Metilde Viscontini Dembowski: differenze tra le versioni

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{{Bio
|Nome = MatildeMetilde
|Cognome = Viscontini Dembowski
|Sesso = F
|LuogoNascita = Milano
|GiornoMeseNascita = 1° febbraio
|AnnoNascita = 1790
|LuogoMorte = Milano
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|PostNazionalità = , una patriota affiliata alla [[Carboneria]] che viene ricordata anche per l'amore non corrisposto suscitato nello scrittore francese [[Stendhal]]
|Immagine = Matilde Viscontini Dembowski.jpg
|DimImmagine = 160170
}}
 
== Biografia ==
Elena Maria Metilde Viscontini fu la seconda figlia di Carlo e di Luigia Marliani, una famiglia dell'alta borghesia milanese. La primogenita Maria Beatrice era nata nel [[1788]]: seguiranno nel [[1793]] Carlo Ercole e nel [[1795]] l'ultima figlia Maria Bianca Elena.
Figlia di Carlo Viscontini e di Luigia Merliani, cresciuta in una famiglia dell'alta borghesia milanese, nel [[1807]] sposò [[Jan Dembowski]] ([[1773]]-[[1823]]), ufficiale [[Regno d'Italia (1805-1814)|napoleonico]] di diciassette anni più vecchio di lei, da cui ebbe due figli, Carlo nel [[1808]] ed [[Ercole Dembowski|Ercole]] nel [[1812]]. Il Dembowski, che partecipò alla guerra di [[Spagna]] dal [[1808]] al [[1810]], fu promosso generale e nominato barone. Il matrimonio non fu però felice: il marito aveva una reputazione di donnaiolo e di violento, e proprio per i maltrattamenti ricevuti, nel [[1814]] Matilde fuggì dal marito<ref>http://www.donneconoscenzastorica.it/testi/trame/mviscontini.htm</ref>, chiedendo la separazione e stabilendosi in [[Svizzera]], a [[Berna]], con il figlio Ercole. Carlo, il figlio maggiore, era invece già sistemato in un collegio di [[Volterra]].
 
Figlia di Carlo Viscontini e di Luigia Merliani, cresciuta in una famiglia dell'alta borghesia milanese, nelNel [[1807]] Metilde sposò [[Jan Dembowski]] ([[1773]]-[[1823]]), ufficiale [[Regno d'Italia (1805-1814)|napoleonico]] di diciassette anni più vecchio di lei, da cui ebbe due figli, Carlo nel [[1808]] ed [[Ercole Dembowski|Ercole]] nel [[1812]]. Il Dembowski, che partecipò alla guerra di [[Spagna]] dal [[1808]] al [[1810]], fu promosso generale e nominato barone. Il matrimonio non fu però felice: il marito aveva una reputazione di donnaiolo e di violento, e proprio per i maltrattamenti ricevuti, nel [[1814]] MatildeMetilde fuggì dal marito<ref>http://www.donneconoscenzastorica.it/testi/trame/mviscontini.htm</ref>, chiedendo la separazione e stabilendosi in [[Svizzera]], a [[Berna]], con il figlio Ercole. Carlo, il figlio maggiore, era invece già sistemato in un collegio di [[Volterra]].
A Berna frequentò la granduchessa Julie di Sassonia-Coburgo-Sachfeld, già cognata dello zar [[Alessandro I di Russia|Alessandro I]], in quanto già moglie del granduca Costantino, la quale, dopo la separazione, si era anch'essa stabilita in Svizzera. Sperò di ottenenerne protezione e appoggio nella sua causa contro il Dembowski, mentre il procuratore di Berna raccoglieva informazioni sul conto di Matilde. Un rapporto del [[1816]] riferisce le dicerie circolanti a Milano, secondo le quali ella avrebbe avuto, quando il marito era in Spagna, «con un'altra persona un qualche intrigo amoroso di cui restarono delle conseguenze».<ref>Michel Crozet, ''Stendhal'', 1990, p. 381.</ref> Non si sa chi sia, né se mai sia esistita, questa persona: certo non il [[Ugo Foscolo|Foscolo]] che, come testimonia la loro corrispondenza, fu solo un amico al quale confidava le sue pene e le sue riflessioni morali.
 
A Berna frequentò la granduchessa Julie di Sassonia-Coburgo-Sachfeld, già cognata dello zar [[Alessandro I di Russia|Alessandro I]], in quanto già moglie del granduca Costantino, la quale, dopo la separazione, si era anch'essa stabilita in Svizzera. Sperò di ottenenerne protezione e appoggio nella sua causa contro il Dembowski, mentre il procuratore di Berna raccoglieva informazioni sul conto di MatildeMetilde. Un rapporto del [[1816]] riferisce le dicerie circolanti a Milano, secondo le quali ella avrebbe avuto, quando il marito era in Spagna, «con un'altra persona un qualche intrigo amoroso di cui restarono delle conseguenze».<ref>Michel Crozet, ''Stendhal'', 1990, p. 381.</ref> Non si sa chi sia, né se mai sia esistita, questa persona: certo non il [[Ugo Foscolo|Foscolo]] che, come testimonia la loro corrispondenza, fu solo un amico al quale confidava le sue pene e le sue riflessioni morali.
Nel giugno del 1816 MatildeMetilde tornò a Milano per rivedere il figlio Carlo. Il marito cercò di sottrarle il figlio Ercole, e dovette intervenire il governatore della Lombardia, il feld-maresciallo austriaco [[Ferdinand Bubna]], per garantirle momentaneamente l'affidamento del figlio Ercole. A lui e allo stesso imperatore sollecitò la definizione della causa di separazione, che si svolse nel [[1817]] con la provvisoria imposizione a Matilde di vivere nella stessa casa del Dembowski, seppure in appartamenti e in «letti separati». Nel luglio successivo, la sentenza di separazione previde che la tutela di entrambi i figli spettasse al marito e la Viscontini poté andare ad abitare per proprio conto in una casa di piazza Belgioioso, vicino al fratello.
 
[[File:8879 - Milano - P.za Belgioioso - Foto Giovanni Dall'Orto - 14-Apr-2007.jpg|thumb|left|170px|Milano: piazza Belgioioso]]
Nel marzo del [[1818]] conobbe [[Stendhal]], di cui rappresentò uno dei grandi amori, per altro non corrisposto: lo scrittore, che nei suoi diari la chiama Métilde, scrisse di lei che «ella disperava della società, quasi della natura umana, aveva come rinunciato a trovarvi ciò che era necessario al suo cuore». Come donna separata, avvertiva infatti la disapprovazione della società e non era infelice soltanto per questo: nelle sue ultime lettere alla granduchessa Julie si «mostra disperata per l'avvenire dei suoi figli, per l'Italia asservita, sognando l'esilio e il ritorno agli anni» trascorsi in Svizzera, come i meno infelici della sua vita.<ref>Michel Crozet, ''Stendhal'', cit., p. 384.</ref>
 
«Giardiniera», ossia, nel linguaggio delle società segrete, affiliata alla Carboneria, legata a [[Maria Frecavalli]], viene ricordata come un'importante figura durante i [[Moti del 1820-1821|moti carbonari del 1821]], quando venne arrestata ed inquisita. Un suo cugino aveva denunciato il conte Federico Confalonieri come carbonaro e questi, arrestato il [[13 dicembre]] [[1821]], fece i nomi dei complici, tra i quali figuravano MatildeMetilde e Stendhal, allora già rientrato in Francia. Arrestata il [[24 dicembre]] [[1821]], la sua casa fu perquisita e vi furono trovate lettere dell'avvocato [[Giuseppe Vismara]], noto carbonaro rifugiato a [[Torino]], nella quali lei risultava tramite di spostamenti di denaro tra un fratello di [[Giuseppe Pecchio]], altro carbonaro e forse suo amante, e lo stesso Vismara. Non avendo ammesso nulla, fu rilasciata il giorno dopo ed ebbe così tempo per accordarsi con il Pecchio per dare un'innocua giustificazione alle contestazioni degli inquirenti, che la interrogarono nuovamente il [[26 dicembre]] senza poter raggiungere prove sufficienti di un suo coinvolgimento nella congiura.
 
Morì nel 1825, a soli 35 anni,<ref>http://www.literary.it/dati/literary/torcellan/la_dolorosa_storia_del_sovversiv.html</ref> di [[Tabe dorsale|tabe]] in casa della cugina Francesca Milesi. [[Alexandre-Philippe Andryane]], anch'egli implicato nei processi del 1821 e imprigionato allo [[Spielberg]], la ricorda nei suoi ''Mémoires d'un prisonnier d'État'', pubblicati nel [[1837]]. La ricordarono anche [[Teresa Casati]], la moglie di [[Federico Confalonieri]], come «donna angelica» che «riuniva in sé tutte le perfezioni di un'adorabile sensibilità con l'energia che rende capaci delle azioni più sublimi», e la contessa Frecavalli, che la descrisse «modello di madre» che «amava anche la gloria del suo paese [...] e la sua anima energica soffrì troppo a lungo per il suo asservimento e per la perdita dei suoi amici».<ref>Michel Crozet, ''Stendhal'', cit., p. 384-385.</ref>
 
== Bibliografia ==
*Michel Crozet, ''Stendhal. Il signor Me stesso'', Roma, Editori Riuniti 1990 <small>ISBN 88-359-3413-3</small>
*Marta Boneschi, ''La donna segreta. Storia di Metilde Viscontini Dembowski'', Venezia, Marsilio, 2010 <small>ISBN 978-88-317-0730-5</small>
 
== Note ==