Enzo Jannacci: differenze tra le versioni
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Enzo Jannacci torna alla ribalta due anni dopo con un nuovo album, realizzato con la solita collaborazione di Fo e insieme a [[Fiorenzo Fiorentini]]: ''[[Vengo anch'io. No, tu no]]'', trainato dall'omonimo singolo, diventa in breve tempo campione di vendite e balza in cima alle classifiche italiane, ed il brano giunge addirittura al primo posto dell'hit parade di [[Lelio Luttazzi]]. Il cantautore riscuote improvvisamente un grande seguito, che gli vale la partecipazione a diversi show televisivi, come ''[[Quelli della domenica]]'', iniziato il [[4 febbraio]], in compagnia di alcuni amici collegati all'ambiente del Derby ([[Cochi e Renato]], [[Bruno Lauzi]], [[Lino Toffolo]] e [[Felice Andreasi]] in primis).
Jannacci non paga lo scotto di essere un "novellino" davanti alle telecamere, dimostrando di sapere calcare nel migliore dei modi i palchi televisivi come quelli del teatro, solitamente a lui più confacenti. Gli apprezzamenti della critica arrivano anche con ''[[Ho visto un re]]'', brano cantato insieme a Fo e ad un coro di accompagnamento: il pezzo appare al primo ascolto ironico e nonsense, ma in realtà è infuso di metafore a sfondo politico. Non a caso, diventa uno dei brani simboli del [[1968|'68]], amato proprio per la sua apparente innocenza che nasconde una graffiante satira sociale. Questa caratteristica è ravvisabile anche nella canzone più celebre dell'album, la già citata ''Vengo anch'io. No, tu no'', il cui exploit è certamente dovuto all'apparente semplicità ed orecchiabilità del testo ed in particolare del ritornello: in realtà, la definizione di "canzoncina" che le viene solitamente attribuita è molto riduttiva.
[[File:Jannacci, Ric & Gian.JPG|thumb|left|230px|Enzo Jannacci (al centro) insieme al duo comico [[Ric e Gian]] nel [[1969]].]]
Infatti, come sottolineato dal critico musicale [[Gianfranco Manfredi]], colui che pronuncia la ricorrente domanda «Vengo anch'io?» e che viene respinto dagli altri con un eloquente quanto significativo «No, tu no», simboleggia il tipico personaggio che, secondo l'immaginario collettivo, cerca ad ogni costo di non sentirsi escluso dal gruppo di amici a cui si riconduce, chiedendo di poterci essere -qualunque sia il progetto e l'intenzione della massa- come tutti gli altri. Ma le altre persone lo respingono solo per il gusto di vedere qualcuno nel ruolo dell'emarginato, di quello «di cui si deve ridere ma che non deve ridere».
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