Assedi dell'esercito romano: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 36:
:Ma Archimede preparò la difesa della città, lungo i 27 km di mura difensive, con nuovi mezzi d'artiglieria. Si trattava di [[balista|baliste]], [[catapulta|catapulte]] e [[scorpione (arma)|scorpioni]], oltre ad altri mezzi come la [[manus ferrea]] e gli [[specchi ustori]], con cui mise in seria difficoltà gli attacchi romani per mare e per terra. I romani dal canto loro continuarono i loro assalti dal mare con le [[quinquireme|quinquiremi]] e per terra dando l'assalto con ogni mezzo a loro disposizione (dalle torri d'assedio, agli arieti, alle vinae, fino alle [[Sambuca (macchina da guerra)|sambuche]]).
{{quote|I Romani, allestiti questi mezzi, pensavano di dare l'assalto alle torri, ma Archimede, avendo preparato macchine per lanciare dardi a ogni distanza, mirando agli assalitori con le baliste e con catapulte che colpivano più lontano e sicuro, ferì molti soldati e diffuse grave scompiglio e disordine in tutto l'esercito; quando poi le macchine lanciavano troppo lontano, ricorreva ad altre meno potenti che colpissero alla distanza richiesta. [...] Quando i Romani furono entro il tiro dei dardi, Archimede architettò un'altra macchina contro i soldati imbarcati sulle navi: dalla parte interna del muro fece aprire frequenti feritoie dell'altezza di un uomo, larghe circa un palmo dalla parte esterna: presso di queste fece disporre arcieri e scorpioncini e colpendoli attraverso le feritoie metteva fuori combattimento i soldati imbarcati. [...] Quando essi tentavano di sollevare le sambuche, ricorreva a macchine che aveva fatto preparare lungo il muro e che, di solito invisibili, al momento del bisogno si legavano minacciose al di sopra del muro e sporgevano per gran tratto con le corna fuori dai merli: queste potevano sollevare pietre del peso di dieci talenti e anche blocchi di piombo. Quando le sambuche si avvicinavano, facevano girare con una corda nella direzione richiesta l'estremità della macchina e mediante una molla scagliavano una pietra: ne seguiva che non soltanto la sambuca veniva infranta ma pure la nave che la trasportava e i marinai correvano estremo pericolo.|[[Polibio]], ''Le Storie'', VIII, 5.}}
:Marcello decise allora di mantenere l'assedio, provando a stritolare la città per fame. L'assedio si protrasse per ben 18 mesi, un tempo tanto lungo da far esplodere notevoli contrasti in Siracusa tra il popolo, tanto che la parte filoromana architettò il tradimento, permettendo ai Romani di fare irruzione in piena notte, quando furono aperti i cancelli della zona nord della città. Siracusa cadde e fu saccheggiata, non però la vicina [[isola di [[Ortigia]], ben protetta da altre mura, che resistette ancora per poco. In quell'occasione trovò la morte anche il grande scienziato siracusano [[Archimede]], che fu ucciso per errore da un soldato.
 
;[[212 a.C.|212]]-[[211 a.C.]]: Nel corso della [[seconda guerra punica]], [[Annibale]] se riuscì una prima volta a [[prima battaglia di Capua|rompere l'assedio]] alla città di [[Capua]] (nel 212 a.C.), la [[seconda battaglia di Capua|seconda volta]] i Romani nantennero saldo le loro posizioni in Campania. E seppure Annibale avesse minacciato di assediare la stessa Roma:
Riga 55:
;[[74 a.C.|74]]-[[73 a.C.]]: Nel corso della [[terza guerra mitridatica]], [[Mitridate VI]] [[Battaglia di Cizico (73 a.C.)|assediò inutilmente Cizico]], città romana, che fu liberata dal consolare [[Lucio Licinio Lucullo]].<ref name="AppianoMitridatiche72-76">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 72-76.</ref>
 
;[[57 a.C.]]: Nel corso della [[conquista della Gallia]], Cesare, prima che i [[Belgi]] si riprendessero dal terrore suscitato dalla recente strage occorsa loro presso il fiume [[Aisne (fiume)|Axona]],<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', II, 11.</ref> condusse l'esercito nelle terre dei Suessioni, giungendo dinanzi al loro principale ''oppidum'', [[Noviodunum]] (presso le odierne [[Soissons]] e [[Pommiers (Aisne)|Pommiers]]). La città fu cinta d'assedio, ma il loro re Galba, spaventato dalla grandezza delle opere d'assedio che il generale romano era riuscito ad approntare in così poco tempo, offrì la resa del suo popolo. La capitolazione, favorita anche dall'intercessione dei vicini Remi, fu sugellata dalla consegna di ostaggi (tra cui due figli dello stesso re Galba) e di tutte le armi che tenevano nella loro capitale.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', II, 12.</ref> E sempre questo stesso anno, dopo aver conseguito una nuova vittoria nella [[battaglia del fiume Sabis]], il proconsole romano, decise di marciare contro gli [[Atuatuci]], che si erano riuniti tutti in un'unica roccaforte la cui notevole fortificazione era aiutata dalla natura stessa dei luoghi.<ref>Si tratta forse dell<nowiki>'</nowiki>''oppidum'' di [[Namur]], oppure dell'altura di Falhize-sur-Meuse, davanti a [[Huy (Belgio)|Huy]], ma sono state proposte dagli studiosi anche altre località.</ref> Così Cesare descrive l'assedio della città (probabilmente [[Namur]]):
{{quote|Avendo questa città tutto intorno altissime rupi [...] restava solo da una parte un accesso in leggera pendenza largo non più di 200 piedi [circa 65 metri]; in questo luogo gli Atuatuci avevano costruito un altissimo muro duplice e vi collocarono massi molto pesanti e travi appuntite [...] e appena l'esercito romano arrivò, gli [[Atuatuci]] fecero frequenti sortite dalla città e si scontavano in piccole battaglie con i nostri. Più oltre quando furono circonvallati da un bastione che girava intorno per 15.000 piedi [circa 4,5 km] e da numerosi fortini, rimasero dentro le mura della loro città. Quando videro che, avvicinate le [[Vinea (macchina d'assedio)|vinee]], innalzato il terrapieno, veniva costruita una torre d'assedio, al principio irridevano i Romani dalle loro mura, perché una macchina tanto grande fosse stata costruita così lontana [...] Ma quando videro che si muoveva e si avvicinava alle loro mura, cosa nuova ed insolita per loro, mandarono a Cesare ambasciatori a trattare la pace [...] Cesare disse loro che avrebbe salvato la loro nazione più per consuetudine che per merito, se si fossero arresi prima che l'ariete toccasse le loro mura, ma che dovevano consegnare le armi [...] gettata dalle mura una grande quantità di armi, tanto che le armi accatastate erano alte quanto la cima delle mura e del terrapieno, ma di una parte fu nascosta nella città la terza parte [...] e per quel giorno rimasero in pace [...] Al calare della notte Cesare ordinò ai suoi soldati di uscire dalla città perché di notte gli abitanti non ricevessero ingiustizie dai soldati. Gli Atuatici, seguendo un piano precedentemente stabilito [...] fecero improvvisamente una sortita dopo la mezzanotte dalla città con tutte le truppe nel punto dove risulta più agevole la salita alle fortificazioni romane [...] ma segnalato il fatto rapidamente per mezzo di fuochi, come Cesare aveva in precedenza ordinato, le truppe romane accorsero dai castelli vicini. I nemici combatterono tanto valorosamente e duramente [...] contro i nostri che dal vallo e dalle torri tiravano i dardi [...] uccisi circa 4.000 nemici, gli altri furono ricacciati nella città. Il giorno seguente, forzate le porte [...] ed introdottisi i nostri soldati, Cesare mise in vendita tutto il bottino della città: [...] 53.000 persone.|Cesare, ''De bello Gallico'', II, 29-33.}}
 
Riga 111:
;[[252]]-[[257]]: [[Sapore I]], re [[sasanidi|sasanide]], organizzò una [[Campagne siriano-mesopotamiche di Sapore I|violenta offensiva contro le province orientali]] dell'[[impero romano]]. Le truppe persiane occuparono, prima la provincia di [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]],<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 8.</ref> e poi, si impossessarono dopo un difficile assedio della stessa [[assedio di Antiochia (252)|Antiochia]], dove razziarono un ingente bottino, trascinando con loro numerosi prigionieri.<ref>Grant, pp. 219-220.</ref><ref>[[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', I.27.2.</ref> Si racconta che oltre alla [[Antiochia|capitale]] della [[Siria (provincia romana)|Siria]] (nel [[252]]/[[253]]<ref>{{Cita|Grant|p. 226.}}; [[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', I.27.2.</ref>), altre importanti roccaforti furono sottratte al dominio romano come [[Carre]], [[Assedio di Nisibis (252)|Nisibi]] (nel [[252]]<ref>[[Tabari]]. ''Storia dei profeti e dei re'', p.29-32 dell'edizione tedesca di [[Theodor Nöldeke ]] (del [[1879]]).</ref>) e [[Dura Europos]] (nel [[256]]),<ref>Grant, p. 226.</ref> costringendo l'imperatore [[Valeriano]] ad intervenire.
 
;[[260]]: Lungo il Limes della [[Germania inferiore]] orde di [[Franchi]] riuscirono ad impadronirsi della fortezza legionaria di [[Castra Vetera]] e assediarono [[Colonia (Germania)|Colonia]], risparmiando invece [[Augusta Treverorum]] (l'odierna Treviri).<ref>Pat Southern, ''The Roman Empire: from Severus to Constantine'', p. 217.</ref> Contemporaneamente lungo il [[limes orientale|fronte orientale]] [[AssedioBattaglia di Edessa|Edessa]] fu assediata sembra inutilmente,<ref name="Zonara.XII.23">[[Giovanni Zonara|Zonara]], ''L'epitome delle storie'', XII, 23.</ref> mentre [[Tarso (Asia Minore)|Tarso]] (in [[Cilicia]]), [[assedio di Antiochia (260)|Antiochia]] (in [[Siria (provincia romana)|Siria]]) e [[assedio di Cesarea in Cappadocia (260)|Cesarea]] (in [[Cappadocia (provincia romana)|Cappadocia]]) cadddero sotto i colpi delle [[esercito sasanide|armate sasanidi]] di [[Sapore I]].<ref name="Zonara.XII.23"/><ref>[[Giorgio Sincello]], ''Selezione di cronografia '', p.715-716 (dal ''Corpus Scriptorum Historiae Byzantine''); [[Sofronio Eusebio Girolamo|Girolamo]], ''Cronaca'', anni 258-260; ''[[Res Gestae Divi Saporis]]'', riga 25-34 da ''The American journal of Semitic languages and literatures'', University of Chicago, 1940, vol. 57-58, p. 379.</ref> oltre all'intera [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia romana]].<ref>[[Agazia Scolastico]], ''Sul regno di Giustiniano'', IV, 24.3.</ref><ref name=grant231>{{cita|Grant|p. 231.}}</ref>
 
;[[262]]: I Goti compirono una nuova incursioni via mare lungo le coste del Mar Nero, riuscendo ad assediare e saccheggiare [[Bisanzio]], l'antica [[Ilio]] ed [[Efeso]].<ref>''Historia Augusta'' - ''Due Gallieni'', 6.1 (Efeso, forse databile a campagna successiva del [[267]]/[[268]]) e 7.4 (Bisanzio).</ref>
Riga 126:
;[[272]]: L'imperatore [[Aureliano]] pose fine al [[regno di Palmira|regno]] di [[Zenobia]], quando dopo aver liberato la città di Antiochia, sconfisse l'esercito palmireno prima ad [[Battaglia di Immae|Immae]] e poi ad [[Battaglia di Emesa|Emesa]], arrivando ad [[assedio di Palmira|assediare la stessa Palmira]], che in breve fu conquistata. La regina fu raggiunta sulle rive dell'[[Eufrate]] e catturata insieme al figlio.<ref>[[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', I, 54-56 e 59-61; [[Historia Augusta]], ''Divus Aurelianus'', 26-30.</ref>
 
;[[278]]: L'imperatore [[Marco Aurelio Probo|Probo]], si recò, al termine di quell'anno, in [[Isauria]] per domare una rivolta di briganti (con assedio finale presso la loro roccaforte di [[Cremna (Turchia)|Cremna]], in [[Pisidia]]).<ref>''Historia Augusta'' - ''Probo'', 16.4-5; Zosimo, ''Storia nuova'', 69-70.</ref>
 
===Epoca tardo imperiale (286-476 d.C.)===
Riga 136:
;[[338]]: Poco dopo la morte di [[Costantino I]], il re sasanide, [[Sapore II]], riprese le ostilità e assediò inutilmente [[Nisibi]] (cosa che accadde anche nel [[346]] e nel [[350]]). Si racconta che la città riuscì a respingere l'invasore grazie alla popolazione, guidata dal vescovo della città.
 
;[[360]]: Ancora [[Sapore II]], riuscì dopo un assedio durato settantatré giorni, a [[battaglia di Amida|occupare la città]] di [[Diyarbakır|Amida]], sebbene numerosi attacchi portati con le [[macchine d'assedio (storia romana)|grandi macchine di assedio]], fossero stati ripetutamente respinti, con gravi danni per i Persiani e le macchine stesse. I Romani capitolarono quando si trovarono a combattere oltre al nemico sasanide, anche una [[pestilenza]]. La città ormai stremata, alla fine cadde a seguito di un attacco notturno, portato simultaneamente da Sapore e Grumbates con torri d'assedio e frecce incendiarie.<ref>[[Ammiano Marcellino]], ''Res gestae libri XXXI'', [http://www.deremilitari.org/resources/sources/ammianus.htm XVIII.8-10, XIX.1-8].</ref>
 
;[[363]]: Nel corso della [[campagna sasanide di Giuliano]], poiché i Romani mancavano delle necessarie [[macchine d'assedio (storia romana)|macchine d'assedio]], e non era, pertanto, possibile prendere [[Ctesifonte]] in tempi ragionevoli, [[Giuliano (imperatore romano)|Giuliano]], per evitare di essere circondato da Sapore II, decise di "rompere l'assedio" e di muovere verso il nord della [[Mesopotamia]], per riunirsi con il contingente di Procopio.<ref>Ammiano, XXIV,7.</ref>
Riga 142:
;[[402]]: il generale dell'[[impero romano d'Occidente]], [[Stilicone]], riuscì a liberare [[Milano]] dall'assedio dei [[Visigoti]] di [[Alarico]], riuscendoli a battere poco dopo [[battaglia di Pollenzo|presso Pollenzo]].<ref>[[Claudio Claudiano]], ''De bello gothico'', 635.</ref>
 
;[[408]]-[[410]]: Il re [[visigoti|visigoto]] [[Alarico]], pose l'assedio alla città di [[Roma]] per ben tre volte in questi anni, fino a quando non riuscì a [[sacco di Roma (410)|saccheggiarla]] nel 410, dopo circa ottocento anni dal precedente ''[[Sacco di Roma (390 a.C.)|sacco gallico]]'' del [[390 a.C.|390]]/[[386 a.C.]] Si racconta che i [[Visigoti]] bloccarono prima tutte le vie d'accesso, compreso il Tevere e i rifornimenti dal porto di [[Ostia (città antica)|Ostia]], contemporaneamente l'assedio durò senza sosta per cinque mesi, costringendo la popolazione affamata a cibarsi addirittura di gatti, topi, cani. Le malattie infettive mieterono molte vittime (le fonti parlano di [[peste]], ma si trattò più verosimilmente di colera) e sono citati anche episodi di cannibalismo. L'assedio colpì soprattutto le fasce più povere della popolazione, e fu probabilmente di un disperato gruppo di affamati la decisione di far terminare l'assedio. Nella notte del 24 agosto del 410, la [[Porta Salaria]] venne aperta agli assedianti (che evidentemente non avevano [[macchine d'assedio (storia romana)|macchine d'assedio]] adeguate), e Roma fu saccheggiata.<ref>[[Zosimo]], ''Storia nuova'', V e VI.</ref>
 
;[[411]]: L'usurpatore [[Costantino III (usurpatore)|Costantino]] fu assediato ad [[Arles]] da [[Geronzio]], dove però giunse anche un altro generale di [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]], l'energico Flavio Costanzo (il futuro imperatore [[Costanzo III]]). Sebbene Geronzio fosse stato sconfitto e messo in fuga, Costanzo proseguì l'assedio fino a quando Costantino fu obbligato ad arrendersi. L'usurpatore sconfitto, però, non giunse vivo alla corte di Onorio.<ref>Olimpiodoro, frammento 19.</ref>
 
;[[443]]: Le armate [[Unni|unne]] di [[Attila]] volsero la loro attenzione all'[[impero romano d'Oriente]], compiendo razzie lungo il [[Danubio]], fino ad occupare le importanti [[castrum|fortezze romane]] di ''[[Ratiaria]]'' e ''[[Naissus]]'' (oggi [[Niš]]), utilizzando i barbari stessi macchine d'assedio come [[ariete (arma)|arieti]] e alte [[torre d'assedio|torri]]. Si racconta che quando Attila attaccò e devastò ''Naissus'', le rive del fiume della città si coprirono di un numero impressionate di cadaveri.<ref>Shelley Klein – Miranda Twiss, ''I personaggi più malvagi della storia'', Ariccia (Roma), Newton & Compton Editori, 2005, p. 82.</ref>