Sette piani: differenze tra le versioni
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'''''Sette piani''''' è un racconto scritto da [[Dino Buzzati]] che analizza le nevrosi e le paure umane
Il racconto ha ispirato il film ''[[Il fischio al naso]]'' diretto e interpretato da [[Ugo Tognazzi]].
== La trama ==
L'avvocato Giuseppe Corte
Ricoverato a questo livello, Croce, poco cosciente dell' "enorme peso interiore" che lo affligge, tenta ancora una volta di persuadere se stesso e le infermiere circa la sua sanità. Ma inesorabilmente in tutta la stanza si fa sempre più buia dato che le serrande cominciano a chiudersi automaticamento in risposta ad un "misterioso comando".
== Significato ==
Come tutte le opere di Dino Buzzati, l'ambientazione surreale è funzionale al messaggio e alle tematiche che lo scrittore vuole comunicare.
Il racconto diventa dunque metafora della caducità e transitorietà della vita e sulla incapacità psicologica da parte dell'uomo di adattarsi alla realtà della morte.
La disperazione del protagonista cresce contemporaneamente alla discesa verso il basso. Egli non si informa mai circa la natura della sua malattia, proietta la sua desolazione al di fuori di sè, ricercando la causa all'esterno, verso il mondo dei vivi. Rifiuta di guardarsi dentro. Fino a che è circondato da persone sane, ovvero i ricoverati del settimo piano, il suo sguardo è libero di vagare nella natura circostane e gode della vastità dell'ambiente che lo circonda. Il piano terra (la morte) appare lontana, e rifiuta categoricamente di accettarla. Fa di tutto per non parlare dei lamenti che da esso provengono, e prova spantosi brividi ogni volta che ne contempla le serrande abbassate. Ma la discesa al piano terra dal settimo è inevitabile, non se ne può sfuggire. La morte arriva anche quando non si è in grado di accettarla. Croce urla, litiga e si attacca ai dottori, alle infermiere per ribadire che è sano, rifiutando di staccarsi del mondo dei sani e la saggezza di chi sa accettare il triste destino della precarietà della vita. Nel fare ciò non si cura di ciò che avviene dentro di lui, ovvero della malattia, su cui anche il lettore rimane all'oscuro. Non guarda dentro di sè, non sa accettare la legge naturale che vale per ogni uomo. Proiettando all'esterno il problema, ed evitando di risolvere con sè stesso il drammatico conflitto, cade nella solitudine e in una disperazione senza possibilità di ritorno. Ecco che dalla finestra del piano terra, a differenza del settimo piano, tutto appare immobile. Il suo sguardo non riesce andare oltre le foglie degli alberi che lo circondano, e anch'esse appaiono, almeno alla vista un po' annebbiata del paziente, ferme: non c'è futuro per la sua vita. Solo inforcando gli occhiali (che potrebbero simboleggiare la ragione o la saggezza), vede muoversi qualcosa, un alito di vento che fa oscillare debolmente i rami. E' lasciata al lettore se ciò equivalga ad un piccolo messaggio di speranza.
[[categoria:opere di Dino Buzzati]]
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