L’arco depresso, utilizzato già a palazzo Speciale e a palazzo Marchesi, qui non viene riproposto.
La pianta a “C” era come riferito chiusa nel lato libero dal muro di cinta di un giardino al quale si accedeva dal cortile; anche la presenza del giardino è per G. Bellafiore un elemento del lessico aragonese , rinvenuto anche nei palazzi napoletani e messinesi.
 
La pianta a “C”''C'' era come riferito chiusa nel lato libero dal muro di cinta di un giardino al quale si accedeva dal cortile; anche la presenza del giardino è per G. Bellafiore un elemento del lessico aragonese , rinvenuto anche nei palazzi napoletani e messinesi.
Il piano nobile risulta invece caratterizzato da ampi saloni e da grandi bifore, queste ultime in pietra di intaglio dalla perfetta stereotomia, con esile colonnina centrale in marmo di Carrara; le foglioline alla base della colonna sono analoghe al motivo decorativo delle colonne del cortile di Palazzo Abatellis, ad ulteriore dimostrazione della derivazione di esso dal modello di riferimento costituito proprio dal palazzo Bonet.
 
Quanto ai principali caratteri costruttivi, le strutture murarie sono realizzate con calcarenite conchiliare dalla cromia grigio-beige (i banchi più antichi), in conci abbozzatamente squadrati messi in opera con poca malta, mentre per i cantonali, i portali, le mostre di finestre ed altre aperture, gli elementi modanati, si utilizzarono conci di intaglio e con lavorazioni accessorie, gli orizzontamenti di piano erano costituiti da solai a doppio ordito decorati all’intradosso da pitture policrome.
 
Dalla descrizione dei corpi di fabbrica, desumiamo quale fosse la configurazione della fronte principale (sull’attuale via S. Sant'Anna) a quel momento, infatti si parla di tre porte grandi che corrispondono cioè una per l’intrata di ditta casa, l’altral'altra intraall'interno ladella vanella della Correria (attuale vicolo dei Corrieri) ete l’altra de lodel medesimo giardino che corrisponde in detta vanella vicino la chiesa .
Nel cantiere di restauro partito nel [[1996]] vennero ritrovate alcune porzioni dell’originario Palazzo Bonet:
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* l'apparecchio murario in pietra da taglio costituito da massicci cantonali che incorniciano campi murari con tessitura muraria di minore qualità materico-costruttiva;
* un pavimento maiolicato in corrispondenza di un pianerottolo;
-* ancora, l’andamentol'andamento di alcune porzioni superstiti di cornice nelle murature che indicavano la giacitura di una scala che dalla corte del palazzo immetteva allo scalone che invece dal chiostro conduceva al primo piano del convento.
 
L’attentaL'attenta lettura dei materiali e la potenzialità di ricerca che offre un cantiere di restauro ha inoltre consentito l’elaborazione della seguente ipotesi:
* esistevano già delle case in parte dell’areadell'area su cui si costruì la dimora dei Bonet, probabilmente con accesso dal portale con soprastante ghiera rinvenuto nel corpo su vicolo dei Corrieri. I saggi geognostici hanno rilevato al di sotto di questa zona edificata la presenza di un banco di biocalcarenite superficiale, e quindi l’esistenzal'esistenza di aree non alluvionali, costituendo essa stessa il limite del bordo alluvionale del porto interno del [[Kemonia]];
* con i depositi alluvionali, a partire dall'[[XI secolo]] circa, il bordo del porto interno si ritira progressivamente sino a scomparire, dando vita al piano della Guzzetta; si rendono così disponibili nuove aree edificabili ed i Bonet acquistano case e terreni liberi per costruirvi la loro domus magna, accorpando le unità edilizie esistenti o per acquisto diretto o tramite la nota ed utilizzata Prammatica di Re Martino. Gran parte dell’areadell'area viene destinata a giardino proprio per la fertilità dei terreni alluvionali; il terreno coltivabile risultava perimetrato da due attraversamenti pubblici, il vicolo su cui i Francescani erigeranno nel ‘600[[seicento]] lo scalone e l’attualel'attuale bordo occidentale del chiostro che, anche dopo la realizzazione dello stesso, mantiene ancora oggi l’usol'uso pubblico;
* la successiva evoluzione e trasformazione della fabbrica è nota attraverso i riscontri documentari e passa attraverso l’acquisizionel'acquisizione del palazzo ai Francescani, con la trasformazione del viridario in chiostro, la saturazione del vicolo con lo scalone, la trasformazione della torre in campanile, la realizzazione della loggia stenditoio e le manomissioni ottocentesche precedentemente descritte ed enumerate.
 
==Voci correlate==