Sette piani: differenze tra le versioni

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Come tutte le opere di Dino Buzzati, l'ambientazione surreale è funzionale al messaggio e alle tematiche che lo scrittore vuole comunicare. Il racconto diventa così metafora del dramma interiore vissuto dall'uomo di fronte all'inevitabile precarietà della vita e della conseguente incapacità psicologica da parte dell'uomo di adattarsi alla realtà della morte.
La disperazione di Corte cresce contemporaneamente alla discesa verso il basso. Egli non si informa mai circa la natura della sua malattia, proietta la sua desolazione al di fuori di sè, ricercando la causa all'esterno, verso il mondo dei vivi. Rifiuta di guardarsi dentro. Fino a che è circondato da persone sane, ovvero i ricoverati del settimo piano, il suo sguardo è libero di vagare nella natura circostane e gode della vastità dell'ambiente (anche se un velo di inquietudine non è mai assente). Il piano terra (la morte) appare lontana, e rifiuta categoricamente di accettarla. Fa di tutto per non parlare con i dottori o gli altri ricoverati dei lamenti che da esso provengono, e prova spaventosi brividi ogni volta che ne contempla le serrande abbassate. Ma la discesa al piano terra dal settimo è inevitabile, non se ne può sfuggire. E le cause, fra l'altro, sono le più varie e inaspettate, mai contemplate dall'uomo durante il corso della vita. La morte arriva anche quando non si è in grado di accettarla. Corte urla, si arrabbia, dibatte e litiga con i dottori per quella che giudica un'ingiustizia, alle infermiere ribadisce che è non è malato, rifiuta da una parte il distacco dal mondo dei sani e dall'altro la saggezza di chi sa accettare il triste destino dato dalla precarietà della vita. Nel fare ciò non si cura di quello che avviene dentro di lui, ovvero della "vera" malattia, su cui anche il lettore rimane all'oscuro. Vuole e pretende solo di stare tra i "sani". Non guarda dentro di , non sa accettare la legge naturale che vale per ogni uomo. Proiettando all'esterno il problema ed evitando di risolvere con stesso il drammatico conflitto, cade nella solitudine e nella disperazione che lo porteranno ad arrendersi, in preda alla frustrazione e all'impotenza. Ecco che dalla finestra del piano terra, a differenza del settimo piano, tutto appare immobile. Il suo sguardo non riesce andare oltre le foglie degli alberi che lo circondano, e anch'esse appaiono, almeno alla vista un po' annebbiata del paziente, ferme: non c'è futuro per la sua vita. Solo inforcando gli occhiali vede muoversi qualcosa, un alito di vento che fa oscillare debolmente i rami.
Come tematica non è poi da trascurare il senso di sospensione e di inquietudine derivante da un'attesa di un "qualcosa" che non arriva mai (in questo caso ad esempio la guarigione, il riconoscimento medico di sanità fisica la dimissione dall'ospedale). Sebbene altre opere di Buzzati esprimano meglio questa tematica (si veda [[Il deserto dei Tartari]] o i celebri racconti I setti messaggeri o Eppure battono alla porta), anche in questo scritto il senso di transizione, l'idea che la vita sia un passaggio precario e labile è ben rappresentato da una parte da un'ambientazione misteriosa e surreale e dall'altra dalla inutilità delle continue richieste e proteste, nonché degli sforzi del protagonista che cerca di continuo un appiglio che lo tenga aggrappato in qualche modo al mondo dei "sani".