Parco nazionale del Gran Paradiso: differenze tra le versioni

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== Fauna ==
[[File:2006-08-06 31.jpg|thumb|230px|Due esemplari di [[stambecco]].]]
L'animale simbolo del parco è lo [[Capra ibex|stambecco]] presente in circa 35002500 unità. Il maschio adulto può pesare dai 90 ai 120 kg mentre le corna possono arrivare anche a 100 cm. La femmina, più piccola, ha delle corna più lisce lunghe appena 30 cm. I branchi sono composti da soli maschi oppure da femmine e cuccioli. I maschi anziani vivono isolati. Il periodo degli amori coincide con i mesi di novembre e dicembre; in questo periodo gli stambecchi maschi che hanno raggiunto la piena maturità sessuale si battono tra di loro squarciando il silenzio dei valloni con l'inconfondibile rumore delle cornate udibile anche dal fondovalle. La femmina rimane fertile per pochi giorni. La gravidanza dura sei mesi. A primavera inoltrata, la stambecca si ritira su qualche cengia isolata dove darà alla luce (maggio, giugno) un piccolo, talvolta due. Lo stambecco ha un carattere mite ed imperturbabile e si lascia facilmente osservare dall'uomo.<br />
 
Il [[camoscio]], invece, è diffidente, elegante nei suoi balzi, veloce e scattante. Di dimensioni minori (massimo 45-50 kg), se ne contano oltre 70008000 esemplari. Le sue corna, non imponenti come quelle dello stambecco, sono sottili e leggermente uncinate. Questo ungulato non è più in pericolo di estinzione in quanto l'assoluta mancanza di [[predazione|predatori]] naturali ne ha favorito la crescita numerica e l'eccessiva colonizzazione del territorio (durante l'inverno scendono a valle danneggiando il sottobosco, attraversano le strade asfaltate, arrivano a cercare il cibo a pochi metri dalle case) tanto da rendere necessarie, a volte, delle azioni di caccia selettiva per ridurne il numero.<br />
 
Il parco, in passato, non era un ecosistema perfetto. I predatori naturali erano del tutto assenti: l'[[orso]] e il [[lupo]] estinti da secoli, gli altri sono perseguitati ai tempi della riserva. Il compito delle Reali Cacciatori Guardie era quello di proteggere la selvaggina non solo dai bracconieri ma anche dagli animali ritenuti nocivi e il re ricompensava con laute mance l'abbattimento di una [[lince]], di un [[gipeto]], di una [[Vulpes vulpes|volpe]] o di un'[[aquila]]. Si giunse così, all'incirca nel 1912-13, all'estinzione della lince europea e del gipeto barbuto; oggi, grazie a ripopolamenti e attività costanti, si contano circa 21 coppie di aquile mentre molto presente resta la volpe. Negli ultimi anni si è cercato di reintrodurre la lince. Inoltre, è stato anche reintrodotto il gipeto, che ora può contare di qualchecirca individuo7 che può tentare di fare aumentare la specie(nel 2011 è nato il primo cucciolo di gipeto da quasi 100 anni e anche se purtroppo non ce l'ha fatta a superare l'inverno è comunque un evento molto importante)individui.Il [[lupo]], in aumento in Italia, risalendo l'[[Appennino]], è tornato a farsi vedere nel Parco negli ultimi anni e conta oggi 6-7 esemplari, si tratta di un branco familiare di 5-6 esemplari tra la Valsavarenche, la Val di Rhêmes e la Valgrisenche ed un lupo solitario in Val di Cogne<ref> Fonte: http://www.pngp.it/documenti/Riviste/VOCI_02_2008_web.pdf </ref>.<br />
Un altro mammifero molto diffuso nel parco è la [[marmotta]] (se ne contano circa 6000 unità). Vive in tane sotterranee con diversi cunicoli come vie d'uscita. Predilige le praterie e le poche aree pianeggianti (numerosissime al Piano del Nivolet). È un roditore e ai primi freddi cade in un profondo letargo che dura quasi sei mesi. Inconfondibile il suo verso: un fischio che la marmotta "sentinella" emette, drizzandosi in verticale, quando avvista un pericolo o un animale estraneo al suo ambiente seguito dal repentino fuggi fuggi degli altri componenti del branco.