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==Contenuti==
L'arco di tempo coperto dalla cronaca riguardava gli anni dal 1247 al 1268, un'epoca cruciale, che ne esaltava l'importanza come [[fonte primaria]] per la storia del [[Regno di Sicilia]]<ref name="TreccaniCMR"/>: essa, infatti, coincideva con gli ultimi anni dell'età di [[Federico II di Svevia]] (morto nel 1250), e proseguiva con la parabola degli [[epigoni]] della dinastia [[Hohenstaufen]]: [[Corrado IV|Corrado]], [[Manfredi di Sicilia|Manfredi]] (morto a [[Battaglia di Benevento (1266)|Benevento]] nel 1266), fino a [[Corradino di Svevia|Corradino]] (morto a [[Battaglia di Tagliacozzo|Tagliacozzo]] nel 1268).
 
Un altro profilo di interesse dell'opera era sul versante della [[Storia della lingua italiana|storia linguistica italiana]]: la sua datazione precoce ne faceva la prima opera in [[lingua volgare|volgare]] nella [[storia della letteratura|storia]] della [[letteratura italiana]], autorizzando per orgogliose rivendicazioni di un primato cronologico del [[dialetto napoletano|volgare napoletano]] nella genesi della prosa [[lingua italiana|italiana]], rispetto alla cronachistica [[Dialetto toscano|toscana]]<ref name="TreccaniCMR"/>.
 
==Falsità dell'opera==
Sull'autenticità dell'opera si addensarono tuttavia numerosi dubbi, giàoriginati ain partireun dalprimo 1839momento sulle inesattezze e incongruenze cronologiche di cui l'opera è disseminata. Consapevole di questo, connel 1839 si registrò il contributotentativo di [[Honoré Théodoric d'Albert de Luynes|Honoré Théodoric d'Albert]], [[duca di Luynes]]<ref>Honoré Théodoric d'Albert de Luynes, ''Commentaire historique et chronologique sur les éphémérides, intitulées Diurnali di messer Matteo di Giovenazzo'', Parigi, [[Firmin Didot]], 1839</ref> di riconciliare le discrepanze riconducendole al diverso conteggio dell'anno civile vigente all'epoca in Puglia, dove l'inizio dell'anno era collocato a settembre.
 
</ref>.Il Itentativo del [[duca di Luynes]] non cancellò i sospetti: suscitaronone un'aspranacque col tempo una notevole diatriba che vide confrontarsi aspramente, su sponde opposte, vari studiosi<ref name="TreccaniCMR"/>: Wilhelm Bernhardi (1834-1921) ne dimostrò la falsità nel 1868<ref>[[Wilhelm Bernhardi]], ''Matteo Di Giovenazzo: Eine Fälschung Des XVI. Jahrhunderts''</ref><ref name="TreccaniMatteo"/>, appoggiato strenuamente da [[Bartolomeo Capasso]] nel 1871. Un tenace sostenitore della genuinità dell'opera fu invece un amico e collega del Capasso, lo storico [[Camillo Minieri Riccio]], che si spese in favore dell'autenticità con una serie di memorie e contributi<ref>''Cronaca di Matteo Spinelli da Giovenazzo ridotta alla sua vera dizione ed alla primitiva cronologia con un commento in confutazione a quello del duca di Luynes sulla stessa Cronaca e stampato a Parigi nel 1839'', 1865; ''I Notamenti di Matteo Spinelli da Giovenazzo difesi ed illustrati'', 1870; ''I Notamenti di Matteo Spinelli novellamente difesi'', 1874; ''Ultima confutazione agli oppositori di Matteo Spinelli'', 1875</ref>, arrivando perfino a individuare la data di nascita dell'autore nel 1231<ref name="TreccaniCMR">Gabriella Palmisciano, [http://www.treccani.it/enciclopedia/camillo-minieri-riccio_%28Dizionario-Biografico%29/ «MINIERI RICCIO, Camillo»], ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'', [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]</ref>.
La diatriba è oggi considerata definitivamente risolta con l'accettazione universale della inautenticità della cronaca di Matteo Spinelli<ref name="TreccaniMatteo">[http://www.treccani.it/enciclopedia/spinelli-matteo-detto-anche-matteo-da-giovinazzo/ Spinèlli, Matteo, detto anche Matteo da Giovinazzo], ''Enciclopedie on line'', [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]</ref>, ritenuto un falso assemblato con materiale di [[Matteo Biondo]] e [[Giovanni Villani]], ad opera, forse, di [[Angelo di Costanzo]], o di [[Bernardino Tafuri]].