Ancilla Marighetto: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Zensov (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Zensov (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 23:
Nel giugno [[1944]], il gruppo trentino decise di contattare i comandanti della [[brigata Antonio Gramsci]], attiva con circa mille uomini sulle vicine [[Vette Feltrine]], che era parte della [[Resistenza]] bellunese organizzata capillarmente fin dal novembre [[1943]], grazie anche a numerosi elementi provenienti dalla vita militare e a una diffusa adesione popolare. Due mesi dopo fu istituita e destinata al vicino Tesino e alla bassa [[Valsugana]] la compagnia “Giorgio Gherlenda” (elevata al rango di battaglione un mese più tardi), intitolata a un partigiano della "Gramsci" trucidato dall'occupante [[nazista]] pochi giorni prima e composta da 29 partigiani, in buona parte provenienti dai comuni bellunesi di confine affiancati da alcuni trentini. Quasi subito fu operativa come staffetta anche Ancilla Marighetto, nome di battaglia "Ora".
Fra le prime azioni del "Gherlenda" vi fu l'assalto alla caserma del [[Corpo di sicurezza trentino]] (Cst) di [[Castello Tesino]], il 14 settembre [[1944]], al fine di impossessarsi di armi e munizioni: il "colpo" riuscì e furono anche fatti prigionieri temporaneamente 55 soldati trentini arruolati dai nazisti per controllare il territorio e svolgere attività antipartigiana (il Cst era attivo in provincia di Belluno, come il più noto [[Polizei Regiment Bozen]], e partecipava attivamente anche a rastrellamenti e rappresaglie).
La reazione dei nazisti, come sempre, fu feroce: il 15 settembre [[1944]] scattò un enorme rastrellamento che si spinse fino ai monti di Costabrunella, il "rifugio" sul [[Lagorai]] del battaglione Gherlenda. In quel drammatico contesto fu ucciso anche il comandante, Isidoro Giacomin "Fumo" da [[Fonzaso]] e in seguito per i partigiani del "Gherlenda" - le cui fila si erano ingrossate fino a toccare circa le ottanta unità - la vita fu sempre più difficile, fino alla decisione del neoeletto comandante "Marco" (l'ex maresciallo di artiglieria Antonio Da Ronch di [[Feltre]]) di suddividere il battaglione in tre compagnie, due delle quali si sciolsero poco dopo. Dopo l'appello alleato (13 novembre [[1944]]) alla [[Resistenza]] di sospendere le attività durante l'inverno, una parte dei combattenti fece rientro alla vita civile. Nel [[Bellunese]] l'appello non ebbe molto seguito, nel caso del "Gherlenda" rimasero in montagna solo un gruppo ristretto di sette partigiani noti, che difficilmente sarebbero passati inosservati al rientro nei rispettivi paesi (per numerosi loro compagni, infatti, il destino dopo il ritorno fu tragico). Fra i sette c'era "Ora" e il loro nascondiglio fu in una valletta impervia nella zona del [[passo del Brocon]], la Val Caora; da qui partirono anche per alcune azioni di sabotaggio contro l'occupante. Alla metà di febbraio [[1945]], il gruppetto decise di trasferirsi in una zona meglio esposta al sole e fece tappa a malga Vallarica di Sotto, dove il 19 febbraio fu sorpreso da una pattuglia di tredici uomini del Corpo di sicurezza trentino guidata dal sanguinario capitano Ss austriaco [[Karl Julius Hegenbart]], che si era già macchiato, fra l'altro, del sangue di un'altra partigiana di Castello Tesino, [[Clorinda Menguzzato]] "Veglia". Nel fuggi fuggi "Ora" (contrariamente a quanto riportato in alcune ricostruzioni approssimative) non riuscì a mettersi i suoi sci perché in precedenza li aveva prestati al fratello "Renata" e gli attacchi non erano stati ancora risistemati per lei. La ragazza si mise allora a correre verso valle, sulla neve, in direzione [[Lamon]], insieme con il compagno “Raul”; quando sentirono avvicinarsi i nazisti che avevano gli sci, i due si arrampicarono su due abeti per nascondersi; erano nei pressi del Col del Toc, in territorio comunale di [[Lamon]]. Solo l'ultimo uomo della pattuglia si accorse di "Ora" e richiamò gli altri: la giovane impugnava la pistola ma alla fine - per qualche motivo - non la utilizzò (diversamente da quanto si legge in alcune ricostruzioni approssimativepiuttosto fantasiose) e accolse l'invito del capitano Hegenbart a scendere dall'albero. "Ora" fu sùbito interrogata ma oppose il silenzio e il disprezzo alle domande del comandante nazista. Hegenbart ordinò allora a uno dei soldati trentini presenti, un sottufficiale di Cavalese, di sparare alla testa di Ancilla. Dopo la guerra costui fu condannato a 22 anni di reclusione per aver eseguito quell'ordine; ma ne scontò solo cinque, perché la martoriata famiglia Marighetto (nell'ottobre 1944 anche il padre di Ancilla, Giacomo, era stato fucilato dai nazisti), acconsentì alla grazia per la quale si erano spesi esponenti della Chiesa trentina.
Quando la pattuglia se ne andò, "Raul" scese dall'albero e seppellì "Ora" sotto la neve; la salma fu recuperata due giorni dopo da due giovani di [[Lamon]], sollecitati dai partigiani superstiti, e trasportata al vicino [[rifugio Croset]] dove fu tumulata sotto un cumulo di sassi; dopo la Liberazione sarà traslata a a Castello Tesino dove il 16 giugno 1945 si tennero i funerali dei partigiani Ancilla Marighetto "Ora", Isidoro Giacomin "Fumo", [[Clorinda Menguzzato]] "Veglia", Gastone Velo "Nazzari", Luigi Parer "Pronto" e Dario Zampiero "Mosca".
Dopo la guerra il miliziano che uccise "Ora" fu condannato a 22 anni di reclusione; ma ne scontò solo cinque, perché la martoriata famiglia Marighetto (nell'ottobre 1944 anche il padre di Ancilla, Giacomo, era stato fucilato dai nazisti), acconsentì alla grazia per la quale si erano spesi esponenti della Chiesa trentina.
Il capitano Hegenbart, invece, condannato all'ergastolo in Italia, per una lunga serie di crimini di guerra, non fu mai estradato dall'Austria, dove visse indisturbato e morì nel [[1993]].
Anche se gli altri fuggiaschi compagni di "Ora" sopravvissero, quell'episodio del 19 febbraio [[1945]] segnò la fine del "Gherlenda", che va considerato come la realtà più significativa della [[Resistenza]] in Trentino, provincia dell'[[Alpenvorland]] in cui la lotta partigiana in generale fu poco presente.