Fronte italiano (1915-1918): differenze tra le versioni
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=== L'offensiva dell'esercito italiano ===
{{vedi anche|offensiva del Piave}}
A causa della loro veloce avanzata, gli austriaci avevano perso i contatti con le loro linee di rifornimento e furono costretti a fermarsi e a riunirsi. Gli italiani furono costretti a ripiegare fino alle linee difensive presso [[Venezia]], sul [[Piave]], dopo aver subìto perdite per circa 600.000 uomini dall'inizio della guerra. Nel novembre 1917, le truppe
L' [[offensiva del Piave]] iniziò con un attacco diversivo presso il [[passo del Tonale]], fu facilmente respinto dagli italiani. Gli obiettivi dell'offensiva erano stati rivelati agli italiani da alcuni disertori austriaci, permettendo ai difensori di spostare due armate direttamente nelle zone prestabilite dal nemico. Gli attacchi sull'altra direttiva, condotti dal generale croato [[Svetozar Boroević von Bojna]], ottennero qualche successo nelle prime fasi finché le linee di rifornimento austriache non furono bombardate e non arrivarono i rinforzi austriaci.
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=== Il crollo delle forze austro-ungariche ===
Il 28 ottobre l'Austria-Ungheria chiese agli Alleati l'armistizio. L'impero che con tanta baldanza aveva aperto le [[Campagna di Serbia|ostilità contro la Serbia]] nel 1914 era giunto alla fine del suo percorso politico e militare. Quello stesso giorno gli italiani catturarono 3000 austriaci sul Piave. In serata l'esercito asburgico ricevette l'ordine di ritirarsi<ref name="Gilbert588">{{cita|M.Gilbert|p.588}}.</ref>.
L'impero era al collasso, oramai i diversi movimenti indipendentisti stavano facendo di tutto per sfruttare la situazione.
A [[Praga]] la richiesta di armistizio provocò una decisa reazione dei cechi; il Consiglio nazionale cecoslovacco si riunì a palazzo Gregor, dove si era costituito tre mesi prima, e assunse le funzioni di un vero e proprio governo, impartendo l'ordine agli ufficiali austriaci nel [[Castello di Praga|castello di Hradčany]] l'ordine di trasferire i poteri, assumendo il controllo della città e proclamando l'indipendenza dello stato ceco.
Quella sera le truppe austriache nel castello deposero le armi; senza confini, senza riconoscimento internazionale e senza l'approvazione di Vienna, era nata un'entità nazionale ceca<ref name="Gilbert588"/>.
Sempre quello stesso giorno, il Parlamento croato dichiarò che da quel momento, Croazia e Dalmazia avrebbero fatto parte di uno "Stato nazionale sovrano di sloveni, croati e serbi". Analoghe dichiarazioni pronunciate a Laibach e Sarajevo, legavano queste regioni all'emergente Stato slavo meridionale della Jugoslavia<ref name="Gilbert590"/>.
Il 29 ottobre le truppe autriache si ritirarono dal Piave al Tagliamento; le lunghe colonne di uomini, rifornimenti e artiglierie in ritirata, furono bersagliate da oltre 600 aerei italiani, francesi e britannici. Fu un bombardamento feroce, e gli uomini in ritirata non avevano modo di difendersi.
{{quote|Lungo la strada c'erano rottami di veicoli, cavalli morti, cadaveri di uomini sulla strada e nei campi dove erano fuggiti per sfuggire alle mitragliatrici e alle bombe degli aerei [...]|Bernard Garside, 19enne ufficiale inglese<ref name="Gilbert588"/>}}
Quello stesso giorno il Consiglio nazionale slovacco si associò in una nuova entità, insistendo sul diritto della regione slovacca alla "libera autodeterminazione".
Il 30 ottobre vennero fatti prigionieri più di 33.000 soldati austriaci, mentre a Vienna, il governo austro-ungarico continuava ad adoperarsi per giungere all'armistizio con gli Alleati<ref name="Gilbert590">{{cita|M.Gilbert|p.590}}.</ref>.
Nel frattempo il porto austriaco di [[Fiume (Croazia)|Fiume]], che due giorni prima era stato dichiarato parte dello stato slavo meridionale, proclamò la propria indipendenza chiedendo di unirsi all'Italia. A Budapest il [[Mihály Károlyi|conte Károlyi]] formò il governo ungherese, e su consenso di [[Carlo I d'Austria|Carlo I]], rescisse i legami che fin dal 1867 avevano tenuto insieme l'Austria e l'Ungheria e intavolò trattative tra l'Ungheria e le forze francesi in Serbia. Quello stesso 30 ottobre Carlo consegnò la flotta austriaca agli slavi meridionali e la [[flottiglia del Danubio]] all'Ungheria. Quella sera una delegazione austriaca per l'armistizio arrivò in Italia, a [[Villa Giusti]] nei pressi di [[Padova]]<ref>{{cita|M.Gilbert|p.591}}.</ref>.
Il 1° novembre Sarajevo si dichiarò parte dello "Stato sovrano degli slavi meridionali". A Vienna e a Budapest era ormai scoppiata la rivoluzione; il giorno precedente il [[István Tisza|conte Tisza]] fu ucciso dalle guardie rosse nella capitale ungherese<ref>{{cita|M.Gilbert|p.593}}.</ref>.
=== L'armistizio ===
{{vedi anche|armistizio di Villa Giusti}}
Il 3 novembre l'Austria firmò l'armistizio che sarebbe entrato in vigore il giorno successivo, mentre a Vienna continuava la rivoluzione rossa. Lo stesso giorno gli italiani entrarono a Trento, mentre sul fronte occidentale gli Alleati accolsero la richiesta formale di armistizio sul fronte francese avanzata dal governo tedesco<ref>{{cita|M.Gilbert|p.595}}.</ref>.
Alle ore 15:00 del 4 novembre sul fronte italiano le armi cessarono di sparare; quella notte, ricordò l'ufficiale d'artiglieria inglese Hugh Dalton:
{{quote|[...] il cielo era illuminato dalla luce dei falò e dagli spari di razzi colorati. [...] Dietro di noi, in direzione di Treviso, si sentiva un lontano ritocco di campane, e canti ed esplosioni di gioia ovunque. Era un momento di perfezione e compimento<ref>{{cita|M.Gilbert|p.595}}.</ref>.}}
==== Il bollettino della Vittoria ====
{{vedi anche|bollettino della Vittoria}}
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