Fusione nucleare fredda: differenze tra le versioni

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Uno dei teorici sui possibili meccanismi che possono spiegare la Fusione fredda è stato il Prof. [[Giuliano Preparata]], docente di Fisica Nucleare all'[[Università di Milano]], il quale, subito dopo l'annuncio del 1989 (e fino al 2000, anno della sua morte), ha studiato il fenomeno in chiave teorica e parallelamente ne ha promosso varie attività di ricerca presso l'Università di Milano e l'[[ENEA]].
 
Nel 1989 Preparata, insieme ai fisici Emilio Del Giudice e Tullio Bressani, pubblicò sulla rivista "[[Nuovo Cimento]]" un articolo prettamente teorico,<ref>T. Bressani, E. Del Giudice, G. Preparata. "''First steps Toward Understanding Cold Fusion''". Il Nuovo Cimento, 101A, pp. 845-849, 1989</ref> nel quale intendeva gettategettare le basi per una teoria predittiva della fusione fredda, basando il fenomeno su alcune estensioni della teoria dell'[[elettrodinamica quantistica]] (QED) nella materia condensata. La teoria faceva emergere la possibile esistenza di una soglia nel rapporto tra il numero di atomi di deuterio assorbiti ed il numero di atomi di palladio, il cosiddetto fattore di caricamento<ref>La relazione che c'è tra il "caricamento" e la probabilità che si registrino effetti riconducibili alla fusione fredda, è comunemente nota come "''Effetto Preparata''" o più formalmente come effetto "''Cöhn-Aharonov''"</ref>, che non doveva essere inferiore ad 1.<ref>Steven B. Krivit e Nadine Winocur, Psy.D. . ''Prefazione Alla Versione Italiana'', in (Trad. italiana a cura di Antonella De Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo) ''[http://newenergytimes.com/Library/2004KrivitS-RapportoSullaFusioneFredda2004.pdf Rapporto Sulla Fusione Fredda]''. Los Angeles (USA), New Energy Times, 2004. p. 5<BR>''Perché il fenomeno avvenisse e la completa deformazione del noto schema dei canali di decadimento della reazione nucleare studiata, una reazione di fusione d+d, che non prevedeva più la massiccia produzione di neutroni e particelle cariche, ma doveva avere un forte sbilanciamento verso la produzione dell'<sup>4</sup>He (elio-4).''<BR>Il capitolo poi prosegue affermando che la conoscenza di una efficace teoria, alla base del fenomeno, impediva, da parte degli sperimentatori, di riprodurre in modo corretto gli esperimenti di Fleischmann e Pons:<BR>''Queste previsioni erano disponibili per la comunità scientifica già nel maggio del 1989. Tutte le relazioni tecniche che confutavano la realtà dell'effetto Fleischmann e Pons, pubblicate entro l'autunno dello stesso anno non contengono nessuna indicazione sul caricamento raggiunto ed utilizzano la circostanza della totale mancanza di neutroni e particelle cariche come prova della fraudolenza delle affermazioni di Fleischmann, Pons e di tutta la banda di coloro che, da allora vengono chiamati i “believers” (i credenti).<BR>Le previsioni della teoria di Preparata, Del Giudice e Bressani furono confermate, nel giro di alcuni mesi, dai laboratori in cui si erano “rintanati” coloro che continuavano a credere più alle loro osservazioni che ai sacri testi del moderno aristotelismo.''</ref>
 
L'immediata conseguenza della teoria è la definizione di una soglia minima al di sotto della quale il fenomeno di Fusione fredda, secondo il protocollo utilizzato da Fleischmann e Pons, non può avvenire; questo potrebbe dimostrare che il fenomeno di Fusione fredda, a certe condizioni, può essere visto come una conseguenza prevedibile dall'estensione di una teoria ben accettata dalla fisica quale è quella dell'[[elettrodinamica quantistica]]<ref>I detrattori delle teorie di Preparata fanno però notare che tutta la sua teoria si fonda su equazioni con un numero elevatissimo di variabili, equazioni quindi assolutamente difficili, se non impossibili, da risolvere. Mentre la semplificazioni introdotte da Preparata, per risolvere tali equazioni, sono spesso aleatorie e praticamente impossibili dimostrare.</ref>. Una qualsiasi replica, anche se di esito negativo, per essere presa in considerazione deve essere quindi accompagnata dal valore del ''caricamento'' che ha subito il palladio con il deuterio, ovvero il rapporto tra gli atomi di deuterio e quelli di palladio presenti sugli elettrodi. Non solo: essendo il rapporto di caricamento assai elevato, un sufficiente caricamento del palladio può richiedere tempi estremamente lunghi (settimane o addirittura mesi).