Heinz Heger: differenze tra le versioni
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{{quote|Mio caro figlio [...] Se credi di trovare la felicità con un altro uomo, questo non ti rende in nessun modo mediocre [...] Non hai nessun motivo di disperarti [...] Ricorda, qualsiasi cosa succeda, tu sei mio figlio e potrai sempre venire da me con i tuoi problemi}}
Nel periodo dell'[[Anschluss|annessione austriaca]] da parte della [[Germania]] avvenuta nel [[1938]], con la quale l'Austria divenne parte del ''[[Reich]]'' tedesco, Heger, che si disinteressava di politica, era studente universitario a Vienna. Nel [[marzo]] [[1939]], Heger venne convocato dalla [[Gestapo]] in seguito a un imprudente appunto inviato all'amante Fred, figlio di un gerarca nazista: "''Al mio amico Fred in amore eterno e profondissimo affetto''".
Heger venne arrestato e condannato a sei mesi di carcere, in applicazione del [[paragrafo 175]], come "degenerato"; il padre, in seguito allo scandalo, perse il lavoro e, disperato, si suicidò lasciando una lettera per la famiglia: "Questo è troppo per me! Vi prego di dimenticarmi. [[Dio]] protegga nostro figlio!". Il suo amato Fred riuscì invece, probabilmente a causa dell'influenza del padre, ad essere prosciolto a causa di "confusione mentale".
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Dopo aver scontato la pena prevista Heger, su ordine dell' ''[[RSHA|Ufficio centrale per la sicurezza del Reich]]'' non venne liberato, ma venne invece deportato presso il [[campo di concentramento di Sachsenhausen]], dove fu obbligato ad indossare, sulla casacca da internato, il [[triangolo rosa]], marchio distintivo dei deportati omosessuali. A Sachsenhausen Heger e gli altri 180 deportati gay non potevano avere contatti con nessun altro prigioniero per il timore che potessero "sedurlo". I lavori più duri e inutili venivano assegnati agli omosessuali per "rieducarli attraverso il lavoro": d'inverno erano obbligati a spazzare la neve con le mani accumulandola di lato, per poi ricevere ordine di spostarla (sempre con le mani) da un'altra parte.
Heger riuscì a scampare in parte ai lavori più duri, e quindi a sopravvivere, diventando l'amante di un ''[[Kapò]]'' imprigionato come criminale comune, in quello che egli definì "un rapporto di convenienza per ambo le parti". Nel [[maggio]] [[1940]] Heger fu trasferito presso il campo di concentramento di [[Flossenbürg]], in [[Baviera]] ed internato presso il ''Block'' (blocco prigionieri) numero 6. A Flossenbürg egli fu sottoposto nuovamente a un durissimo regime carcerario, al disprezzo del personale di guardia delle [[SS]] e degli altri internati, ma sempre riuscì a sopravvivere grazie alle numerose "amicizie" con ''Kapò'', e forse anche di una SS omosessuale, che lo "protessero" da una morte quasi certa. Nei lager, infatti, l'omosessualità, pur duramente osteggiata era clandestinamente praticata, soprattutto dai delinquenti comuni che ricoprivano posizioni di comando all'interno della gerarchia degli internati.
Nell'estate [[1943]] il comandante delle SS, [[Heinrich Himmler]] decise che gli omosessuali "ariani" avrebbero dovuto essere "rieducati" a un comportamento sessuale "ortodosso"; per questo egli ordinò che fossero obbligati a frequentare regolarmente il bordello del campo, rifornito con internate "ariane" obbligate a prostituirsi. Heger descrive queste umilianti esperienze come "non solo imbarazzanti, ma anche strazianti".
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==Il libro==
''Gli uomini col triangolo rosa'' fu, nel 1972, il primo documento in prima persona relativo all'internamento di omosessuali nei lager nazisti. Fino ad allora il tema era ignoto al pubblico, ignorato dalla storiografia ufficiale se non, talvolta anche deliberatamente censurato. La documentazione in materia era scarsa e frammentaria, e non esistendo alcuna testimonianza diretta, era facile negare puramente che l'episodio fosse mai avvenuto, come facevano anche alcune associazioni di ex-deportati (non italiane, comunque), che non volevano che il loro nome fosse "sporcato" dalla presenza di omosessuali nelle loro fila. Da qui l'importanza dell'apparizione delle testimonianze dirette, a cui l'autobiografia di Heger diede il via.
Kohut non scrisse di persona il libro, per la stesura del quale si avvalse della collaborazione di un giornalista. Si spiega così perché questo memoriale appaia per alcuni versi differente dagli altri che sono stati scritti dopo: il tono della narrazione è infatti meno asettico e maggiormente "romanzato", con momenti di sdegno enfatico (e retorico) di solito assente nei documenti di questo tipo.
Inoltre, la narrazione è stata "confezionata" puntando il riflettore su episodi giudicati meglio adatti a garantire un successo di vendita: tipicamente, violenza e sesso.<br/>▼
Nonostante questo limite (o forse a proprio a causa di esso) il libro ha avuto un impatto enorme all'interno della [[comunità gay]]. Era la prima volta che una ex vittima della persecuzione nazista rompeva il silenzio. Il libro fu tradotto in moltissime lingue, e per molti anni fu addirittura il solo documento in prima persona disponibile sul tema. <br/>▼
▲Inoltre, la narrazione è stata "confezionata" puntando il riflettore su episodi giudicati meglio adatti a garantire un successo di vendita: tipicamente, violenza e sesso.
▲Nonostante questo limite (o forse a proprio a causa di esso) il libro ha avuto un impatto enorme all'interno della [[comunità gay]]. Era la prima volta che una ex vittima della persecuzione nazista rompeva il silenzio. Il libro fu tradotto in moltissime lingue, e per molti anni fu addirittura il solo documento in prima persona disponibile sul tema.
Non è eccessivo dire che l'impatto emotivo di quest'opera contribuì a rompere la "congiura del silenzio" attorno a questo tema ancora tabù, ad accendere la speranza di trovare altri testimoni disposti a parlare della loro esperienza (cosa che in effetti avvenne), e in definitiva a spianare la strada alle opere successive, realizzate con metodi storiografici più scientifici, come ad esempio il documentario ''[[Paragraph 175]]''.
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