Partito Democratico (Stati Uniti d'America): differenze tra le versioni

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Il '''Partito Democratico''' è una delle due principali forze politiche degli [[Stati Uniti]], insieme al [[Partito Repubblicano]]. Attualmente è la maggiore forza politica di centro-sinistra[[centrosinistra]] nel Paese, sebbene questo non sia sempre stato vero nella storia del Partito.
 
== Le origini ==
Le origini del Partito Democratico stanno nello storico [[Partito Democratico-Repubblicano]] (inizialmente chiamato semplicemente Repubblicano, essendo il termine "democarticodemocratico" considerato all'epoca dispregiativo, quasi un sinonimo di demagogo), fondato da [[Thomas Jefferson]] nel [[1793]], che sosteneva una democrazia di piccoli proprietari terrieri indipendenti (soprattutto i nuovi pionieri del West) e per questo avversava il potere centrale, visto come fautore degli interessi del capitale finanziario del [[New England]], sostenuti dal [[Partito Federalista]]; per questo fatto, peraltro, il Partito Democratico-Repubblicano si fece sostenitore di una maggiore autonomia degli Stati dell'Unione rispetto alle decisioni di [[Washington]] e trovò sostegno anche presso i [[latifondo|latifondisti]] [[schiavismo|schiavisti]] del [[Sud]]: in tal modo il partito più "democratico" era anche il maggior sostenitore dello schiavismo.
 
Negli anni successivi il partito acquisì un vero monopolio sulla vita politica americana, tanto da dar vita a una sorta di "regime monopartitico": semplicemente, per fare poltica a livello nazionale era di fatto obbligatorio farne parte. Per questo al suo interno comparve una corrente erede dei vecchi federalisti e degli interessi degli Stati del [[Nord]]-[[Est]], che finì col prendere il controllo del Partito. La reazione degli Stati del Sud e dell'[[Ovest]] trovò il proprio leader in [[Andrew Jackson]], che nel [[1828]] pose la propria candidatura autonoma alle elezioni presidenziali (da lui vinte).
 
== Dalla nascita al contrasto Nord-Sud ==
I sostenitori di Jackson diedero quindi vita all'attuale Partito Democratico, che continuava ad essere il partito tanto dei coltivatori indipendenti dei nuovi stati dell'Ovest, quanto dei ricchi latifondisti del Sud, avversando comunque sia il [[capitalismo]] finanziario che l'[[industrializzazione]], rappresentati dal nuovo [[Partito Repubblicano Nazionale]] (la ex "ala [[destra (politica)|destra]]" dei democratico-repubblicani). Non mancava comunque una componente operaia nelle città del Nord, sempre in contrasto con lo strapotere dell'alta borghesia.
 
Peraltro lo stile di Jackson, una volta rieletto Presidente nel [[1832]], divenne sempre meno rispettoso di quei "diritti degli Stati" per difendere i quali il partito era sorto, portando alcuni democratici a unirsi ai repubblicani nazionali nel [[Partito Whig]].
 
Negli anni successivi i due partiti si alternarono al governo mentre la questione della schiavitù creava divisioni sempre più forti, tanto che l'ala antischiavista (nordista) dei democratici provocò una scissione dando vita al Partito del Suolo Libero ([[Free Soil Party]]).
 
== La guerra di Secessione ==
Nel [[1854]] sulle ceneri del Partito Whig nacque il moderno Partito Repubblicano, con un programma apertamente e risolutamente antischiavista. Mentre il Paese marciava verso la [[guerra civile]], i democratici si spaccarono tra sudisti, difensori intransigenti dell'economia schiavistica, e nordisti, non antischiavisti ma disponibili a compromessi soprattutto sull'assetto da dare ai nuovi Stati che sarebbero nati all'Ovest.
 
La presenza di due diversi candidati per i democratici favorì il successo del candidato repubblicano [[Lincoln]] alle presidenziali del 1860, senza praticamente ottenere voti negli Stati del Sud: la guerra fu a questo punto inevitabile.
La presenza di due diversi candidati per i democratici favorì il successo del candidato repubblicano [[Abramo Lincoln]] alle presidenziali del [[1860]], senza praticamente ottenere voti negli Stati del Sud: la [[guerra di secessione americana|guerra]] fu a questo punto inevitabile.

Durante la guerra, nel Nord il Partito si divise tra "pacifisti" e sostenitori della guerra contro il Sud, che accettarono di appoggiare Lincoln: tra questi [[Andrew Johnson]], che fu vicepresidente e succedette a Lincoln dopo la sua morte ([[1865]]). Nell'immediato dopoguerra, comunque, la vita politica degli Stati Uniti fu monopolizzata dai repubblicani, che sospesero temporaneamente dall'Unione alcuni Stati del Sud e ammisero al voto gli ex schiavi di colore, per cui il Partito Democratico fu per qualche tempo fuori gioco.
 
Quando però l'occupazione militare del Sud terminò, e la [[segregazione razziale]] venne nuovamente introdotta, negli ex Stati Confederali il predominio dei democratici fu assoluto: il partito divenne quindi il partito [[razzismo|razzista]] per eccellenza.
 
== La rinascita dei democratici ==
Negli anni 80Ottanta dell'Ottocento il Partito aumentò i propri voti grazie all'apporto di gruppi eterogenei, dal Sud al West, fino a gruppi operai nelle città industriali del Nord. nelNel [[1884]], per la prima volta dopo 30 trent'anni, un democratico ottenne la presidenza. In questo periodo la principale causa di contrasto tra i due partiti fu data dal tema del [[protezionismo]], che i democratici avversavano. In questo periodo, comunque, i democratici erano dominati dalla loro ala più conservatrice.
 
== L'era di Wilson ==
A partire dal [[1896]] comincia un periodo nuovo nella storia politica degli Stati Uniti, in quanto la Presidenza fu mantenuta ininterrottamente dai repubblicani, eccettuata l'epoca di [[Woodrow Wilson]].
 
In questo periodo infatti l'enorme successo dell'industrializzaioneindustrializzazione, che si espanse sempre più da Est a Ovest favorì il Partito Repubblicano che dell'industria era sempre stato sostenitore: uno Stato come la [[California]], ad esempio, divenne stabilmente Repubblicano.
Proprio questa modernizzazione, però, favorì la vittoria di Wilson, in quanto, in occasione delle elezioni presidenziali del 1912 l'ala di sinistra dei repubblicani costituì il Partito Progressista, candidando il popolare ex presidente Theodore Roosevelt, che ottenne più voti del candidato ufficiale repubblicano. Di conseguenza i democratici, mantenendo compatto il proprio voto, riottennero la presidenza. Wilson era un conservatore che fece però passare leggi progressiste, come quella sull'antitrust e la riforma costituzionale che diede il voto alle donne; naturalmente non fece nulla per i diritti dei neri, data la posizione del suo Partito.
 
Wilson è ben noto per la sua decisione di far partecipare gli USA alla [[Prima Guerra Mondiale]] e per i suoi "Dodici Punti" con cui proponeva una sistemazione del dopoguerra che tenesse conto del diritto di ogni popolo all'autodeterminazione. Non riuscì, peraltro, a convincere il Congresso ad approvare l'adesione degli Stati Uniti alla [[Società delle Nazioni]] appena costituita. Dopo la sua seconda presidenza, nel 1920 il predominio repubblicano riprese.
Proprio questa modernizzazione, però, favorì la vittoria di Wilson, in quanto, in occasione delle [[elezioni presidenziali statunitensi del 1912|elezioni presidenziali del 1912]] l'ala di [[sinistra (politica)|sinistra]] dei repubblicani costituì il [[Partito Progressista]], candidando il popolare ex presidente Theodore Roosevelt, che ottenne più voti del candidato ufficiale repubblicano.
 
Proprio questa modernizzazione, però, favorì la vittoria di Wilson, in quanto, in occasione delle elezioni presidenziali del 1912 l'ala di sinistra dei repubblicani costituì il Partito Progressista, candidando il popolare ex presidente Theodore Roosevelt, che ottenne più voti del candidato ufficiale repubblicano. Di conseguenza i democratici, mantenendo compatto il proprio voto, riottennero la presidenza. Wilson era un conservatore che fece però passare leggi progressiste, come quella sull'antitrust e la riforma costituzionale che diede il voto alle donne; naturalmente non fece nulla per i diritti dei neri, data la posizione del suo Partito.
 
Wilson è ben noto per la sua decisione di far partecipare gli USA alla [[Prima Guerra Mondiale]] e per i suoi "Dodici Punti" con cui proponeva una sistemazione del dopoguerra che tenesse conto del diritto di ogni popolo all'autodeterminazione. Non riuscì, peraltro, a convincere il Congresso ad approvare l'adesione degli Stati Uniti alla [[Società delle Nazioni]] appena costituita. Dopo la sua seconda presidenza, nel [[1920]] il predominio repubblicano riprese.
 
== Franklin Delano Roosevelt ==
La crisi del [[1929]] fu l'evento epocale che trasformò completamente la vita politica americana, e lo stesso Partito Democratico. L'elezione di [[Franklin Delano Roosevelt]] (lontano parente di Theodore) nel [[1932]], e la sua politica del [[New Deal]] trasformarono i democratici nel partito "di sinistra" degli Stati Uniti, cosa che fino a quel momento certo non erano, se non per pochi aspetti.
 
Naturalmente l'ala più conservatrice del partito cercò di contrattaccare, ma le condizioni economiche del Paese in quegli anni rendevano popolare presso strati sociali amplissimi la politica di Roosevelt basata sull'aumento della spesa pubblica.
 
Dopo il [[1934]] Roosevelt accentuò la componente di sinistra della sua politica e da quel momento il Partito Democratico si legò definitivamente ai sindacati e a gruppi sociali svantaggiati come gli Ebrei e gli stessi afro-americani, che fino a quel momento votavano (se votavano) per i repubblicani.
 
Nel Congresso, però, molti Democratici più conservatori, soprattutto del Sud, finirono con l'allearsi ai Repubblicani per bloccare le riforme più coraggiose di Roosevelt; negli Stati Uniti, infatti, la "disciplina di partito" è molto più debole che nei parlamenti europei. Da allora, il binomio presidente progressista - Congresso conservatore rimase una costante della politica americana.
 
Comunque è dalla presidenza Roosevelt che il Partito Democratico è divenuto il partito della spesa pubblica e della protezione dei diritti civili delle minoranze, oltre che dei ceti intellettuali.
 
== Il dopoguerra ==
Dopo la morte di Roosevelt nel [[1945]], la presidenza toccò al Vice-Presidente [[Hanry Truman]], la cui politica anticomunista provocò la scissione di un nuovo Partito Progressista, che non ebbe però grande successo. I Democratici persero comunque le elezioni al Congresso del [[1946]].
 
Nel [[1948]] Truman fu eletto alla presidenza nonostante la temporanea scissione dei Democartici del Sud, con il Partito Democratico per i Diritti degli Stati, riproponendo poi una linea politica analoga a quella di Roosevelt per quanto riguardava la politica interna, ancora una volta contrastata dal Congresso.
Nel 1952 i Repubblicani candidarono con successo un eroe di guerra, l'ex Generale [[Eisenhower]], ma i Democratici mantennero il controllo del Congresso, che avevano riconquistato nel 1948, in un quadro di sostanziale collaborazione "bipartisan".
 
Nel 1960 il Partito Democratico riconquistò la Presidenza con [[John F. Kennedy]], che inaugurò una politica di fermezza, ma anche piuttosto flessibile, nei confronti dell'Unione Sovietica, e di appoggio al movimento per i diritti civili all'interno, seguita ancor più decisamente, dopo la sua morte in un attentato, dal suo successore [[Lyndon Johnson]], che nel 1964 pose in pratica fine alla segregazione razziale legale negli Stati del Sud.
Nel [[1952]] i Repubblicani candidarono con successo un eroe di guerra, l'ex Generale [[Eisenhower]], ma i Democratici mantennero il controllo del Congresso, che avevano riconquistato nel 1948, in un quadro di sostanziale collaborazione "bipartisan".
 
Nel 1960 il Partito Democratico riconquistò la Presidenza con [[John F. Kennedy]], che inaugurò una politica di fermezza, ma anche piuttosto flessibile, nei confronti dell'[[Unione Sovietica]], e di appoggio al movimento per i diritti civili all'interno, seguita ancor più decisamente, dopo la sua morte in un attentato, dal suo successore [[Lyndon Johnson]], che nel 1964 pose in pratica fine alla segregazione razziale legale negli Stati del Sud.
 
== La trasformazione del Partito ==
L'avvicinamento dei neri al Partito Democratico era incominciato già all'epoca di Roosevelt; questo fatto portò, naturalmente, ad un progressivo abbandono del partito da parte dei Democratici del Sud, i quali però solo negli [[anni 801980|anni Ottanta]] sarebbero passati massicciamente ai Repubblicani.
 
In generale in questo periodo gli abitanti bianchi del Sud continuarono a votare per il Partito Democratico nelle elezioni locali e in quelle per il Congresso, ma ad abbandonare il Partito, o a favore dei Repubblicani o di candidati sudisti indipendenti, nelle presidenziali.
 
Il Partito si spaccò però ancor più gravemente in seguito alla politica di Johnson di intervento in [[guerra del Vietnam|Vietnam]], tanto da spingerlo ad abbandonare l'idea di ricandidarsi. Il candidato che avrebbe potuto ricompattare il Partito, [[Robert Kennedy]], fratello dell'ex Presidente, fu a sua volta assassinato. Le elezioni del 1968 furono quindi vinte dal repubblicano [[Richard Nixon]], anche a causa della nuova scissione di una parte dei Democratici del Sud, che diedero vita al Partito Indipendente Americano.
 
La base elettorale dei Democratici si spostò sempre più verso il Nord.
 
== Da Carter a Clinton ==
Negli anni di Nixon, il Partito Democratico, pur avendo perso la Presidenza, mantenne un saldo controllo sul Congresso, dove i sudisti mantenevano la loro autonomia rispetto alla leadership "liberal" del partito.
 
Peraltro fu paradossalmenteparaddosalmente un democratico sudista, ma sostenitore dei diritti civili, [[Jimmy Carter]], a divenire Presidente nel [[1976]], grazie allo scandalo [[Watergate]] che aveva funestato la seconda presidenza Nixon.
La politica di Carter fu a sostegno dei diritti civili all'interno ma anche all'estero, dove si presentò come mediatore in numerose crisi internazionali, mentre in politica economica fu di fatto l'anticipatore della linea economca più liberista di Reagan.
 
I suoi insuccessi in politica estera (Iran e Afghanistan) favorirono però la vittoria del suo avversario repubblicano nel 1980. Negli anni Ottanta, in effetti, i Democratici persero tutte le elezioni presidenziali, e molti loro elettori votarono per i Repubblicani (i cosiddetti "Democratici di Reagan", che continuavano a sostenere il Partito al Congresso).
La politica di Carter fu a sostegno dei diritti civili all'interno ma anche all'estero, dove si presentò come mediatore in numerose crisi internazionali, mentre in politica economica fu di fatto l'anticipatore della linea economcaeconimca più liberista di [[Ronald Reagan]].
 
I suoi insuccessi in politica estera ([[Iran]] e [[Afghanistan]]) favorirono però la vittoria del suo avversario repubblicano nel [[1980]]. Negli anni Ottanta, in effetti, i Democratici persero tutte le elezioni presidenziali, e molti loro elettori votarono per i Repubblicani (i cosiddetti "''Democratici di Reagan''", che continuavano a sostenere il Partito al Congresso).
 
Di fatto molti programmi di assistenza sociale furono mantenuti in vita, nonostante l'abbassamento delle tasse, provocando così un forte aumento del deficit. In politica estera invece la linea dei Democratici non era molto diversa da quella reaganiana, se non per lo stile meno aggressivo.
È a questo punto che il Partito si sposta più al centro divenendo ancor più di prima un [[partito "pigliatutto"]].
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== L'era Clinton ==
 
Nel [[1992]], dopo 16 anni, gli Stati Uniti hanno eletto un nuovo Presidente democratico: [[Bill Clinton]]. In sintonia con la nuova impostazione centrista del Partito, Clinton ha contenuto la spesa pubblica, e sotto di lui gli USA hanno conosciuto una delle fasi di maggior crescita economica della loro storia, mentre in politica estera ha scelto una linea di intervento, sia diplomatico sia armato, anche in aree non considerate vitali per gli interessi del suo Paese (come in Jugoslavia).
 
Del resto Clinton ha dovuto fare i conti con una maggioranza repubblicana alla Camera e al Senato, mentre forze tradizionalmente democratiche come i sindacati hanno perso sempre più peso nel Paese.
In effetti, una delle caratteristiche più evidenti nella situazione politica degli Stati Uniti in questi anni è un generale calo della partecipazione dei cittadini alle urne e un peso determinante della capacità di raccogliere fondi da parte di partiti e uomini politici, fattori che hanno spiazzato l'ala più di sinistra del Partito.
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Nel 2000, i Democratici hanno candidato l'ex vice di Clinton [[Al Gore]], contro il repubblicano [[George W. Bush]]. Gore è stato sconfitto, in parte per il relativo successo del candidato dei Verdi [[Ralph Nader]], in parte per le regole elettorali che lo hanno beffato nonostante avesse ottenuto più voti dell'avversario, e che hanno provocato molte polemiche.
 
Dopo questa sconfitta sul filo di lana, i Democratici hanno faticato a riprendersi, anche per il nuovo clima creato dagli attentati dell'[[11 settembre]], che hanno favorito il compattarsi dell'opinione pubblica intorno al Presidente Bush. Solo dopo alcuni anni i Democratici hanno fatto sentire la loro voce critica su certi aspetti della cosiddetta "guerra al terrorismo" di Bush, oltre che sulla politica economica, soprattutto per l'aumento della disoccupazione e il drastico peggioramento del deficit. Comunque, anche il candidato del [[2004]] [[John Kerry]] è stato battuto nella corsa alla Presidenza. Attualmente, il Partito Democratico non ha ancora trovato una alternativa forte alle politiche repubblicane sia in economia che nelle grandi questioni internazionali.
 
Da notare che in [[Italia]] alcuni esponenti politici del centro sinistra considerano il Partito Democratico degli Stati Uniti un modello d'ispirazione per il partito unitario che desiderano avviare.