Situazione kafkiana: differenze tra le versioni

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{{w|letteratura|luglio 2006|[[Utente:DracoRoboter|Draco Roboter]]}}[[Image:Kafka.jpg|right|250px|thumb|Franz Kafka]]
Kafkiano è oggi un termine ricorrente della nostra lingua e il suo utilizzo si estende ben al di là della conoscenza dello scrittore [[Kafka|Kafka]], da cui la parola ha pur origine. Indica una situazione paradossale, o, meglio, un assurdo accettato come realtà. E' sicuramente questo l'aspetto perturbante delle opere di Kafka (ricordiamo almeno i tre romanzi, tutti incompiuti: "[[Il processo]]"; "[[Il castello]]"; "[[America]]"), perturbante nel ricco significato attribuito a questa parola da [[Freud|Freud]]: qualcosa che è estraneo e familiare ad un tempo, e risuona inquietante proprio per questa sua inelimanabile spiazzante ambiguità. <br/>
Il termine "'''kafkiano'''" è un [[neologismo]] della [[lingua italiana]] che indica una situazione [[paradosso|paradossale]], e in genere angosciante, che viene accettata come ''status quo'', implicando l'impossibilità di qualunque reazione tanto sul piano pratico che su quello psicologico. Un termine equivalente potrebbe essere ''perturbante'' nell'accezione [[SigmundFreud|freudiana]]: qualcosa che è estraneo e familiare ad un tempo, e risuona inquietante proprio per questa sua inelimanabile e spiazzante ambiguità.
Come procedimento esemplificativo presentiamo un topos kafkiano. <br/>
 
Nel Processo a K degli agenti comunicano inaspettatamente che egli è stato messo sotto indagine. Un giorno, trovandosi negli uffici della banca dove lavora, apre una porta di un ripostiglio e trova i poliziotti, che si erano presentati in casa sua, puniti da un aguzzino, perchè K. si era lamentato del loro comportamento. L'effetto kafkiano del lettore si scatena però non in questa sorpresa irreale, ma nel constare il comportamente di K: egli non impazzisce per il fatto di trovare dei poliziotti là dove mai avrebbe pensato. La sua reazione è quella di preoccuparsi che essi non facciano troppo rumore quando sono frustrati, per evitare che i colleghi o i sottopposti di K si presentino a vedere cosa succede e scoprano così che egli è sotto processo. <br/>
Il termine deriva da [[Franz Kafka]], la cui opera è ricca di situazioni di questo tipo; si pensi per esempio a ''[[Il processo]]'', ''[[Il castello]]'', o ''[[America (romanzo)|America]]''.
La scena mette bene in risalto il funzionamento dell'assurdo kafkiano. Cioè creare un contrasto che sembra irragionevole ma che in realtà rivela un aspetto profondo, sconvolgendo e spiazzando il lettore. Cosa vuol dire [[Kafka|Kafka]], ad esempio, col passaggio raccontato? Che nell'uomo è molto più radicato il senso del pudore, la vergogna, del senso logico, razionale, di realtà. Non è così anche nei racconti di chi ha vissuto l'esperienza dei campi di concentramento? In quell'irrealtà si cerca di mantenere i più piccoli e apparentemente inutili gesti quotidiani (ruscire a pettinarsi, lavarsi la faccia) per ricordarsi di essere umani. Così, anche nella scena del Processo finale in cui K viene ucciso, il sentimento in lui inestirbale è quello della vergogna: "Come un cane – disse, e fu come se la vergogna gli dovesse sopravvivere”.
 
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NelUno degli esempi più paradigmatici di situazione "kafkiana" è forse proprio quella del ''Processo'' adi KKafka, degliin agenticui comunicanol'impotenza (l'impossibilità della reazione) viene messa in relazione, tra l'altro, col tema della [[burocrazia]] giudiziaria. In quest'opera, il [[protagonista]] "K" riceve inaspettatamente chela eglinotizia èdi essere stato messo sotto indagine. Un giorno, trovandosi negli uffici della banca dove lavora, apre una porta di un ripostiglio e vi trova i poliziotti, che si erano presentati in casa sua, puniti da un aguzzino, perchè K. si era lamentato del loro comportamento. L'effetto kafkiano del lettore si scatena però non in questa sorpresa irreale, ma nel constareconstatare il comportamente di K: egli non impazzisce per il fatto di trovare dei poliziotti là dove mai avrebbe pensato. La sua reazione è quella di preoccuparsi che essi non facciano troppo rumore quando sono frustrati, per evitare che i colleghi o i sottopposti di K si presentino a vedere cosa succede e scoprano così che egli è sotto processo. <br/>La vergogna per l'indagine, a cui non ci si può opporre (K non sa neppure di preciso quale sia l'imputazione) viene così amplificata dal predominare paradossale del senso del [[pudore]] del protagonista.
 
La scena mette bene in risalto il funzionamento dell'assurdo kafkiano. Cioè creare un contrasto che sembra irragionevole ma che in realtà rivela un aspetto profondo, sconvolgendo e spiazzando il lettore.
 
[[Image:Donnascimmia.jpg|right|250px|thumb|La Donna Scimmia]]
Molte opere letterarie e [[cinema]]tografiche hanno sviluppato questo ''topos'' generale, spesso inserendosi nella tradizione dell'<i>assurdo</i> letterario e teatrale. In [[Italia]], un autore spesso definito kafkiano è [[Dino Buzzati]] (soprattutto per la sua opera considerata maggiore: ''[[Il Deserto dei Tartari]]''). Nel cinema non si può non citare [[Marco Ferreri]], regista de ''[[La Donna Scimmia]]''; anche il suo film ''[[L'udienza]]'' ([[1971]]) ha richiami molto espliciti con ''Il processo''. Nella cinematografia straniera si può citare l'angosciante rapporto con la burocrazia descritto nel film ''[[Brasil]]'' di [[Terry Gilliam]].
Kafkiano è però anche una definizione letteraria: indica cioè autori, brani, episodi che in quelche maniera si ispirano a [[Kafka|Kafka]], o sono comunque riconducibili a una letteratura, a un teatro, a un cinema dell'assurdo. <br/>
 
[[Categoria:Letteratura]]
In Italia un autore spesso definito kafkiano è, ad esempio, [[Dino Buzzati|Dino Buzzati]], soprattutto per la sua opera maggiore: "[[Il Deserto dei Tartari]]".<br/>
Nel cinema non si può non citare [[Marco Ferreri|Marco Ferreri]], il regista de "[[La Donna Scimmia]]". Anche il suo film "[[L'Udienza]]" (1971) ha richiami molto espliciti con "Il Processo" di [[Kafka|Kafka]].