Ancilla Marighetto: differenze tra le versioni
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==Biografia==
Esponente della [[Resistenza italiana|Resistenza]] nella zona di [[Castello Tesino]], nel [[Trentino]] orientale, al confine con la [[provincia di Belluno]], di cui fu artefice principale un gruppo composto anche da alcuni ex ufficiali dell'[[Esercito italiano]], fra i quali il fratello di Ancilla, Celestino Marighetto, nome di battaglia “Renata”.
Nel giugno [[1944]], il gruppo trentino decise di contattare i comandanti della [[brigata Antonio Gramsci]], attiva con circa mille uomini sulle vicine [[Vette Feltrine]], che era parte della
Fra le prime azioni del "Gherlenda" vi fu l'assalto alla caserma del [[Corpo di sicurezza trentino]] (Cst) di [[Castello Tesino]], il 14 settembre [[1944]], al fine di impossessarsi di armi e munizioni: il "colpo" riuscì e furono anche fatti prigionieri temporaneamente 55 soldati trentini arruolati dai nazisti per controllare il territorio e svolgere attività antipartigiana (il Cst era attivo in provincia di Belluno, come il più noto [[Polizei Regiment Bozen]], e partecipava attivamente anche a rastrellamenti e rappresaglie).
La reazione dei nazisti, come sempre, fu feroce: il 15 settembre [[1944]] scattò un enorme rastrellamento che si spinse fino ai monti di Costabrunella, il "rifugio" sul [[Lagorai]] del battaglione Gherlenda. In quel drammatico contesto fu ucciso anche il comandante, Isidoro Giacomin "Fumo" da [[Fonzaso]] e in seguito per i partigiani del "Gherlenda" - le cui fila si erano ingrossate fino a toccare circa le ottanta unità - la vita fu sempre più difficile, fino alla decisione del neoeletto comandante "Marco" (l'ex maresciallo di artiglieria Antonio Da Ronch di [[Feltre]]) di suddividere il battaglione in tre compagnie, due delle quali si sciolsero poco dopo. Dopo l'appello alleato (13 novembre [[1944]]) alla
Quando la pattuglia se ne andò, "Raul" scese dall'albero e seppellì "Ora" sotto la neve; la salma fu recuperata due giorni dopo da due giovani di [[Lamon]], sollecitati dai partigiani superstiti, e trasportata al vicino [[rifugio Croset]] dove fu tumulata sotto un cumulo di sassi; dopo la Liberazione sarà traslata a a Castello Tesino dove il 16 giugno 1945 si tennero i funerali dei partigiani Ancilla Marighetto "Ora", Isidoro Giacomin "Fumo", [[Clorinda Menguzzato]] "Veglia", Gastone Velo "Nazzari", Luigi Parer "Pronto" e Dario Zampiero "Mosca".
Dopo la guerra il miliziano che uccise "Ora" fu condannato a 22 anni di reclusione; ma ne scontò solo cinque, perché la martoriata famiglia Marighetto (nell'ottobre 1944 anche il padre di Ancilla, Giacomo, era stato fucilato dai nazisti), acconsentì alla grazia per la quale si erano spesi esponenti della Chiesa trentina.
Il capitano Hegenbart, invece, condannato all'ergastolo in Italia, per una lunga serie di crimini di guerra, non fu mai estradato dall'Austria, dove visse indisturbato e morì nel [[1993]].
Anche se gli altri fuggiaschi compagni di "Ora" sopravvissero, quell'episodio del 19 febbraio [[1945]] segnò la fine del "Gherlenda", che va considerato come la realtà più significativa della
== Onorificenze ==
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