Operazione Entebbe: differenze tra le versioni
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Prima di decollare, un altro gruppo di incursori distrusse con esplosivo i caccia ugandesi [[MiG-21]] che si trovavano sulla pista, per impedire ogni tentativo di inseguire gli Hercules, i quali, dopo una sosta tecnica a Nairobi, proseguirono il volo verso l’aeroporto di Tel Aviv<ref name="90minuti"/>.
L’incursione durò solo una trentina di minuti. Sei dirottatori vennero uccisi. Dei 103 ostaggi, ne morirono tre, il primo ucciso per errore dagli israeliani, gli altri due colpiti dagli ugandesi durante lo scontro a fuoco prima dell’imbarco. Il colonnello Netanyahu fu l’unico morto israeliano, mentre un altro soldato, Sorin Hershko, rimase invalido per le ferite riportate<ref name="90minuti"/>. Il numero delle perdite ugandesi non è certo e varia secondo le fonti, da una dozzina fino a 45 circa. Si è sostenuto che gli israeliani durante l’operazione abbiano catturato alcuni terroristi, ma la notizia non ha ricevuto conferme.
Una passeggera settantacinquenne, Dora Bloch, durante il dirottamento si era sentita male e, al momento dell’attacco, si trovava ricoverata all’ospedale di [[Kampala]]. Nei giorni successivi il suo letto fu trovato vuoto e nessuno seppe più nulla di lei<ref name="90minuti"/>, fino al [[1979]], quando, caduto il regime di Amin a seguito della guerra contro la [[Tanzania]], vennero ritrovati i suoi resti. Nell’[[aprile]] del [[1987]], [[Henry Kyemba]], all’epoca ministro della sanità ugandese, dichiarò alla Commissione dei Diritti Umani dell’Uganda che la Bloch era stata prelevata dal suo letto ed in seguito assassinata da due ufficiali dell’esercito che agirono per ordine di Amin.
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