On Writing: Autobiografia di un mestiere: differenze tra le versioni

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Un altro attrezzo necessario è la grammatica, ma su questa King non si sofferma «perché non ce n'è bisogno. Le basi grammaticali della propria lingua madre si assimilano attraverso la conversazione e la lettura, o non si assimilano affatto. Ciò che fanno le lezioni di grammatica a scuola (o cercano di fare) è poco più che stabilire nomenclature».<ref>Stephen King, op. cit., p. 113</ref> I suoi due principali consigli in questo senso sono evitare la forma verbale passiva e limitare il più possibile gli avverbi.
 
Si sofferma poi sul paragrafo, che considera «l'unità di base della scrittura, il luogo dove si fonda la coerente e le parole hanno la possibilità di diventare qualche cosa di più di semplici vocaboli [...] È uno strumento meraviglioso e flessibile [...] Bisogna imparereimparare a usarlo bene se si vuole scrivere bene. Questo significa molto esercizio; bisogna imparare il ritmo».<ref>Stephen King, op. cit., p. 132</ref>
 
===''Sullo scrivere''===
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Il tema non è il punto di partenza («partire da un tema prestabilito è un buon modo per scrivere male»),<ref>Stephen King, op. cit., p. 210</ref> si parte sempre dalla storia, ma una volta che questa è messa su carta, bisogna riflettere sul significato e renderlo più chiaro ed evidente nelle stesure successive, arricchendole delle proprie conclusioni.
 
Secondo King, ogni libro deve essere riscritto almeno una volta. La prima stesura, che non deve durare più di tre-quattro mesi, perché non subentri un senso di estraneità, è quella "con la porta chiusa", da scrivere il più velocemente possibile, senza aiuti né interferenze esterni. Bisogna poi distaccarsi dalla storia per un periodo di decantazione di almeno sei settimane e riprenderla in mano quando si è già impegnati in qualcos'altro. La prima rilettura è un momento molto gratificante, si ha il piacere di riscoprire il libro: «è un'esperienza strana e spesso emozionante. È vostro, lo riconoscete come vostro, [...] eppure sarà anche un po' come leggere l'opera di qualcun altro, una specie di gemello spirituale».<ref>Stephen King, op. cit., p. 215</ref> A questo punto è possibile vedere le lacune più vistose della trama e dei personaggi, cercare la coerenza, gli elementi ricorrenti, far emergere più chiaramente il tema tagliando gli spunti supplementari. Questa seconda bozza, "a porta aperta", ridotta del 10% rispetto alla prima (una regola aurea che King ha appreso da una nota non firmata su una lettera di rifiuto di una rivista, che ha poi sempre applicato, con effetti immediati e perfino sorprendenti), va poi mostrata a un pubblico-campione di una mezza dozzina di persone di cui si rispetti l'opionioneopinione.
 
Riguardo ai corsi di scrittura creativa, King non è del tutto contrario, ma non li ritiene neppure necessari: «Non avete ''bisogno'' di corsi o seminari di scrittura più di quanto abbiate bisogno di questo o qualsiasi altro libro sulla scrittura. Si impara soprattutto leggendo molto e scrivendo molto e le lezioni più preziose sono quelle che vi impartite da soli».<ref>Stephen King, op. cit., p. 242</ref> Gli unici veri benefici sono che il desiderio di scrivere degli aspiranti scrittori viene preso sul serio, e che danno lavoro ad autori di talento che non riescono a mantenersi con le proprie opere. A sfavore, il fatto che costringono a scrivere "con la porta sempre aperta", a consumare la propria energia creativa nella direzione sbagliata, confrontandosi con le critiche quotidiane e mettendosi in discussione quando bisognerebbe invece essere completamente concentrati sulla scrittura.