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I richiami alla repressione penale della violenza a sfondo razzista e xenofobo sono diversi e provengono sia da istituzioni internazionali che europee, di carattere governativo e non governativo.
Il Consiglio dei Ministri dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), nel dicembre 2009, prendendo atto del rapporto “Hate Crimes in the OSCE Region – Incidents and Responses” dell'Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani (ODIHR), ha ritenuto di impegnarsi e impegnare gli Stati membri dell'organizzazione, tra cui l'Italia, nella lotta contro i crimini d'odio (Decision No. 9/09 Combating Hate Crimes). Nel documento, tra le altre cose, si invitano gli Stati membri a riconoscere per legge i crimini d'odio in quanto tali, cioè basati su motivazioni razziste e xenofobe, e ad apprestare specifiche sanzioni.
Il Commissario Europeo per i Diritti Umani, Thomas Hammarberg, nel 2009 ha auspicato che la risposta giudiziaria ai crimini d'odio sia severa, sottolineando come, anche nei Paesi in cui ciò sia già prevista, alcune legislazioni limitano la tutela a solo alcuni dei gruppi sociali destinatari di atti discriminatori violenti: il riferimento riguarda esplicitamente la comunità Lgbt europea.
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