Giorgio Ambrosoli: differenze tra le versioni

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Quasi quotidianamente, se non più volte al giorno, Ambrosoli riceveva telefonate anonime che facevano riferimento a quanto in quel dato momento Ambrosoli andava facendo, citando dettagli che potevano essere noti solo a chi lavorava con lui, a stretto contatto di gomito.
 
Ciò malgrado, Ambrosoli confermò la necessità di liquidare la banca e di riconoscere la responsabilità penale del banchiere; questo espresse anche in una lunghissima [[deposizione]] resa agli [[FBI|investigatori statunitensi]] che, da lui informati della necrosi finanziaria della Franklin National, erano immediatamente corsi in Italia ad incontrarlo. In [[Americhe|America]], però, si ricevevano dall'[[Italia]] anche interventi autorevoli a sostegno di Sindona: il Procuratore Generale della [[Corte d’Appello]] di [[Roma]], uno fra i tanti, sosteneva che Sindona era in realtà vittima di una campagna scandalistica [[Partito Comunista Italiano|comunista]].
 
Alle esplicite minacce, che colpirono anche il maresciallo della [[Guardia di Finanza]] Silvio Novembre, braccio destro di Ambrosoli nell'esecuzione dell'incarico, si sovrapponeva un imponente schieramento di potenti e potentini che esibendo solidarietà al chiacchierato Sindona, implicitamente rendevano "anomalo" lo zelo del commissario liquidatore, e ne palesavano il completo isolamento. Non va dimenticato che [[Giulio Andreotti]] ebbe a definire Sindona, memorabilmente, "salvatore della [[lira italiana|lira]]".