Nella provincia di Vercelli<ref>Oggi il territorio è suddiviso fra le province di Biella e Vercelli.</ref><ref>Il paragrafo è un sunto di Piero Ambrosio, ''[http://www.storia900bivc.it/pagine/resistenza/brevestoria.html La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenni]'', dal sito dell'Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli.</ref>, la prima azione partigiana nell'ambito della [[guerra di liberazione italiana|guerra di liberazione]] risale al [[2 dicembre]] [[1943]] quando fu attaccato il presidio della [[MVSN]] di [[Varallo]] e i fascisti riportarono il loro primo caduto<ref>''[http://www.storia900bivc.it/pagine/resistenza/provvcrsi.html]'', dal sito dell'Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli.:"Il 2 dicembre un reparto di camicie nere inviato a Varallo, per presidiare una zona che stava diventando "nevralgica", era stato attaccato poco dopo il suo arrivo ed i fascisti avevano avuto in quell'occasione il loro primo soldato caduto in provincia, il caposquadra della Milizia Leandro Guida"</ref> e al [[10 dicembre]] con un nuovo attacco contro i fascisti impegnati a reprimere uno sciopero a [[Tollegno]]. L'[[11 dicembre]] fu invece ucciso dai partigiani il commissario del [[PFR]] di [[Ponzone]] [[Bruno Ponzecchi]]<ref>''[http://www.storia900bivc.it/pagine/resistenza/provvcrsi.html]'', dal sito dell'Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli.:"La sera dell'11, a Ponzone, era stato ucciso dai partigiani il locale commissario del fascio, Bruno Ponzecchi, il primo fascista della zona caduto"</ref> Le azioni partigiane furono la premessa e si accompagnarono agli scioperi generali delle maestranze del Biellese e della Valsesia<ref>Piero Ambrosio, ''[http://www.storia900bivc.it/pagine/resistenza/brevestoria.html La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenni op. cit]'': "La prima vera azione di guerra ebbe luogo a Varallo dove, il 2 dicembre, i garibaldini del distaccamento "Gramsci", comandato da Cino Moscatelli, attaccarono un contingente di camicie nere accasermato nel Municipio: i fascisti ebbero un morto, i partigiani alcuni feriti. Pochi giorni dopo, il 10 dicembre, i garibaldini biellesi attaccarono i fascisti che stavano deportando alcuni operai colpevoli di avere organizzato uno sciopero alla Filatura di Tollegno.
Queste azioni furono la premessa di un deciso intervento dei partigiani in appoggio agli scioperi che cominciarono a svilupparsi in Valsessera a partire dal [[15 dicembre]], e che sfociarono nello sciopero generale delle maestranze del Biellese e della Valsesia".</ref>. Lo stesso mese, tra ilIl [[19 e il 22dicembre]] fu fatta affluire a [[Vercelli]] la [[Legione Tagliamento]], che fin dai primi giorni, tramite l'affissione di bandi, minacciò la fucilazione di dieci ostaggi per ogni uccisione di militi della [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]] o di soldati tedeschi. La minaccia fu attuata la prima volta a [[Borgosesia]] il [[22 dicembre]], a seguito dell'uccisione il giorno precedente di due militi della Legione<ref>Piero Ambrosio, ''[http://www.storia900bivc.it/pagine/resistenza/borgosesia.html]'', dal sito dell'Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli.:"Infine la minaccia contenuta nel bando: “l’uccisione di un militare della Guardia Nazionale Repubblicana o di ogni altro agente della forza pubblica o di un militare germanico costerà la vita a 10 individui del luogo” fu attuata in seguito all’uccisione avvenuta a [[Borgosesia]] il 21 dicembre di (non uno ma) due militi del 63° battaglione"</ref>. La Legione si rese inoltre colpevole di massacri, incendi e saccheggi fin dai primi giorni di attività nella provincia<ref>Piero Ambrosio, ''[http://www.storia900bivc.it/pagine/resistenza/brevestoria.html La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenni op. cit]'': "Le azioni partigiane e gli scioperi richiamarono l'attenzione delle "autorità" della Repubblica di Salò su quanto stava avvenendo in queste zone. [...] venne inviato a Vercelli, e successivamente in Valsesia e nel Biellese, il 63º battaglione "Tagliamento" che si rese responsabile di efferati massacri, incendi, saccheggi fin dai primi giorni della sua attività nella nostra provincia".</ref>. La guerra partigiana nel Vercellese fu caratterizzata dalla presenza in zona di molteplici unità partigiane, che s'impegnarono non solo nelle classiche azioni di guerriglia locale, ma anche in operazioni di scontri in montagna e in pianura in campo aperto, con alcuni successi locali, alternati a sconfitte<ref>A titolo d'esempio fra le sconfitte si pensi alla cosiddetta "Caporetto di Alagna" (luglio 1944), quando le forze partigiane liberarono la Valsesia e la Valsassera per un breve periodo, per poi essere battute ad Alagna, si piedi del Monte Rosa. In merito Piero Ambrosio, ''[http://www.storia900bivc.it/pagine/resistenza/brevestoria.html La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenni op. cit]''</ref>. Oltre a ciò, le forze partigiane tentarono di liberare alcune zone della provincia, venendo a costituire delle vere e proprie [[enclave]] all'interno del territorio controllato dai fascisti e dai tedeschi: è il caso per esempio della [[Repubblica della Valsesia]] e della [[Valsessera]], libere fra giugno e luglio del 1944 e poi – la seconda – da marzo del 1945. L'ultimo eccidio perpetrato dai fascisti in provincia ebbe luogo il [[9 marzo]] [[1945]] a [[Salussola]], con l'uccisione di ventuno partigiani<ref>Piero Ambrosio, ''[http://www.storia900bivc.it/pagine/resistenza/brevestoria.html La Resistenza in provincia di Vercelli. Brevi cenni op. cit]'', "Il 9 marzo, a Salussola, avvenne l'ultimo eccidio perpetrato dai fascisti: dopo orrende torture, ventun partigiani furono fucilati. In risposta il Cln di Biella ordinò lo sciopero generale di protesta [...] che si effettuò imponente in tutte le fabbriche".</ref>.
===L'ultimo mese di guerra nel Vercellese===
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