Castello di Barletta: differenze tra le versioni

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+notizie e fonti bibliografiche
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|Tipologia = Castello medievale - rinascimentale
|Utilizzatore =
|Primo proprietario = Conte [[Pietro ildi NormannoTrani]]
|Stile =
|Funzione strategica =
|Termine funzione strategica =
|Inizio costruzione = [[XI secolo]]
|Termine costruzione = [[XVII secolo]]
|Costruttore =
|Materiale =
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|Demolizione =
|Condizione attuale = Restaurato tra il [[1973]] e il [[1988]]
|Proprietario attuale = Comune di [[Barletta]]
|Visitabile = Si, mediante visite guidate eccetto il lunedì
|Presidio = Sede del Museo Comunale e della Biblioteca Comunale
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Il '''castello di Barletta''', situato nell'[[Barletta|omonima città]], è il risultato architettonico di una serie di stratificazioni dovute al susseguirsi di diverse dinastie al potere, succedutesi dall'[[XI secolo]] al [[XVIII secolo]].
Un tempo fortezza a scopo difensivo, cinta dal [[Mare Adriatico|mare]] che occupava il [[fossato (architettura)|fossato]] tutt'intorno al castello e lo isolava da potenziali attacchi nemici, costituisce oggi un punto strategico nella vita cittadina nonché un importante cardine urbanistico.<ref>{{Cita libro|Renato| Russo | Guida al Castello di Barletta e ai suoi segreti | Barletta| Rotas| 2005| pagine=p.23}}</ref><ref name="puntonevralgico1">{{Cita libro|Renato| Russo | Barletta, la storia | Barletta| Rotas| 2004| pagine=p.285}}</ref><ref name="puntonevralgico2">{{Cita|Russo|p.293|Russo, 20052004}}.</ref> È sede della Biblioteca comunale,<ref>{{cita web|url=http://www.comune.barletta.bt.it/retecivica/biblioteca/index.htm|titolo=Biblioteca Comunale "Sabino Loffredo" - Home page e news|accesso=19 giugno 2011}}</ref> del [[Museo civico (Barletta)|Museo civico]] e di una sala convegni e mostre.<ref>{{cita web|url=http://www.comune.barletta.bt.it/retecivica/servist/regolam/matrimoni08.pdf|titolo=Sito del Comune di Barletta - "Regolamento comunale per l'organizzazione del servizio per la celebrazione dei matrimoni civili" che attesta la denominazione ufficiale di ''sala rossa''.|accesso=19 giugno 2011}}</ref>
 
Tra le opere conservate, oltre un presunto busto di [[Federico II del Sacro Romano Impero|Federico II di Svevia]]<ref>{{cita web|url=http://www.ilfieramosca.it/federico/03_11_busto.html|titolo="Il Fieramosca" - Il busto nel Castello di Barletta Federico II di Svevia o Giulio Cesare?|accesso=19 giugno 2011}}</ref> in pietra calcarea, risalente al [[XIII secolo]],<ref name="Russo200559">{{Cita libro|Renato| Russo | Guida al Castello di Barletta e ai suoi segreti | Barletta| Rotasp.59|Russo, 2005| pagine=p.59}}.</ref> è qui posto il ''Sarcofago degli Apostoli'',<ref>{{cita web|url=http://www.archeomedia.net/promozione-valorizzazione/35206.html|titolo=Il sarcofago degli apostoli da Barletta a Torino per la mostra sui Longobardi, tra storia e mito dalla fine dell'impero ai barbari.|accesso=19 giugno 2011}}</ref> [[altorilievo]] in pietra prima testimonianza del [[Cristianesimo]] a [[Barletta]], risalente al periodo compreso tra il [[III secolo]] e il [[IV secolo]].<ref>{{Cita|Russo|p.61|Russo, 2005}}.</ref>
 
== Storia ==
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La crescita di [[Federico II del Sacro Romano Impero|Federico]] proseguì parallelamente a quella del castello barlettano nel quale l'imperatore risiedette in diverse occasioni a partire dal [[1228]]. Dopo essere stato incoronato nel [[1215]] re dei [[Sacro Romano Impero|Romani]] e di [[Germania]] a [[Magonza]] e nel [[1220]] consacrato imperatore da [[Papa Onorio III]], nel [[1228]] [[Federico II del Sacro Romano Impero|Federico II]] da [[Barletta]] bandì la [[sesta crociata]] e nell'anno seguente, di ritorno dalla [[Terra santa]], soggiornò in città per due mesi.<ref name="Grisotti1"/>
Prima del [[1224]], anno in cui viene promossa la costruzione dell'ala federiciana del castello, l'unico documento storico in cui appare nuovamente [[Barletta]] risale al [[1205]] ed in esso il sovrano autorizzava la [[Chiesa di San Giacomo (Barletta)|chiesa di San Giacomo]] a costruire un mulino, una taverna e un forno.<ref name="Russolastoria2"/>
In quell'anno il complesso castellare si presentava irregolare ed asimmetrico, lontano dalla consuetudine costruttiva dei forti federiciani.<ref>{{Cita|Russo|p.98|Russo, 2004}}.</ref><ref>{{Cita|Russo|p.13|Russo, 2005}}.</ref><ref>Per un confronto tra le strutture di carattere federiciano risulta utile consultare [[Castel del Monte]] nei pressi di [[Andria]], [[Castello Ursino]] a [[Catania]], [[Castello Maniace]] a [[Siracusa]].</ref> Per tale motivo tra il [[1224]] e il [[1228]] il sovrano intervenne abbattendo l'area orientale appartenuta ai normanni e costruendovi la ''domus'' federiciana, accentuando gli aspetti decorativi ed architettonici del castello e trasformando quella che in precedenza era una rocca a scopo difensivo in una reggia per la sua corte.<ref name="Grisotti6">{{Cita|Grisotti|p.119|Grisotti, 1995}}.</ref>
Nel [[1228]] [[Federico II del Sacro Romano Impero|Federico II]] visitò Barletta e da qui, dopo aver adunato il parlamento dei baroni nel castello, annunciò la partenza per la [[sesta crociata]] durante la [[Dieta (storia)|dieta]] tenutasi proprio nella domus.<ref name "Grisotti8"/>
 
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=== Periodo angioino (1266 - 1442) ===
L'importanza di [[Barletta]] e del suo [[castello]] da una parte, l'astio che [[Carlo I d'Angiò]] provava per gli [[Svevi]] dall'altra,<ref name="Russo200515">{{Cita|Russo|p.15|Russo, 2005}}.</ref> lo indussero ad intervenire architettonicamente sull'intera fortezza, oltre che sulla cinta urbana, a partire dal [[1268]].<ref>{{Cita|Russo|p.114|Russo, 2004}}.</ref> A tal proposito la notevole documentazione rinvenuta<ref>{{Cita libro|Eduard| Sthamer | Dokumente zur Geschiste der Kastellbauten Kaiser Friedrich IIund Karl I von Anjou band Apulien und Basilicata | Lipsia| Verlag Karl W. Hiersemann| 1926| nn.648-712}}</ref> mostra il graduale passaggio dall'intenzione di procedere con una [[manutenzione ordinaria]] fino alle modifiche sostanziali dell'opera muraria, che previdero la costruzione del ''palatium'' angioino sul lato [[nord]], scomparso in seguito al successivo ampliamento spagnolo e le cui fondazioni attualmente sono utilizzate come cisterna idrica,<ref>{{Cita|Grisotti|p.18|Grisotti, 1995}}.</ref> la sostituzione della ''torre antiqua'' normanna crollata a [[sud]]-[[est]] con una torre di forma circolare,<ref>Per un confronto tra le strutture, risulta utile consultare il [[Castello di Lucera]] per similitudine tra le due strutture, progettata dal medesimo architetto, [[Pierre d'Angicourt]].</ref> lo scavo di un [[fossato (architettura)|fossato]] intorno al castello con l'edificazione di un muro esterno di difesa ad [[ovest]], altresì detto ''taluto'',<ref> Il termine talutum, dal frances ''taluter'' ovvero ''scarpa'', corrisponde ad un muro a scarpa di notevoli dimensioni. {{Cita|Grisotti|p.42|Grisotti, 1995}}.</ref> il rafforzamento delle cortine esistenti e l'edificazione di un'ulteriore porta d'accesso al castello che prende il nome di ''Porta Trani'', rivolta ad [[est]] verso l'[[Trani|omonima città]].<ref>{{Cita|Grisotti|p.19|Grisotti, 1995}}.</ref><ref>{{Cita|Grisotti|p.39|Grisotti, 1995}}.</ref>
 
[[File:Giovannaprima01.jpg|thumb|200px|left|Ritratto di [[Giovanna I di Napoli|Giovanna d'Angiò]].]]
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Con la [[pace di Cambrai]] del [[1529]], il castello e la città di Barletta passarono nelle mani dell'imperatore [[Carlo V del Sacro Romano Impero|Carlo V d'Asburgo]], nipote di Ferdinando II di Aragona. Questi diede inizio ai lavori di adeguamento del castello ai canoni costruttivi del tempo a partire dal [[1532]]. I lavori si protrassero per oltre sessant'anni, con una ulteriore suddivisione in tre fasi: dal [[1532]] al [[1537]]; dal [[1555]] al [[1559]]; dal [[1578]] al [[1598]].<ref>{{Cita|Grisotti|pp.51-52|Grisotti, 1995}}.</ref>
 
Sotto la guida dell'degli Asburgo il castello subì una profonda trasformazione, per prepararsi a possibili attacchi nemici non più unicamente con [[arma bianca|armi bianche]] come la [[spada]] o la [[lancia (arma)|lancia]] ma con l'uso della [[polvere nera|polvere da sparo]] e dei [[cannone|cannoni]].
La logica costruttiva [[XVI secolo|cinquecentesca]] prevedeva [[castello|castelli]] non più elevati in altezza, con [[torre|torri]] d'avvistamento difficili da scalare, ma opere solide e particolarmente imponenti, solitamente circondate da ampie aree pianeggianti per un più efficace controllo nemico da terra.<ref name="Grisotti3">{{Cita|Grisotti|p.49|Grisotti, 1995}}.</ref>
 
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I lavori ebbero come tema principale la realizzazione dei quattro [[baluardo|bastioni]] angolari. La loro denominazione tradizionale, che coincide con quella utilizzata dall'architetto Grisotti durante i lavori di restauro degli [[anni 1980|anni ottanta]], risale al [[1559]] in cui appaiono citati in un documento, denominati rispettivamente, da [[sud]]-[[ovest]] in senso orario, ''di Santa Maria'', ''di San Vincenzo'', ''di Sant'Antonio'' e ''dell'Annunziata''.<ref>{{Cita|Grisotti|p.83|Grisotti, 1995}}.</ref> Agli inizi del [[XIX secolo]] l'intitolazione dei bastioni fu completamente stravolta e in una planimetria di autore anonimo francese, il bastione ''di Santa Maria'' viene chiamato "di San Giacomo", quello ''di San Vincenzo'' è detto "della campana", quello ''di Sant'Antonio'' è intitolato "di Santa Maria" e infine il bastione ''dell'Annunziata'' è ricordato come "di San Vincenzo".<ref>{{Cita|Grisotti|p.33|Grisotti, 1995}}.</ref>
 
Venne quindi eseguito con delle nuove murazioni di stampo spagnolo il rivestimento di tutte le strutture appartenenti alle epoche precedenti, quali il ''palatium'' angioino, le cui fondazioni costituiscono le pareti di una cisterna per la raccolta delle [[Precipitazione (meteorologia)|acque meteoriche]] posta nel mezzo del cortile interno al castello, le torri normanne e tutte le murature fino ad allora presenti.<ref>{{Cita|Grisotti|p.52|Grisotti, 1995}}.</ref><ref name="Russo200515"/>
[[File:Castello di Barletta - Laboratorio degli Artificieri e terrazzo.jpg|thumb|right|250px|Il corpo di fabbrica del ''laboratorio degli artificieri'' e in primo piano il lucernario della [[casamatta]] del [[baluardo|bastione]] ''di Santa Maria'']]
Il castello di Barletta assunse così l'attuale aspetto morfologico: una struttura di forma quadrangolare, con quattro [[baluardo|bastioni]] [[pentagono|pentagonali]] agli spigoli, una dotazione di [[cannone|cannoni]] su tutti i lati e un [[fossato (architettura)|fossato]] che permettesse il distacco dalla terra ferma su tre lati. Il quarto lato, a [[nord]], affacciava invece sulla costa in modo da garantire la difesa verso il [[Mare Adriatico|mare]]. L'accesso al castello era mediato da un ponte levatoio in legno, costruito interamente durante il [[XVI secolo]].<ref name="Grisotti11">{{Cita|Grisotti|p.63|Grisotti, 1995}}.</ref>
Tuttavia il castello, rinnovato e adattato a fortezza, non fu mai utilizzato per fini militari, a causa dello spostamento degli interessi dal [[bacino del Mediterraneo]] verso il [[Nuovo Mondo|Nord e il Sud America]].<ref>{{Cita|Russo|p.22|Russo, 2005}}.</ref><ref>{{Cita|Grisotti|pp.71-72|Grisotti, 1995}}.</ref>
 
Tra la fine del [[XVI secolo|cinquecento]] e l'inizio del [[XII secolo|seicento]] ebbero inizio nuovi lavori di completamento e manutenzione del castello, che videro anche la promozione di una condizione di abitabilità meno ardua e la bonifica dei terreni paludosi della città e delle aree vicine alla medesima struttura. Nel [[1621]] [[Filippo IV di Spagna]] pose mano ai lavori di manutenzione e decise di costruire sulla copertura del braccio [[ovest]] un laboratorio degli artificieri, oggi noto come ''Sala degli artificieri''.<ref name="Grisotti4">{{Cita|Grisotti|p.71|Grisotti, 1995}}.</ref>
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}}]]
 
Il castello è sito nella piazza omonima all'interno del quartiere Santa Maria, a [[nord]]-[[est]] della [[Barletta|città]]. Risulta essere un punto strategico nella vita cittadina,<ref>{{Cita|Russo|p.23|Russo, 2005}}.</ref> nonché un forte cardine urbanistico: il tessuto urbano di Barletta si è infatti sviluppato a partire dalla doppia polarità ecclesiastica e militare data dalla vicinanza della [[concattedrale di Santa Maria Maggiore (Barletta)|concattedrale di Santa Maria Maggiore]] e dal castello.<ref>{{Cita|Russo|p.78|Russo, 2004}}.</ref>
 
Le dimensioni dei lati esterni del castello, misurate alla base della cornice dei [[baluardo|bastioni]] angolari, risultano variabili, con il fronte [[est]], il più lungo di tutti, di circa 127 [[metro|metri]], il fronte [[ovest]], più corto di tre metri, e quelli [[sud]] e [[nord]], entrambi lunghi circa 120 metri. La diagonale tra le punte dei bastioni [[nord]]-[[est]] e [[sud]]-[[ovest]] misura circa 188125 metri, mentreal lacui distanzainterno travi lesono puntedue deiordini bastionidi [[nord]]-[[ovest]]casematte esovrapposte [[sud]]-[[est]]di èdiametro dipari 182a 16 metri.<ref name="Russo200517">{{Cita|GrisottiRusso|p.19917|GrisottiRusso, 19952005}}.</ref> L'altezza del prospetto [[ovest]], quello più alto vista la presenza del corpo di fabbrica del ''laboratorio degli artificieri'', corrisponde a circa 24 metri mentre il fronte [[nord]], il più basso, ha un'altezza massima di 19 metri.<ref>{{Cita|Grisotti|p.198|Grisotti, 1995}}.</ref> I muri del castello presentano uno spessore variabile dai 5 ai 12 metri e sono costruiti in [[calcare|pietra calcarea]] tagliata in blocchi squadrati ed appena bugnati, gran parte dei quali furono ricavati dagli edifici distrutti durante il [[saccheggio|sacco]] del [[1528]].<ref name="Russo200517"/>
 
E' circondato dai giardini, intitolati ai [[fratelli Cervi]], su tutti i lati tranne che sul fronte [[nord]], e da essi è separato mediante l'ampio e profondo fossato, che nel punto più basso raggiunge i dieci metri di profondità rispetto al piano di calpestio del ponte d'accesso al castello. L'edificio possiede un impianto polare<ref>Un impianto architettonico può essere definito "polare" se intorno al suo punto centrale (polo, in tal caso il cortile interno) siano organizzati tutti gli spazi dal punto di vista distributivo e costruttivo.{{cita libro| Giuseppe | Strappa | Unità dell'organismo architettonico | 1995| Dedalo | Bari |pagine=p.148}}</ref><ref>{{cita libro| Giuseppe | Strappa | Edilizia per il culto | 2005| Utet | Torino |pagine=p.76}}</ref> di forma quadrangolare, con i caratteristici [[baluardo|bastioni]] pentagonali lanceolati nei quattro spigoli e i quattro bracci dell'edificio che li uniscono tra loro. Nel mezzo vi è il cortile quadrato.
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==== Il rivellino e il ponte d'ingresso ====
[[File:Barletta Rivellino del castello.jpg|thumb|right|250px|Il [[rivellino]] del castello di Barletta]]
L'accesso al castello è mediato dalla presenza del [[rivellino]] e del successivo ponte che permette di superare il fossato.<ref name="Russo200525">{{Cita|Russo|p.25|Russo, 2005}}.</ref> Fino al [[XVIII secolo]] il rivellino faceva parte di un più ampio sistema di difesa che, attraverso dei percorsi tortuosi, conduceva allo slargo dinanzi alla struttura di guardia.<ref>{{Cita|Grisotti|p.112|Grisotti, 1995}}.</ref> Questa è suddivisa in due vani laterali dall'atrio centrale, ognuno dei quali avente una bucatura sulla parete opposta a quella di ingresso, mentre la copertura è cinta da una muratura in tufo provvista di [[feritoia|feritoie]], tranne che sul lato prospiciente il ponte dove il parapetto è più basso per permettere le manovre militari con l'interno. Durante i lavori di restauro degli [[anni 1980|anni ottanta]] è emersa la presenza di una scala che dal vano [[ovest]] doveva condurre sul [[Terrazza|lastrico solare]] della struttura,<ref>{{Cita|Grisotti|p.113|Grisotti, 1995}}.</ref> attualmente però non utilizzabile in quanto il [[rivellino]] è sprovvisto di un'uscita sul terrazzo, pertanto l'arrivo sul lastrico solare può unicamente avvenire dal ponte in muratura mediante l'uso di una [[Scala (utensile)|scala]] esterna.
 
Superato il rivellino, fino al recente restauro il ponte d'ingresso al castello, era sostenutu da tre massicci piloni verticali e altrettante [[arco (architettura)|arcate]], oltre ad un arco di dimensioni inferiori che collegava l'ultimo pilone con il castello databile intorno al [[XIX secolo]], dunque successivo all'eliminazione del [[ponte levatoio]].<ref>{{Cita|Grisotti|p.114|Grisotti, 1995}}.</ref> I lavori di restauro, considerate le precarie condizioni e la carente matrice storica, hanno portato all'abbattimento di quest'ultimo arco e, grazie alla scoperta del punto di appoggio dell'antico ponte levatoio costruito sul finire del [[XVI secolo]],<ref name="Grisotti11"/> ed ivi rimasto fino alla rimozione avvenuta nel [[1861]],<ref name="Russo200525"/> alla realizzazione di una struttura lignea fissa di collegamento che rievocasse l'antico sistema mobile di protezione.<ref>{{Cita|Grisotti|p.115|Grisotti, 1995}}.</ref> Il ponte in legno ha subito un nuovo intervento di manutenzione nel [[2008]], con la sostituzione delle travi lignee.<ref>{{cita web|url=http://www.comune.barletta.bt.it/retecivica/avvisi08/pontecast08.html|titolo=Sito del Comune di Barletta - Conclusa la manutenzione straordinaria del ponte di legno del castello|accesso=1 luglio 2011}}</ref>
 
[[File:Castello di Barletta - Portale d'ingresso.jpg|thumb|left|200px|Il portale d'ingresso al castello]]
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[[File:Castello di Barletta - Particolare del bastione sud-est.jpg|thumb|200px|Particolare del [[bastione]] sud-est in cui è visibile lo scudo della dinastia [[Aragonesi|aragonese]].]]
Il portale d'accesso al castello è costituito da un [[Arco_(architettura)#Arco_a_tutto_sesto|arco a tutto sesto]] incassato in una porzione di muro esterna di forma [[rettangolo|rettangolare]] in [[bugnato]]. Al di sopra della bucatura rettangolare vi è un [[architrave]], compreso tra due decorazioni a forma di [[conchiglia]], su cui campeggia una scritta in [[Lingua latina|latino]] preceduta da una [[croce greca]] e suddivisa in due parti da un decoro a forma di [[rosone]], che recita:
{{quote|Reso in bella forma a cura di Diego Felizes. [[Dopo Cristo|Anno del Signore]] 1584|Iscrizione latina sull'architrave del portale d'ingresso.<ref>{{Cita|Grisotti|p.104|Grisotti, 1995}}.</ref><ref>{{Cita|Russo|p.17|Russo, 2005}}.</ref>|In pulchram formam redactum didaci felizes cura A.D. 1584|lingua=la}}
Va ricordato che Diego Feliz, citato nell'iscrizione, fu un [[Castellano (storia)|castellano]] della struttura, nella quale morì nel [[1584]].<ref name="Grisotti5">{{Cita|Grisotti|p.104|Grisotti, 1995}}.</ref> Subito sopra l'architrave quattro blocchi lapidei con al centro una testa d'angelo e la data "MDLXXIII" fanno da sostegno a quattro grandi lastre sempre in pietra: una centrale disposta orizzontalmente che riporta uno scritta di cui è leggibile solo la parola "tranquillitas", due laterali verticali ed un'ulteriore lastra centrale verticale su cui vi è uno stemma poco leggibile. La discordanza tra le due date riportate sullo stesso fronte è stata interpretata dall'[[architetto]] e [[ingegnere]] Marcello Grisotti, autore dei restauri del castello, come una volontà di conferire una maggiore dignità al portale di ingresso, assemblando materiale lapideo risalente a momenti e luoghi differenti.<ref name="Grisotti5"/> È possibile che l'architrave sia in origine appartenuto ad una ipotetica cappella di fattura [[angioini|angioina]], vista la presenza della croce prima dell'iscrizione.<ref>{{Cita|Bacile da Castiglione|p.182|Bacile da Castiglione, 2005}}.</ref> In asse con il portale ma in posizione più elevata trova posto una decorazione con pugnale, ad impugnatura a croce, puntato verso il basso, risalente al [[1585]], come testimoniato dall'incisione sulla stessa targa.<ref>{{Cita|Grisotti|p.293|Grisotti, 1995}}.</ref>
 
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|larghezza = 350px
|titolo = Il Sarcofago degli Apostoli
|contenuto = [[File:Castello di Barletta - Sarcofago degli Apostoli.jpg|thumb|right|Il Sarcofago degli Apostoli]] Il sarcofago degli Apostoli costituisce la più antica testimonianza della religione [[cristianesimo|cristiana]] a [[Barletta]]. Custodito nell'antica cappella del castello, si tratta di una lastra lapidea di un87 metrocentimetri di altezza, e216 duedi lunghezza e metri10 di lunghezzaspessore,<ref>{{Cita libro|Maria Cecilia| D'Ercole | Il materiale lapideo del Castello di Barletta | Barletta| Museo Civico| 1997| pagine=p.29}}</ref> suddivisa in tre blocchi, uno dei quali forato al centro per via del suo utilizzo come chiusura superiore di un pozzo.<ref name="Russolastoria1">{{Cita|Russo|p.6661|Russo, 20042005}}.</ref> Rinvenuto a Barletta nel [[1887]], tra le pietre della distrutta chiesa di Sant'Eligio,<ref>{{Cita|Russo|p.61|Russo, 2005}}.</ref> risale al periodo compreso tra la fine del [[III secolo|III]] e l'inizio del [[V secolo]]. Nel mezzo vi è la figura del [[Gesù Cristo|Cristo]], priva del capo e particolarmente danneggiata poiché posta proprio nel punto dela tripartizione della lastra. Nei pressi di Gesù vi è una donna inginocchiata, mentre su entrambi i lati vi sono gli [[apostoli]], divisi in due grandi gruppi da sei per lato. Sul fianco di ogni personaggio maschile un'incisione permette di riconoscerne le sembianze.<ref name="Russolastoria1"/>}}
 
=== Interno ===
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che ricorderebbe la visita del sovrano presso la fabbrica durante i lavori di costruzione.<ref>{{Cita|Grisotti|p.116|Grisotti, 1995}}.</ref>
 
A destra rispetto all'atrio coperto di ingresso, vi è lal'accesso secondario alla sala che attualmente ospita il "Sarcofago degli Apostoli" ed altro materiale lapideo<ref>{{Cita|Russo|p.29|Russo, 2005}}.</ref> e che durante il [[XVI secolo]] doveva costituire l'antica cappella [[Angioini|angioina]],<ref>{{Cita|Grisotti|p.107|Grisotti, 1995}}.</ref> dedicata al [[Santissimo Sacramento]], con annessi locali adibiti alle [[Rito liturgico|funzioni liturgiche]]. L'ingresso principale dell'antico locale ecclesiastico, tripartito mediante la porta centrale e le due finestre laterali, è tuttora stabilito sotto i portici del fronte [[sud]] del cortile. Nella piccola [[chiesa (architettura)|chiesa]], avente titolo [[parrocchia]]le, sono stati celebrati i [[chiesa cattolica|riti cattolici]] dal [[1669]] al [[1822]],<ref name="Russo200559"/> data in cui questa viene dismessa e sconsacrata.<ref>{{Cita|Grisotti|p.108|Grisotti, 1995}}.</ref>
 
A sinistra dell'atrio con copertura ogivale vi è l'ingresso [[arco (architettura)|arcuato]] al cortile e nel locale adiacente il bookshop.<ref>{{Cita|Russo|p.31|Russo, 2005}}.</ref>
 
==== Il cortile ====
Polo intorno al quale si articola l'intera struttura castellare è il cortile, dalla forma pressoché [[quadrato|quadrata]] con lati di circa trentacinque [[metro|metri]].<ref>{{Cita|Grisotti|pp.194-195|Grisotti, 1995}}.</ref> Nella sua linea di mezzeria, con orientamento [[nord]]-[[sud]], sono presenti due [[pozzo|pozzi]] a vista, sotto i quali vi sono altrettante cisterne.<ref>{{Cita|Russo|p.33|Russo, per la raccolta delle [[acque meteoriche]]2005}}.</ref> A testimonianza dell'antico ''palatium'' [[angioini|angioino]], durante il restauro, è stata realizzata subito oltre la parete verso il mare, lunga circa tredici [[metro|metri]] e alta sette, un'[[intercapedine]] di tre metri di larghezza.<ref name="Grisotti147">{{Cita|Grisotti|p.147|Grisotti, 1995}}.</ref> Questa è stata poi coperta con un [[solaio]] in [[calcestruzzo armato]] in cui è stata praticata una bucatura lunga circa cinquanta [[centimetro|centrimetri]] e larga quanto l'intercapedine, protetta da una grata metallica che permette l'[[illuminazione]] diurna, il deflusso delle acque piovane, e la visione dall'alto della porzione del muro di confine dell'antica fortezza, rimaneggiata in seguito all'intervento [[Spagna degli Asburgo|spagnolo]].<ref name="Grisotti147"/>
L'accesso a questo vano è inoltre garantito dalla scala che conduce ai sotterranei del castello, addossata al fronte [[est|orientale]], al termine della quale vi è a destra l'ingresso al piano [[ipogeo]] e a sinistra quello all'intercapedine.<ref name="Grisotti147"/>
 
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[[File:Castello di Barletta - Prospetto sud - Arco mozzato.jpg|thumb|200px|right|L'arco mozzato tra il fronte [[sud]] e quello [[est]] ([[svevi|svevo]]). A destra l'ingresso dal cortile alla torre [[normanni|normanna]]; a sinistra la discesa all'ingresso della biblioteca comunale.]]
Il fronte [[sud]] risulta avere uno sviluppo particolarmente eterogeneo. Nella porzione muraria più ad est presenta: una apertura ad arco a tutto sesto posta al di sopra di un'altra ad [[arco ribassato]], sovrastate da due ulteriori finestre che si affacciano su un vano scala il cui spazio durante il [[XVI secolo]] era stato utilizzato come ingresso al castello;<ref name="ReferenceB">{{Cita|Grisotti|p.101|Grisotti, 1995}}.</ref> l'antica torre [[normanni|normanna]] il cui interno è visibile mediante una apertura al piano cortile; su un piano più arretrato verso il centro del cortile si trova un ampio arco a tutto sesto che, prima dei restauri, si collegava attraverso un altro arco al portico che conduce all'uscita. Le precarie condizioni strutturali dell'arcata di congiunzione hanno fatto sì che questa venisse abbattuta, lasciando la traccia della sua antica esistenza non completando la porzione di arco da cui partiva l'imposta della struttura demolita.<ref>{{Cita|Grisotti|p.190|Grisotti, 1995}}.</ref> Procedendo verso ovest una triplice arcata realizza un portico e sostiene la balconata superiore. Attraverso la prima arcata si accede a quella che un tempo era la cappella; dalla seconda arcata si scorge una bucatura in asse con il portale d'ingresso al castello; la terza arcata vede la presenza di una [[pietra miliare|colonna miliare]] della [[via Traiana]], proveniente da [[Canne]] e trasferita nel castello di Barletta dal [[1820]],<ref name="Russo200459">{{Cita|Russo|p.59|Russo, 2004}}.</ref> che presenta un'epigrafe incisa su un [[Pietra miliare|cippo]] calcareo che recita:
[[File:Castello di Barletta - Colonna miliare di Canne.jpg|thumb|left|190px|Colonna miliare di [[Canne]].]]
{{quote|79.000 [[Miglio (unità di misura)|passi]] da Benevento
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col suo denaro costruì la via
 
da [[Benevento]] a [[Brindisi]].|Iscrizione [[Lingua latina|latina]] presente sulla colonna miliare.<ref>{{Cita|Russo|p.59|Russo, 2004}}.<name="Russo200459"/ref>|LXXIX
Imp''(erator)''. Caesar
 
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Dal cortile si accede a [[nord]]-[[est]] ad un vano che immette, mediante uno stretto corridoio in lieve salita, ad un'ampia sala circolare coperta da una [[calotta]] e bucata al centro da un lucernario circolare: è l'aula convegni detta ''sala rossa'' all'interno della [[casamatta]] di Sant'Antonio. Un ulteriore [[oculo]] è presente nel mezzo dell'aula e lascia intravedere l'ambiente sottostante.
Una conformazione simile la troviamo, in maniera speculare, tanto nel vano angolare a [[nord]]-[[ovest]] che consente l'ingresso alla sala circolare del piano terra del bastione di San Vincenzo, quanto in quello a [[sud]]-[[ovest]] che mediante un camminamento scavato nella roccia durante i lavori di restauro degli [[anni 1980|anni ottanta]], si collega con il bastione di Santa Maria. Dal piano del cortile, scendendo di quota per circa 1,30 [[metro|metri]], a [[sud]]-[[est]] si accede nell'ala [[svevi|svevo]]-[[angioini|angioina]].<ref name="Grisotti6"/> Il collegamento con la relativa casamatta circolare non è diretto come per gli altri tre bastioni, ma mediato da una [[scala a chiocciola]] appositamente costruita durante i restauri degli [[anni 1980|anni ottanta]], praticando un foro circolare nel piano superiore e permettendo così, da quest'ultimo, di accedere scendendo lievemente di quota all'attuale sala lettura della biblioteca comunale.<ref>{{Cita|Russo|p.49|Russo, 2005}}.</ref><ref>{{cita web|url=http://www.comune.barletta.bt.it/retecivica/biblioteca/pianoterra.htm|titolo=Biblioteca Comunale "Sabino Loffredo" - zona adibita a biblioteca, pianta del piano cortile|accesso=24 luglio 2011}}</ref>
[[File:Castello di Barletta - Muro a mare dell'antico "palatium" angioino.jpg|200px|thumb|left|Muro a mare dell'antico "palatium" [[angioini|angioino]].]]
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Durante la discesa da [[est]] invece, è possibile apprezzare il muro a [[Mare Adriatico|mare]] del ''palatium'' [[angioini|angioino]], mentre ancora più in basso vi è l'ingresso ad una delle cisterne presenti sotto il piano-cortile.
 
Una volta giunti nei sotterranei dalla scala posta ad [[est]] ci si trova in un vestibolo che conduce a destra alla [[casamatta]] del bastione di Sant'Antonio, a sinistra al braccio [[nord]] dei sotterranei. La casamatta presenta una pianta circolare ed una copertura a calotta con al centro un ''[[oculo|oculus]]'', che ricorda l'apertura praticata nella copertura del [[Pantheon (Roma)|Pantheon]].<ref>{{Cita|Grisotti|p.92|Grisotti, 1995}}.</ref> L' unica eccezione alla planimetria degli ambienti angolari dei baluardi, è costituita dalla casamatta inferiore del bastione collegato alla domus federiciana, a [[sud]]-[[est]], i cui lati seguono quelli esterni con una pianta [[pentagono|pentagonale]].<ref name="Grisotti88">{{Cita|Grisotti|p.88|Grisotti, 1995}}.</ref><ref>{{Cita|Grisotti|p.95|Grisotti, 1995}}.</ref>
 
[[File:Castello di Barletta - Sotterranei - Frammento della cortina esterna del palatium angioino.jpg|thumb|250px|right|Frammento della cortina esterna del palatium angioino]]
Il vestibolo conduce all'area [[nord]] del castello, diviso in cinque ambienti, tutti comunicanti tra loro, di forma rettangolare; nel secondo locale è possibile scorgere un'uscita a mare provvista di uno scivolo per tirare all'interno della struttura le imbarcazioni,<ref name="Grisotti81">{{Cita|Grisotti|p.81|Grisotti, 1995}}.</ref> a seguito del restauro protetta con delle grate metalliche<ref>{{Cita|Russo|p.79|Russo, 2005}}.</ref> ed utilizzata come ingresso per diversamente abili. Si giunge quindi alla casamatta del bastione di San Vincenzo, posta a [[nord]]-[[ovest]]. Come gli altri bastioni anche quest'ultimo è provvisto di [[cannoniera|cannoniere]] [[strombatura|strombate]].
Si prosegue superando un ulteriore corridoio, nel mezzo del quale è possibile notare le fondazioni di un tratto delladel muro [[frangiflutti]]<ref>{{Cita|Russo|p.85|Russo, 2005}}.</ref> appartenente alla cortina esterna dell'antico palazzo angioino, rinvenuto durante i recenti restauri.<ref name="Grisotti81"/>
 
[[File:Castello di Barletta - sotterranei verso nord-est.jpg|thumb|200px|left|I sotterranei: corridoio che conduce verso [[nord]]-[[est]] al bastione di Sant'Antonio]]
Il percorso storico condurrebbe, una volta concluso il lato [[ovest]] dei sotterranei, ad imboccare il breve camminamento a [[sud]] fino alla scala che permette di risalire al piano del cortile.
La [[casamatta]] inferiore di Santa Maria, quella a [[sud]]-[[ovest]], in corrispondenza della [[Concattedrale Santa Maria Maggiore (Barletta)|Concattedrale di Santa Maria Maggiore]], presenta dunque l'assenza di un collegamento originario diretto ai sotterranei con il resto del castello.<ref>{{Cita|Grisotti|p.88|Grisotti, 1995}}.<name="Grisotti88"/ref> Risulta essere dunque storicamente isolata rispetto alla restante struttura ed anche il restauro non è riuscito ad individuare né un accesso dall'ingresso a piano-cortile né dal vano angolare a [[sud]]-[[ovest]] presente al livello inferiore, come accade invece per tutti gli altri bastioni,<ref>{{Cita|Grisotti|p.87|Grisotti, 1995}}.</ref> tanto che durante i lavori si è realizzata forzosamente una discesa al piano inferiore per permettere l'accesso ai visitatori.
Al suo interno, poco sotto il piano di calpestio, è stata rinvenuta la struttura di fondazione dell'antica torre circolare angioina, con un [[contrafforte]] di rafforzamento esterno inclinato a [[Scarpa (architettura)|scarpa]], utilizzata in passato come cisterna<ref>{{Cita|Grisotti|p.90|Grisotti, 1995}}.</ref> e lasciato a vista dopo i lavori dell'[[architetto]] Grisotti.
 
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Il primo piano è suddivisibile in due parti tra loro separate: quella di carattere svevo-angioina, a sud-est, a cui è possibile accedere dalla scala monumentale addossata al lato [[est|orientale]], che immette direttamente negli ambienti, oppure dalla scala posta in corrispondenza dell'accesso al castello risalente al [[XVI secolo]]<ref name="ReferenceB"/> o ancora dalla scala a chiocciola in ferro realizzata nel vano della reception della biblioteca comunale, e la parte spagnola, comprendente tutta la restante area del castello, a cui si giunge attraverso la ''scala grande''<ref name="Grisotti7">{{Cita|Grisotti|p.151|Grisotti, 1995}}.</ref> posta a ridosso del prospetto [[ovest|occidentale]] o dallo scalone ad [[est]] dirigendosi verso gli ambienti posti a [[nord]].
 
L'ala [[ovest|occidentale]] è caratterizzata da una geometria regolare con ambienti tra loro comunicanti in successione attraverso bucature che fanno scorgere in prospettiva la scansione del percorso.<ref name="Grisotti7"/> A differenza della natura militare del resto della fortezza, quest'area presenta caratteri più marcatamente civili, con un salone di rappresentanza, lungo 20 metri, largo 9 e alto 8,<ref>{{Cita|Russo|p.41|Russo, 2005}}.</ref> in cui vi è un ampio [[camino (edilizia)|camino]] e ambienti di dimensioni maggiori. La documentazione storica ha permesso di ipotizzare un'utilizzazione degli ambienti come alloggi per i soldati.<ref name="ReferenceA"/>
Questi locali, unitamente a quelli del lato [[nord]], dal [[30 aprile]] [[2010]] ospitano il polo museale con le collezioni permanenti di Gabbiani, Immesi e Ricci.<ref>{{cita web|url=http://www.comune.barletta.bt.it/retecivica/cultura/polomuseale/oggi_10.pdf|titolo=Sito del Comune di Barletta - Il museo oggi|accesso=1 luglio 2011}}</ref><ref>{{cita web|url=http://archiviteatro.napolibeniculturali.it/attivita/peppino/ricci.html|titolo=Archivio di Teatro di Napoli - L'archivio privato di Paolo Ricci|accesso=9 luglio 2011}}</ref>
 
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[[File:Castello di Barletta - Piano copertura bastione san Vincenzo.jpg|thumb|250px|left|Il terrazzo del [[baluardo|bastione]] di san Vincenzo con, in primo piano, il lucernario restaurato e sullo sfondo il [[porto di Barletta]].]]
Nell'ala [[est]], quella federiciana, vi sono gli ambienti adibiti a sala di lettura della biblioteca comunale e gli uffici del personale amministrativo.<ref>{{Cita|Grisotti|p.138|Grisotti, 1995}}.</ref> L'intera ala è coperta da una volta [[Arco (architettura)#Arco a sesto acuto|a sesto acuto]], con un camino ricavato nella parete sul fronte meridionale.
Il primo piano copertura, è accessibile attraverso la scala addossata alla parete [[est]] del cortile, che conduce al terrazzo della cortina settentrionale. La scalinata prosegue ruotando di 180 gradi, fino a giungere al secondo piano copertura. Lungo questa scalinata, coperta per il primo tratto da una volta a tutto sesto che segue l'inclinazione della rampa di scale, vi è una fenditura sul pavimento coperta da una grata metallica che permette di osservare la difersità tra la parete federiciana orientale e l'incamiciatura spagnola.<ref>{{Cita|Russo|p.93|Russo, 2005}}.</ref> Il secondo piano copertura copre tutte le restanti cortine, da cui si giungee, superando il braccio meridionale, consente l'arrivo al laboratorio degli artificieri, posto lungo il lato [[ovest]].
 
Prima dei restauri degli [[anni 1980|anni ottanta]] le coperture versavano in precarie condizioni sia dal punto di vista della conservazione che per quel che concerne la sicurezza, dovute da una parte all'incuria, dall'altra al degrado di numerose sopraelevazioni prive di fondamento storico, succedutesi fino agli inizi del [[XX secolo]].<ref>{{Cita|Grisotti|pp.159-160|Grisotti, 1995}}.</ref> Si è proceduto così al rifacimento dei piani di copertura con l'impermeabilizzazione di tutte le superfici orizzontali e il riposizionamento delle [[Basolo (pavimentazione)|basole]], tanto sui bastioni quanto sui camminamenti delle cortine laterali.[[File:Castello di Barletta - Laboratorio degli Artificieri.jpg|250px|thumb|Il fronte principale del ''Laboratorio degli Artificieri''.]]
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== Il Castello nella cultura popolare ==
Il castello è stato più volte prestato alla cinematografia per la realizzazione di alcuni film, tra i quali:
* [[Pier Paolo Pasolini]], ''[[Il Vangelo secondo Matteo]]'' (1964)<ref name="Russo200583">{{Cita|Russo|p.83|Russo, 2005}}.</ref>
* [[Franco Zeffirelli]], ''[[Otello (film 1986)|Otello]]'' (1985)<ref name="Russo200583"/><ref>{{cita web|url=http://www.barlettalife.it/magazine/notizie/barletta-dopo-l-inaugurazione-del-polo-museale-un-doppio-amarcord/|titolo=Barletta, dopo l’inaugurazione del polo museale un doppio Amarcord
|accesso=26 giugno 2011}}</ref><ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/12/31/quando-la-corazzata-fece-fuoco.html|titolo=La Repubblica - Quando la corazzata fece fuoco|accesso=26 giugno 2011}}</ref>
* [[Pupi Avati]], ''[[I cavalieri che fecero l'impresa]]'' (2001)<ref name="Russo200583"/><ref>{{cita web|url=http://www.imdb.it/title/tt0240659/locations|titolo=IMDB - Luoghi delle riprese per "I cavalieri che fecero l'impresa"|accesso=26 giugno 2011}}</ref>
 
Dal [[1992]] la biblioteca comunale, intitolata a Sabino Loffredo, è ubicata nell'ala [[sud]] [[est|orientale]] del castello di [[Barletta]],<ref>{{cita web|url=http://www.comune.barletta.bt.it/retecivica/biblioteca/pianoterra.htm|titolo=Biblioteca Comunale "Sabino Loffredo" - zona adibita a biblioteca, pianta del piano cortile|accesso=19 giugno 2011}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.comune.barletta.bt.it/retecivica/biblioteca/piano1.htm|titolo=Biblioteca Comunale "Sabino Loffredo" - zona adibita a biblioteca, pianta del primo piano|accesso=19 giugno 2011}}</ref> in molti degli ambienti che un tempo sono stati sede della ''domus'' federiciana.<ref>l'intitolazione è avvenuta, con delibera del Consiglio Comunale, il [[1º maggio]] [[1903]], quando questa era ancora collocata al piano nobile del teatro Curci.</ref>
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{{Bibliografia|Bacile da Castiglione, 2005|
Bacile da Castiglione Gennaro, (2005), ''Castelli pugliesi'', Forni Editore, Bologna, ISBN 88-2711-849-7.
}}
{{Bibliografia|SthamerD'Ercole, 19261997|
D'Ercole Maria Cecilia, (1997), ''Il materiale lapideo del Castello di Barletta'', Museo Civico, Barletta, {{NoISBN}}
}}
{{Bibliografia|De Vita, 1974|
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Russo Renato, (2005), ''Guida al Castello di Barletta e ai suoi segreti'', Rotas, Barletta, ISBN 88-87927-51-0.
}}
{{Bibliografia|Sthamer, 1926|{{cita libro|cognome= Sthamer |nome= Eduard,|anno= (1926),|titolo= ''Dokumente zur GeschisteGeschichte der Kastellbauten Kaiser Friedrich IIund Karl I von Anjou band Apulien und Basilicata'',|città= [[Lipsia]]|editore= Verlag Karl W. Hiersemann,|id= Lipsia,ISBN {{NoISBN9783484700383|lingua= tedesco}}.
{{Bibliografia|Sthamer, 1926|
Sthamer Eduard, (1926), ''Dokumente zur Geschiste der Kastellbauten Kaiser Friedrich IIund Karl I von Anjou band Apulien und Basilicata'', Verlag Karl W. Hiersemann, Lipsia, {{NoISBN}}.
}}
{{Bibliografia|Strappa, 1995|