Massimo d'Azeglio: differenze tra le versioni
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Durante la sua vita politica continuò comunque a dedicarsi alle sue passioni, la pittura e la letteratura, quest'ultima sia in veste di scrittore politico che di romanziere. Da gaudente, il nobile Massimo si guadagnò, fra le dame di corte, il nomignolo di ''"sporcaciun"'', mentre [[Francesco De Sanctis]] descrisse la sua attitudine come «un certo amabile folleggiare... pieno di buon umore».
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Queste connotazioni posero in secondo piano le sue doti di politico con la capacità di intravedere sia i limiti della riunificazione ("Abbiamo fatto l'Italia ora dobbiamo fare gli italiani"), sia della dirigenza sabauda (lasciò la scuola di cavalleria per i contrasti con l'aristocrazia) e che propose una sua soluzione personale sia dal punto di vista costituzionale (stato federale), sia da quello economico (liberale)<ref>http://www.laterza.it/leggi_brano.asp?id=1160</ref>.
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