Fraate III: differenze tra le versioni
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Fraate, pur temendo Pompeo e volendo temerselo amico, avendo ricevuto un'ambasciata di Pompeo nella quale era abolita la formula di "[[Re dei re]]" a vantaggio del semplice "Re", si sdegnò a tal punto, quasi fosse stato privato della sua dignità regale, da minacciare lo stesso generale romano di non oltrepassare più l'[[Eufrate]].<ref>[[Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', XXXVII, 6.2-3.</ref> E poiché Pompeo non di dava alcuna risposta, Fraate marciò contro Tigrane II, accompagnato dal figlio di quest'ultimo. E se in un primo momento perse il primo scontro, nel successivo risultò vincitore.<ref>[[Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', XXXVII, 6.4.</ref>
Fu così che Tigrane padre chiamò Pompeo in suo aiuto, mentre Fraate inviò ambasciatori al generale romano, muovendo gravi accuse al rivale, come pure agli stessi Romani. Ciò indusse Pompeo a riflettere, preferendo non intervenire in questa contesa, per evitare che a causa della brama di conquista, potesse perdere quelle appena fatte a causa della [[esercito partico|potenza militare partica]], tanto più che Mitridate non era stato ancora sconfitto definitivamente.<ref>[[Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', XXXVII, 6.5-7.2.</ref> Pompeo accampò, quindi, come scusa ai suoi che lo spingevano ad una nuova avventura militare, che non pensava di combattere i Parti senza un decreto del Senato.<ref name="AppianoMitridatiche106">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 106.</ref> Fu così che il generale romano si offrì invece di fare da pacere tra i due contendenti, poiché riteneva si trattasse di una mera questione di confini tra i due regni. Fraate e Tigrane II accettarono la proposta di Pompeo e si riconciliarono, poiché entrambi sapevano che una sconfitta, o l'annientamento di uno dei due, avrebbe solo favorito i Romani. Erano consapevoli che solo la loro sopravvivenza o una comune e futura alleanza avrebbe potuto fermare l'avanzata romana in [[limes orientale|Oriente]].<ref>[[Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', XXXVII, 7.3.</ref> E così Pompeo, dopo questi accordi,
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