Ferdinando II, tuttavia, che aveva concesso la Costituzione soprattutto per pacificare e stabilizzare la situazione politica interna, si rifiutò di sottoscrivere il programma del suo ministro ritenuto troppo radicale e foriero di nuovi disordini politici, licenziò il Saliceti e tutto il governo.
===Governo Troja===
Il 3 aprile venne formato un nuovo ministero guidato dal [[Neoguelfismo|neoguelfo]] [[Carlo Troja]], composto principalmente da liberali moderati che, d’accordo con il re, stilarono un programma in dieci articoli , meno radicale di quello del Saliceti, per dare applicazione allo Statuto<ref>SFORZA G., La Costituzione napoletana del 1848 e la giornata del 15 maggio, in Regia deputazione sovra gli studi di storia patria per le antiche province e la Lombardia, 12 voll., Torino 1921, IX pp. 529-530</ref>. Si stabilì che la camera dei Pari sarebbe stata composta da 50 membri (art. 4), si fissò a 240 ducati il censo di eleggibilità, fissato il giorno per l’elezione della camera dei Deputati e stabilito in 164 il numero di membri da eleggere. All’apertura del Parlamento si decise che le due camere, d’accordo con il re, avrebbero avuto facoltà di svolgere lo Statuto, cioè la possibilità di modificarlo, in riferimento alle disposizioni che riguardavano la camera dei Pari (art. 5)<ref>L’art. 5 del programma costituzionale del 3 aprile prescriveva: «Aperto che sarà il Parlamento, le due Camere, d’accordo col Re, avranno facoltà di svolgere lo Statuto, massimamente per ciò che riguarda la Camera dei Pari.» Ibidem</ref>. Tuttavia c’è da rilevare come Ferdinando II desse dell’art. 5 una lettura restrittiva poiché, nelle sue intenzioni, una modifica costituzionale non avrebbe dovuto portare alla soppressione della camera alta, come invece desideravano i deputati, ma solo ad una limitazione delle sue competenze<ref>Sulle diverse interpretazioni, date dal re e dai liberali, della locuzione “svolgere lo Statuto”, si veda G. PALADINO, Il quindici maggio 1848 a Napoli, Milano-Roma-Napoli 1920, pp. 83-85</ref>.
Il programma costituzionale stabilì, infine, la partecipazione delle Due Sicilie alla guerra d’indipendenza (artt. 7-10). Il 7 aprile fu dichiarata guerra all’Austria e per l’occasione si modificò la bandiera del Regno aggiungendovi il tricolore italiano.
Il 18 aprile si tennero le elezioni, ma l’affluenza alle urne fu scarsa. La maggioranza dei seggi fu conquistata dai liberali moderati.
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