Isoroku Yamamoto: differenze tra le versioni
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Nello svolgere questo incarico, si impegnò intensamente al potenziamento della flotta nipponica, la quale, nel dicembre del 1941, era già superiore a quella degli Stati Uniti nel [[Oceano Pacifico|Pacifico]], specialmente per quanto riguardava il numero delle [[portaerei]] (10 giapponesi contro 3 americane). <ref>B.H. Liddell Hart, ''Storia militare della Seconda guerra mondiale'', 1° volume, Arnoldo Mondatori Editore, Milano, 1970, pag. 289</ref>
Benché non fosse favorevole all'entrata in guerra del [[Giappone]] al fianco delle potenze dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]], il [[7 dicembre]] del [[1941]], Yamamoto ideò l'imponente [[Attacco di Pearl Harbor|attacco aereo giapponese]] contro la base militare statunitense di [[Pearl Harbor]].
L'aver portato a termine con successo questa operazione, permise a Yamamoto di divenire il comandante generale delle operazioni navali giapponesi nell'[[Oceano Pacifico]], contro la [[United States Navy|marina militare statunitense]]. La [[Marina Imperiale
Durante i combattimenti presso le [[isole Salomone]] gli americani, che grazie alla [[decrittazione]] delle comunicazioni radio giapponesi erano venuti a conoscenza dell'arrivo dell'ammiraglio Yamamoto sull'isola di [[Bougainville (isola)|Bougainville]], riuscirono ad intercettare l'aereo che lo trasportava e ad abbatterlo. L'aereo, un "Betty", dopo aver perso quota, con un motore incendiato, precipitò fra gli alberi dell’isola finendo in un rogo. Il corpo di Yamamoto fu ritrovato carbonizzato fra i rottami, appoggiato all’elsa della sua spada di Samurai. Le sue ceneri furono trasportate a Tokyo per le solenni esequie alla quale presero parte un milione di persone. Il pilota statunitense che lo abbattè, con un caccia P-38 "Lightning", fu Thomas Lanphier, decorato in seguito con la Navy Cross. La sua morte segnò l'inizio del declino dell'[[Impero Giapponese]].
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