Antonio Gramsci: differenze tra le versioni
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[[File:Matteotti.jpg|thumb|left|160px|Giacomo Matteotti]]
Nel convegno si affrontò il «caso Bordiga», il quale aveva rifiutato la candidatura al Parlamento, era in rotta con la maggioranza dell'Internazionale e rifiutava ogni azione politica comune con le altre forze politiche di sinistra
Il [[10 giugno]] un gruppo di fascisti rapì e uccise il deputato socialista [[Giacomo Matteotti]]; sembrò allora che il [[fascismo]] stesse per crollare per l'indignazione morale che in quei giorni percorse il Paese, ma non fu così; l'opposizione parlamentare scelse la linea sterile di abbandonare il [[Parlamento]], dando luogo alla cosiddetta [[Secessione dell'Aventino]]: i [[liberalismo|liberali]] speravano in un appoggio della [[Monarchia|Corona]], che non venne, i [[cattolicesimo|cattolici]] erano ostili tanto ai fascisti che ai [[socialismo|socialisti]] e questi ultimi erano ostili a tutti, [[comunismo|comunisti]] compresi. Gramsci avanzò al «Comitato dei sedici» - il nucleo dirigente dei gruppi aventiniani - la proposta di proclamare lo sciopero generale che però fu respinta; i comunisti uscirono allora dal «Comitato delle opposizioni» aventiniane il quale, secondo Gramsci, non aveva alcuna volontà di agire: ha una «paura incredibile che noi prendessimo la mano e quindi manovra per costringerci ad abbandonare la riunione».<ref>Lettera a Giulia Schucht, 22 giugno 1924</ref>
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