Je suis partout: differenze tra le versioni

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''Je suis partout'', come indica il titolo, è stato un settimanale fondato per coprire l'attualità internazionale. Alla partenza, il giornale non è né di [[estrema destra]], né [[antisemitismo|antisemita]], addirittura non è affatto politicamente uniforme. Ma un ''nocciolo duro'' dei redattori fortemente impregnati di [[maurrassismo]], il pensiero politico di [[Charles Maurras]], si forma rapidamente: [[Pierre Gaxotte]], [[Robert Brasillach]], [[Lucien Rebatet]], [[Pierre-Antoine Cousteau]], [[Claude Jeantet]], [[Bernard de Vaulx]] (ex-segretario di [[Charles Maurras]]), [[Maurice Bardèche]], [[Alain Laubreaux]], [[Claude Roy]], [[Miguel Zamacoïs]], [[Pierre Halévy]], [[Pierre Drieu La Rochelle]] e il disegnatore [[Ralph Soupault]]. I moderati lasciano allora la redazione. Il giornale diventa così sempre più antiparlamentare, antidemocratico, nazionalista e convinto della ''decadenza'' della Francia: radicalizza progressivamente le proprie posizioni, man mano che la redazione viene sedotta dal fascino dei partiti fascisti.
 
==L'avvicinamento al fascismo negli [[anni 1930|anni Trentatrenta]]==
''Je suis partout'' esprime ammirazione per [[Benito Mussolini|Mussolini]] fin dal 1932, tanto che nell'ottobre di quell'anno gli dedica un numero speciale. Sostiene numerosi movimenti della destra filofascista europea, come la [[Falange spagnola]], la [[Guardia di ferro]] rumena e il piccolo [[British Union of Fascists|movimento fascista inglese]] di [[Oswald Mosley]]. Il giornale mostra grande interesse per [[Léon Degrelle]] e il suo movimento clerico-fascista, il "[[Rexismo|Christus Rex]]". Il corrispondente dal [[Belgio]] del settimanale è infatti un deputato del movimento rexista al [[Parlamento Federale del Belgio|parlamento]]. A partire dal 1936-37 ''Je suis partout'' si avvicina progressivamente anche al [[nazismo]].
 
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Il settimanale esercita una certa influenza su un pubblico piuttosto giovane e colto. La sua audience diventa sempre maggiore durante l'Occupazione.: la tiratura passa da 46 000 copie nel [[1939]] a 250 000 nel [[1942]]. Pubblica in appendice romanzi di [[Jean Anouilh]] (''[[Léocadia]]''), [[Marcel Aymé]] (''[[Travelingue]]''), [[René Barjavel]] (''[[Ravage]]''), [[Jean de la Varende]] (''[[Les derniers galériens]]''), [[Jacques Decrest]] (''[[Les jeunes filles perdues]]'') o ancora di [[Jean de Baroncelli]] (''[[Vingt-six hommes]]''), e interviste ad alcuni di loro. La rivista pubblica anche sei lettere di [[Louis-Ferdinand Céline]]<ref>http://lewebceline.free.fr/contreceline/les_lettres.htm</ref>, insieme ad articoli su di lui.
 
Dopo l'allontanamento di Brasillach, ritenuto troppo moderato, la direzione è assunta da [[Pierre-Antoine Cousteau]]. Questo cambiamento segna un ulteriore scivolamento: ''Je suis partout'' si allinea completamente al [[nazismo]], dimentica l'apertura agli intellettuali che aveva prodotto parte del successo degli [[anni 1930|anni Trentatrenta]] e sposa l'anti-intellettualismo dei nazisti e fascisti più fanatici: apre le sue colonne ad esponenti delle [[Waffen-SS]].
 
Molti redattori aderiscono al [[Partito Popolare Francese]] di [[Jacques Doriot]] e alla [[Milice_française|Milice]]. Cousteau et Rebatet dichiarano il 15 gennaio del 1944: {{citazione|Nous ne sommes pas des dégonflés. (Noi non siamo degli scoraggiati)}} e assicurano le pubblicazioni del settimanale fino all'agosto del 1944 (l'insurrezione antinazista di Parigi è del 19 agosto).