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Lo scritto inizia con
* “onphachinon o oleum acerbum” di olive del tutto acerbe;
* “oleum viride” di olive semiacerbe;
* “oleum maturum” di olive già nere;
* “oleum cibarium” di olive ormai rovinate.
La specie di Ulivo, il modo in cui le olive erano raccolte e il periodo scelto erano parametri fondamentali che Presta decise di
* “la Cellina”, cui si dava il vanto per la bontà di olio;
* “la Pasola”;
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* “la Corniola”;
* “l’uliva dolce”;
* “le Coccole di oleastro”, che in passato si credeva producessero un olio amaro in quanto le
Tutti i tipi di olio che egli aveva prodotto grazie all’uso delle sue tecniche e di quelle degli antichi, erano stati inviati da Giovanni Presta all’ imperatrice Caterina II. Alla fine del libro, l’autore analizza anche la “ragia” degli alberi di ulivo ottenuta senza alcun tipo d’incisione o di tecnica in quanto usciva da sola dai rami dell’albero. Presta dice che la “ragia” non apparteneva a tutti gli alberi ma negli ulivi era molto presente. Egli subito dichiara che le notizie sulla “ragia” erano state prese dal marchese Giuseppe Palmieri, economista leccese tra le figure più rappresentative del settecento napoletano ma attivo anche nel Salento
=='''Memoria intorno ai sessantadue saggi diversi di olio'''==
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