Junio Valerio Borghese: differenze tra le versioni
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Negli ultimi mesi del conflitto, al fine di difendere l'italianità dell'Istria, Borghese avviò contatti con la Regia Marina al sud ([[ammiraglio]] [[Raffaele De Courten|De Courten]]) per favorire uno sbarco italo-alleato in Istria e salvare le terre orientali dall'avanzata delle forze iugoslave<ref> Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 180"La graduale avanzata dei comunisti di Tito in Istria spiega perché, a un certo punto, Borghese fece delle aperture agli Alleati, in particolare alla marina italiana del Sud...."</ref>. Lo sbarco studiato dalla marina italiana del Sud si sarebbe avvalso dell'appoggio delle formazioni fasciste e della Decima, con o senza l'intervento Alleato<ref>Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 182-183:"Il SIS, guidato dal capitano di vascelo Agostino Calosi, aveva ricevuto istruzioni precise dall'ammiraglio De Courten, divenuto capo di stato maggiore della marina. L'idea era quella di sbarcare in Istria senza avvalersi dell'aiuto degli Alleati, in modo da non turbare i rapporti con Tito."</ref>. L'opposizione inglese fece fallire questo piano<ref> Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 180"In ogni caso, gli Alleati respinsero queste avance, forse con una certa avventatezza"."</ref>, non volendosi inimicare [[Stalin]] dopo l'accordo di Yalta<ref>Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, p.403, Lo Scarabeo, Bologna, 2004 "Roosvelt e Eisenhower non volevano rompere assolutamente con "l'amico Stalin" di cui avevano massima stima e inoltre non si potevano buttare all'aria gli accordi di Yalta".</ref> e favorendo così l'avanzata degli iugoslavi, che ebbero peraltro anche l'attivo sostegno della [[Royal Navy]] britannica.
L'attività della Xª MAS non si limitò alle incursioni navali contro le forze nemiche, ma si estese alla costituzione di reparti di terra che assunsero al termine del conflitto le dimensioni di una vera e propria divisione di fanteria leggera. Tuttavia a causa dell'opposizione tedesca (che mal vedeva la ricostituzione di grandi unità italiane) la Divisione Decima (composta da due gruppi di combattimento) non poté mai entrare in azione come unità organica, ma fu frazionata in battaglioni usati dai comandi tedeschi sul fronte della [[Linea Gotica]] e poi del Senio. Una parte della Divisione (il Secondo Gruppo) era pronto per muovere sul confine orientale, per difendere Trieste e Fiume dall'avanzata degli iugoslavi, ma fu bloccato prima dai tedeschi e poi
A partire dal 1944 la Decima fu impiegata anche in attività antipartigiane e rastrellamenti di civili nelle zone dove agivano i partigiani, al fianco dei tedeschi; in queste azioni si registrarono casi di tortura su prigionieri (sia partigiani che civili) e numerose esecuzioni sommarie.<ref> Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 192 "L'estate del 1944 fu il periodo in cui le azioni antipartigiane si fecero più intense, non solo perché i partigiani erano diventati tanto numerosi da minacciare le linee di comunicazione dell'esercito tedesco, ma anche perché i tedeschi avevano bisogno di rastrellare le alture vicino alla valle del Po per potervisi trincerare qualora la linea gotica sugli Appennini fosse stata sfondata"."</ref>
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