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Chimène è sola in una sala della reggia ed è dilaniata dalle diverse passioni, l'amore, la vendetta, l'onore, ma prometto allo spirito del padre ucciso che lo vendicherà (scena 1). La ragazza viene raggiunta dal re che cerca di consolarla, come se fosse la figlia che ha perduto, che dichiara il proprio attaccamento per il suo defunto genitore, ma che rivela anche la stima che tutti hanno per Rodrigo, il solo in grado di prenderne il posto alla testa della lotta contro i [[Mori (storia)|Mori]]. Cionondimeno, il re le promette di catturare e punire l'assassino di suo padre (scena 2). Restata sola con le sue donne, Chimène rivela loro l'enorme, inestinguibile amore che continua a provare per l'assassino di suo padre: ella lo amava e lo adorava prima del duello funesto, e, ora che la sorte li ha divisi, la sua speranza è morta, ma il sua amore rimane. Ella comunque seguirà quello che l'onore le comanda e più amerà Rodrigo, più cercherà di punirlo (scena 3). La scena successiva è occupata da un drammatico duetto tra Chimène e il sopraggiunto Rodrigo: questi offre il suo petto all'amata e chiede da lei la morte, ma ella non riesce a tener fede alla sua promessa promessa di vendetta e i due si lasciano nella disperazione (scena 4). Restato solo Rodrigo fa propositi di morte (scena 5), finché viene sorpreso dal padre e dal suo seguito ed invitato a marciare contro l'esercito dei Mori che ha appena posto l'assedio alla città ed a morire, se mai, nobilmente per il suo paese e per il suo re: rianimato dalle parole del padre, Rodrigo si impegna a combattere e l'atto di chiude con un coro marziale (scena 6).
=== Atto secondo ===
In un ampio cortile della reggia il popolo è in preda al terrore (scena 1), ed il re cerca di rassicurarlo invitando a cercare asilo nel palazzo, quando improvvisamente si intendono delle grida inaspettate di vittoria (scena 2). Un araldo entra allora in scena ed descrive nei dettagli l'avvenuta totale disfatta dei Mori, introducendo lo stuolo dei nemici fatti prigionieri, tra cui due re (scena 3). Al sovrano che chiede di chi sia il merito della vittoria, un ufficiale annuncia che Don Diego vuole condurlo egli stesso alla sua presenza: il re comprende che si tratta di Rodrigo che viene acclamato come salvatore da tutto il popolo presente (scena 4). Rodrigo viene quindi introdotto dal padre e accolto tra le braccia del monarca, al quale dichiara che, disperato per la tragedia che lo ha diviso da Chimène, aveva cercato la morte, ma l'aveva voluta cercare sul campo dell'onore lottando per il suo re. Il re cerca di consolarlo presagendo un possibile ripensamento dell'ancor innamorata ragazza di fronte al grande valore dimostrato dal suo amato. La scena si chiude di cori e danze di vittoria, durante i quali Rodrigo viene proclamato ''el Cid'' (scena 5). Al termine dei festeggiamenti rientra in scena Chimène che, appreso delle gesta di Rodrigo, teme per la sua vendetta: il re in effetti vorrebbe dichiarare Rodrigo al di sopra delle leggi, ma gli altri cavalieri di oppongono offrendosi a Chimène di sfidare in suo nome
===Atto terzo ===
Scarmigliata e senza pace, Chimène entra in scena seguita da Elvira e dalle altre sue donne, e si dispera sulla scelta maledetta che ha dovuto/voluto compiere, ma rifiuta con orrore l'idea che il suo Rodrigo possa venir sconfitto sul campo (scena 1). Rodrigo arriva per un ultimo saluto e le rivela che non oserà mai levare la spada contro chi combatte nel nome di lei, e che si lascerà quindi uccidere, non temendo neanche per il suo onore: la gente dirà soltanto che, conquistato da Chimène, ma senza speranza di piegarla, egli aveva preferito morire che vivere gravato dal peso del suo odio. La reazione di Chimène è degna del grande melodramma: la ragazza implora Rodrigo di evitarle di cadere preda del suo assassino, di evitare che la mano di Sancio, ancor fumante del suo sangue, possa stringere quella tremante di lei, e di sottrarla insomma a dei nodi maritali che le fanno orrore. "Infine, in questo combattimento dove il mio dovere ti trae - conclude la ragazza - ricordati che Chimène è il premio del vincitore". Rinfrancato dalle parole dell'amata, Rodrigo parte dichiarando la sua volontà di vittoria (scena 2). Rimasta sola con il suo seguito, mentre da lontano si ode la tromba del duello, Chimène si esibisce in una ''scena della pazzia'', nel corso della quale crede di vedere le vicende del combattimento e sviene tra le braccia delle sue dame di fronte all'immagine di Rodrigo ferito a morte (scena 3). Dalle quinte emerge Don Sancio che si avvicina alle donne, ma viene investito dalle invettive di Chimène che lo proclamano esecrabile assassino e gli impediscono di parlare (scena 4). Compare quindi il re con il suo seguito e Chimène si getta ai suoi piedi confessando il suo amore immutato per l'ucciso Rodrigo, ed implorando di risparmiarle l'onta di dover sposare colui che si è macchiato del suo sangue. Ma il re si mostra irremovibile e dichiara vana ogni resistenza da parte della ragazza, invitandola ad accettare di buon grado lo sposo che il suo re oggi le dona (scena 5). Rodrigo entra allora in scena: egli aveva sconfitto Don Sancio, ma gli aveva risparmiato la vita, inviandolo invece ad offrire a Chimène la spada del vincitore, e chiede ora alla donna di accettare questo vincitore come sposo, di sua volontà, e non per dovere di conquista. Chimène, finalmente vinta, si arrende all'amore e l'opera si conclude nel ''divertissement'' finale di prammatica, con cori e balli in onore del vincitore dei Mori e della sua sposa (scena 6).
== Personaggi e interpreti==
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