François Joseph Lefebvre: differenze tra le versioni

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Successivamente Lefebvre puntò sul [[Tirolo]], che con alterne fortune tentò di pacificare; dopo [[battaglia di Aspern-Essling |Aspern-Essling]] ricevette l'ordine di ricongiungersi al resto dell'armata e durante la [[battaglia di Wagram]] il suo corpo d'armata non prese parte ad alcun combattimento. Tornò in Tirolo, che riuscì a pacificare dopo notevoli sforzi.
 
Nel [[1810]] si ritirò nei suoi possedimenti, ma ritornò in servizio due anni dopo come comandante della fanteria della [[Guardia imperiale (Primo imperoImpero)|Vecchia Guardia]] in occasione della [[campagna di Russia]]. Nonostante la sua età (58 anni) subì il calvario della ritirata ed il dramma della morte del figlio, generale di brigata; chiese di essere sollevato dall'incarico e non partecipò alle campagne del [[1813]].
 
Con l'invasione della Francia del [[1814]], egli fu richiamato in servizio e nonostante l'età diede grande prova di sé. Condusse personalmente una carica della Vecchia Guardia a [[battaglia di Montmirail|Montmirail]] ed a Monterrai.
 
Tuttavia, dopo la sconfitta di Napoleone a [[battaglia di Arcis-sur-Aube|Arcis-sur-Aube]], Lefebvre comprese che ormai era finita e fu tra i marescialli che chiesero l'abdicazione dell'Imperatore; e con la resa della Francia, {{citazione necessaria|egli riuscì, trattando con lo [[Alessandro I di Russia|Zarzar Alessandro]], a far sì che l'[[Alsazia]] rimanesse francese.}}
 
Da D'allora in poi le sue presenze a corte furono sempre più rare, ma accettò il seggio in Senato durante i Cento Giorni.
 
Il [[14 settembre]] [[1820]] morì a [[Parigi]], assistito dalla sola moglie (tutti i suoi figli erano morti).