Fausto Andrelini: differenze tra le versioni
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Fu coinvolto in liti, per motivi di rivalità e di gelosia, con altri umanisti italiani che insegnavano a Parigi: prima con [[Cornelio Vitelli]], che fu costretto a lasciare Parigi per l'[[Inghilterra]], poi con [[Girolamo Balbi]], che lo accusò di essere un [[eretico]], costringendolo a lasciare la capitale per [[Poitiers]] e poi per [[Tolosa]].
Andrelini preparò il suo ritorno appoggiandosi ai personaggi più influenti. Al cancelliere [[Guillaume de Rochefort]] dedicò la ''Livia'' (nome caro ai forlivesi, visto che è uno degli antichi nomi di Forlì, ''Forum Livii'' in latino), una raccolta di poesie latine d'amore composte in Italia quasi dieci anni prima, facendole pubblicare a Parigi nel [[1490]], compose alla fine del [[1491]] un'[[egloga]] celebrativa del matrimonio di [[Carlo VIII di Francia|Carlo VIII]] con [[Anna di Bretagna]], e mantenne buoni rapporti con l'importante umanista [[Robert Gaguin]]. Nel [[1493]] tornò così a Parigi, mentre se ne allontava il Balbi, contro il quale l'Anderlini indirizzò l'egloga ''De fuga Balbi'', dedicata al Gaguin.
Nel [[1494]] dedicò elegie latine d'ispirazione religiosa all'ambasciatore inglese [[Thomas Ward]], e nel [[1496]] pubblicò due libri di esametri a re Carlo VIII, nei quali esaltava come una vittoria francese la [[battaglia di Fornovo]], guadagnandosi una pensione e il titolo di poeta regio. Ancora nel [[1496]] dedicò al grande umanista [[Guillaume Budé]] il ''De influentia siderum'', poemetto nel quale l'Andrelini nega che le stelle influenzino il destino degli uomini, ma ne determinino il carattere. Dopo la ''Querela Parisiensis pavimenti'', una denuncia della sporcizia delle strade parigine, nel [[1497]] apparve il ''De moralibus et intellectualibus virtutibus'', dedicato al presidente del Parlamento di Parigi [[Pierre de Couthardy]] e al cancelliere e cardinale [[Guillaume Briçonnet]].
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