Dignitatis Humanae: differenze tra le versioni

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Novità della dichiarazione: dePOV, gli interi tre capoversi finali riportano frasi estranee alla dichiarazione
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* Conclusione
 
== Contenuti ==
== Novità della dichiarazione ==
{{quote|L’unicaL'unica vera religione crediamo che sussista nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù ha affidata la missione di comunicarla a tutti gli uomini|Dignitatis Humanae 1,c}}
 
Questa semplice affermazione, che può sembrare banale e ovvia, in realtà è rivoluzionaria. Il Concilio afferma che la Chiesa che [[Gesù|Cristo]] ha fondato ''“sussiste”'' (e non ''“è”'') nella Chiesa cattolica di [[Roma]]. Cioè la Chiesa che Cristo ha fondato non si identifica con la Chiesa cattolica; la Chiesa voluta da Cristo non è prerogativa unica ed esclusiva della Chiesa cattolica di Roma. Questo vuol dire che in linea di principio non si può escludere che anche nelle altre Chiese cristiane ci siano elementi della Chiesa di Cristo, che anche le altre confessioni cristiane abbiamo conservato elementi della Chiesa di Cristo. Di certo il Concilio arriva a dire che tutte le Chiese cristiane non sono la Chiesa che Cristo ha voluto, perché in tutte manca un elemento, quello dell’unità, per la quale Cristo ha pregato nell’[[Ultima Cena]]: ''“Che siano uno…”''.
Quest'affermazione riprende il concetto espresso dalla costituzione dogmatica ''[[Lumen Genium]]'', che era stata approvata il [[21 novembre]] [[1964]]. L'interpretazione del ''subsistit in'' ha lasciato spazio a tesi tipiche dell'[[ermenutica del Concilio Vaticano II|ermenutica della discontinuità]], secondo cui cui la vera religione potrebbe sussistere anche in altre chiese o religioni, ma è stata autorevolmente chiarita il [[6 agosto]] [[2000]] con la dichiarazione ''[[Dominus Jesus]]'' della [[Congregazione per a Dottrina della Fede]], che afferma che «esiste un'unica Chiesa di Cristo, che sussiste nella Chiesa cattolica governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui».<ref>Roberto de Mattei, ''Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta'', Torino 2010, pp. 445-446</ref>
{{quote|Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte di singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potestà umana, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa|Dignitatis Humanae 2,a}}
 
Questa affermazione ha una portata enorme, supera d’un colpo solo XVIII secoli di storia della Chiesa. Ogni persona ha il diritto alla libertà religiosa, cioè ogni persona deve essere libera nel credere ciòsecondo chela vuolepropria crederecoscienza, e nessuno, singolo, gruppo o stato, può intervenirecostringerla per farglia cambiare idea. L’esercizioL'esercizio di questa libertà è ''“entro debiti limiti”'': cioè nel rispetto della libertà deglilegge altrinaturale.
{{quote|Il diritto alla libertà religiosa si fonda sulla stessa dignità della persona umana|Dignitatis Humanae 2,a}} {{quote|Gli imperativi della legge divina l’uomol'uomo li coglie e li riconosce attraverso la sua coscienza, che è tenuto a seguire fedelmente… Non si deve quindi costringerlo ad agire contro la sua coscienza|Dignitatis Humanae 3,b}}
Attraverso queste due affermazioni il Concilio espone i fondamenti della libertà religiosa:
* la dignità della persona umana (libera nel decidere e orientare la propria vita) e
* la voce della [[coscienza]] (luogo dell’incontrodell'incontro di Dio con l’uomol'uomo, cfr. [[Gaudium et Spes]]).
 
Il documento afferma che la Verità non si esaurisce con il cristianesimo, aprendo al dialogo interreligioso e allo studio di tutti i testi sacri, quali possibili fonti di verità e salvezza.
 
Il Vaticano II arriva ad affermare che la salvezza non è preclusa ai non cristiani e agli atei, se questi vivono una vita e opere conforme alla dottrina di Cristo, nel rispetto dei comandamenti.
 
==Note==
In questo modo, viene ribadito il principio della salvezza per opere, non per fede. L'affermazione può essere vista come una forte apertura rispetto al passato, dove la fede in Cristo era considerata una condizione necessaria per la salvezza.
<references/>
 
== Voci correlate ==