Congiura di Pisone: differenze tra le versioni
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Morto l'Imperatore, [[Gaio Calpurnio Pisone]] sarebbe stato proclamato nuovo ''[[princeps]]'' dalla [[Guardia Pretoriana]], grazie all'appoggio di [[Lucio Fenio Rufo|Fenio Rufo]] (forse il vero capo della congiura), allora [[Prefetto del Pretorio]] congiuntamente a [[Gaio Ofonio Tigellino|Tigellino]], del [[tribuno militare]] [[Subio Flavio]] e del [[centurione]] [[Sulpicio Asper]].
La congiura venne scoperta allorché uno schiavo al servizio del congiurato Scevino, Milico, corse agli Orti Serviliani a denunciare il proprio padrone. Intuito che vi era una complicità tra Scevino e Natale, ed essendo entrambi amici di Pisone, vengono interrogati separatamente: Natale confessa subito, indicando tra i congiurati Pisone e Seneca. E' l'inizio della rovinosa scoperta della congiura, che dà adito per ordine di Nerone ad una serie di processi sommari, esecuzioni e suidici. Tra le morti illustri, lo scrittore latino Tacito negli Annales, cita, oltre alla celebre morte di Seneca, anche quella di Plauzio Laterano e Subrio Flavo. Un esempio di grande coraggio riferito dallo stesso Tacito, è la morte della liberta Epicari, suicida pur di non rivelare i nomi dei complici: "Fulgido esempio di eroismo,dato da una donna, una liberta, che in tanto pericolo volle proteggere degli estranei e quasi degli sconosciuti, mentre degli uomini nati liberi,dei cavalieri e dei senatori romani, senza essere sottoposti a tortura, tradivao ognuno le persone più care" (Annales, XV, LVII).
=== Conseguenze ===
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