Metilde Viscontini Dembowski: differenze tra le versioni
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Nel giugno del 1816 Metilde tornò a Milano per rivedere il figlio Carlo. Il marito cercò di sottrarle il figlio Ercole, e dovette intervenire il governatore della Lombardia, il feld-maresciallo austriaco [[Ferdinand Bubna]], per garantirle momentaneamente l'affidamento del figlio Ercole. A lui e allo stesso imperatore sollecitò la definizione della causa di separazione, che si svolse nel [[1817]] con la provvisoria imposizione a Matilde di vivere nella stessa casa del Dembowski, seppure in appartamenti e in «letti separati». Nel luglio successivo, la sentenza di separazione previde che la tutela di entrambi i figli spettasse al marito e la Viscontini poté andare ad abitare per proprio conto in una casa di piazza Belgioioso, vicino al fratello.
[[File:8879 - Milano - P.za Belgioioso - Foto Giovanni Dall'Orto - 14-Apr-2007.jpg|thumb|left|
Nel marzo del [[1818]] conobbe [[Stendhal]], di cui rappresentò uno dei grandi amori, per altro non corrisposto: lo scrittore, che nei suoi diari la chiama Métilde, scrisse di lei che «ella disperava della società, quasi della natura umana, aveva come rinunciato a trovarvi ciò che era necessario al suo cuore». Come donna separata, avvertiva infatti la disapprovazione della società e non era infelice soltanto per questo: nelle sue ultime lettere alla granduchessa Julie si «mostra disperata per l'avvenire dei suoi figli, per l'Italia asservita, sognando l'esilio e il ritorno agli anni» trascorsi in Svizzera, come i meno infelici della sua vita.<ref>Michel Crozet, ''Stendhal'', cit., p. 384.</ref>
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