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Lo scritto inizia con un’accurata descrizione sull’Ulivo definito un albero paragonabile a una Quercia. Presta, poi, aggiunge una nota polemica precisando che a causa dell’ignoranza e delle barbarie non furono più utilizzate le tecniche di una volta per produrre l’olio perché con il passare degli anni si andò puntando solo sulla quantità e non sulla qualità. Questo è un tema illuministico contro l’ignoranza, ma l’interesse dell’autore era di migliorare la qualità dell’olio nel Salento, non era sicuramente uno scopo di carattere letterario. L’abbandono delle tecniche usate in passato aveva causato la perdita del successo dell’olio salentino. Presta teneva in considerazione i metodi usati in passato cercando di migliorarli e di aggiungere le conoscenze acquisite con la sua esperienza. Dal passato riprese sicuramente la divisione di quattro tipi diversi di olio derivati dal grado di maturazione dell’oliva:
- “onphachinon o oleum acerbum” di olive del tutto acerbe;
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La specie di Ulivo, il modo in cui le olive erano raccolte e il periodo scelto erano parametri fondamentali che Presta decise di aggiungere per rendere migliore la produzione dell’olio. Le specie di ulivi locali utilizzati per estrarre l’olio erano:
- “la Cellina”, cui si dava il vanto per la bontà di olio;
- “la Pasola”;
- “l’oliva di Spagna”, che presentava tra le olive più grosse in quelle zone;
- “la Corniola”;
- “l’uliva dolce”;
- “le Coccole di oleastro”, che in passato si credeva producessero un olio amaro in quanto le sue olive erano amare,invece, se raccolte mature davano all’olio un sapore gradevole.
Tutti i tipi di olio che aveva prodotto grazie all’uso delle sue tecniche e di quelle degli antichi, erano stati inviati da Giovanni Presta all’ imperatrice Caterina II. Alla fine del libro, l’autore analizza anche la “ragia” degli alberi di ulivo ottenuta senza alcun tipo d’incisione o di tecnica in quanto usciva da sola dai rami dell’albero. Presta dice che la “ragia” non appartiene a tutti gli alberi ma negli ulivi era molto presente. Egli subito dichiara che le notizie sulla ragia erano state prese dal marchese Giuseppe Palmieri, economista leccese tra le figure più rappresentative del settecento napoletano ma attivo anche nel Salento. Presta fa, quindi, un’accurata classificazione degli oli confrontando anche le sue esperienze con il passato.
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